Capitolo 30

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28 marzo 2013

Ore 9.13

Völler osservò Lukas Wolfe uscire dal deposito e sparire nella confusione. Quando lo perse di vista, si tranquillizzò e posò gli occhi sul bicchiere di plastica da cui aveva bevuto il ragazzo.

«Non ho mai visto un tipo più strano di questo qui», commentò Mark. «Perché l'hai lasciato andare? Potevamo tenerlo in stato di fermo, no?»

«Sei certo che sia il colpevole?»

Mark si grattò la testa, pensieroso. «Be', no. Non ne sono certo.»

«Allora meglio lasciarlo andare e tenerlo d'occhio da lontano. Per ora potrebbe essere un sospettato oppure semplicemente un operaio che... si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, come hai detto tu.»

«Certo», sogghignò Bauer. «Come se fosse la prima volta che le mie orecchie sentono un ritornello simile. Ma si può sapere che stai facendo?»

Johann fissò Mark, stralunato. «Possibile che non ci arrivi?»

«Se mi fai partecipe delle tue fantasie feticiste sui bicchieri di plastica...»

«Trovami un sacchetto di plastica per le prove.»

«Che?»

Johann sbuffò. «Ci ha bevuto, santo cielo! Possiamo ottenere il suo DNA da qui. DNA fresco!»

«Lo vuoi confrontare con il sangue?»

«Già, quello che hanno trovato a terra, lontano da tutto il macello.»

«Ma non potevamo confrontarlo con dei campioni presi dal suo armadietto?» commentò Bauer.

«Avremmo potuto trovare qualche contaminazione. Così invece è pulito.»

«Per questo mi hai mandato a prendere il caffè?»

Völler annuì. «Pensavo l'avessi capito.»

Bauer scosse il capo. «Sono stufo di questa storia e vorrei non esserci mai entrato. Se è come per quei serial killer che si vedono nei film... dovremo darci un bel po' da fare e troveremo di certo altre vittime.»

«Speriamo di no», sentenziò Johann.

«Ovvio, lo spero anch'io», concordò il collega. «Ma non possiamo esserne certi. E poi... tu sei ancora convinto che ci sia in giro un lupo telecomandato da un'eminenza grigia che si diverte a spolpare la gente.»

«Non costa niente fare qualche domanda e per essere sicuro che questo Wolfe abbia detto la verità, dovrei controllare un po' in giro, fare delle ricerche. Hai presente il lavoro dello sbirro?»

«Oh, certo, ne ho sentito parlare.»

Uscirono insieme dal deposito e salirono in auto per tornare alla centrale mentre la confusione alle loro spalle e gli schiamazzi si allontanavano. Entrambi rimasero in silenzio lungo il tragitto e quando arrivarono al numero 4 di Heinrich-von-Stephan-Straße, Mark fermò l'auto nel parcheggio e Johann saltò giù, filando spedito verso l'ingresso dell'edificio di metallo e vetri.

«Andiamo a bere un caffè insieme dopo?» gridò Mark, osservando Johann correre via.

«Certo, certo», rispose l'amico agitando un braccio e s'infilò tra le porte scorrevoli.

Attraversò in fretta l'ingresso evitando il viavai di persone, puntò dritto l'ascensore e, immobile di fronte alle porte d'acciaio, attese il tintinnio. Quando i battenti scattarono ai lati, entrò e si accostò al pannello con i pulsanti; una decina di persone salì insieme a lui, riempiendo l'ascensore. Ognuno doveva andare a un piano diverso, mentre Johann doveva scendere nel seminterrato.

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora