Capitolo 27

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28 marzo 2013

Ore 0.57

Ormai parecchia gente si era riversata nelle strade attorno alla segheria. Il grande edificio stava andando in fiamme e sputava fuoco da ogni finestra. Il portone era scardinato e cadeva a pezzi. Dall'interno due lame rosse uscivano come lunghe braccia alle cui estremità due mani incandescenti parevano voler catturare e portare via le persone più vicine. Gli effettivi che erano stati chiamati mentre sonnecchiavano durante il turno di notte alla stazione dei pompieri, insieme ai volontari, avevano un bel da fare per tenere a bada il capannello di curiosi che si era avvicinato e nel contempo tentare di spegnere le fiamme con la scarsa forza dell'acqua di due autopompe che spruzzavano dai manicotti a pieno regime. Qualche volante della polizia si era recata sul posto e aiutava a mantenere l'ordine. Intanto la folla aumentava con gli occhi incuriositi, puntati verso l'incendio.

«Indietro, indietro!» tuonava Joseph Rosenberg, il vecchio capo dei pompieri. «State indietro ragazzi. Gli idranti più su, più in alto!» gridava, dimenandosi, come se fosse stato tarantolato.

Un agente di polizia si avvicinò a Rosenberg, domandandogli se avesse bisogno di aiuto e l'uomo vestito con la tuta ignifuga, per sovrastare lo scoppiettare del fuoco, gridò: «Porta birra e crauti!»

«Come?»

«Falli indietreggiare se non vogliono cuocersi come würstel!»

«D'accordo!» rispose il poliziotto.

Rosenberg sbottò qualcosa e tornò a concentrarsi sull'incendio, ricominciando a dare indicazioni da ogni parte ai suoi uomini con gesti convulsi delle mani. Con la coda dell'occhio vide un furgone bianco con una scritta blu che si avvicinava, poi notò la parabola sul tetto del furgone e quando il mezzo si arrestò, scesero tre persone con telecamera, microfono e macchine fotografiche. "Dannati giornalisti."

Improvvisamente ci fu un'esplosione assordante: il cielo s'imbiancò e il riverbero della sagoma della segheria s'intravide ancora per un istante, poi alcuni oggetti salirono in cielo disegnando delle traiettorie paraboliche.

Rosenberg che si era gettato a terra, udì alcuni ragazzi che urlavano e quando alzò gli occhi al cielo, riuscì appena a distinguere qualcosa che gli stava cascando addosso.

Il poliziotto che prima gli aveva chiesto se avesse bisogno di aiuto, si avventò su di lui, lo afferrò per le braccia e lo trascinò lontano mentre l'oggetto, che poi si rivelò essere un bidone di materiale infiammabile, ricadeva pesantemente al suolo.

Dopo che si riebbe dallo spavento, Rosenberg saltò su e scrutò per qualche istante il poliziotto. Era scosso, lo si vedeva chiaramente, ma annuì e ringraziò l'uomo stringendogli la mano, dopodiché si guardò attorno, assicurandosi che i proiettili scagliati in cielo non avessero fatto vittime e per sua grande fortuna e per i presenti, ognuno era illeso. Gli altri barili che erano crollati a terra, ora rotolavano via scoppiettando allegramente.

«Cristo, quel falò non lo spegniamo più!» brontolò, studiando enigmaticamente le fiamme che ancora avvolgevano e divoravano la segheria. Sospirò, dopodiché si avvicinò all'autopompa più vicina e chiamò via radio la stazione, dove c'era soltanto una persona, ovvero Jonathan Draxler, l'ex capo dei pompieri, ormai malridotto dall'artrite.

«Jonathan, ci sei, passo?» dall'altra parte c'erano soltanto brusii di elettricità statica. «Ehi, Jonathan, rispondi... passo.»

Finalmente un fruscio richiamò all'attenzione Rosenberg. «Joseph, che diavolo sta succedendo, passo?»

«Un inferno, passo.»

Dall'altra parte Draxler volle saperne di più e chiese lumi riguardo alla situazione. Quando Rosenberg ebbe spiegato come stavano le cose, lo sentì mormorare: «Cristo.»

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora