Capitolo 28

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28 marzo 2013

Ore 6.23

La polizia e la scientifica arrivarono insieme nel giro di mezz'ora. Il furgone per i rilevamenti fu piazzato a non più di due metri dall'entrata del deposito e fu lasciato di traverso davanti all'ingresso, con il portellone laterale spalancato per far scendere e salire gli agenti. L'unica volante della polizia che arrivò fu una berlina scura con un lampeggiante acceso, piazzato sopra il tettuccio. L'auto si fermò poco distante dal furgone della scientifica e ne scesero Mark Bauer e Johann Völler.

I due s'incamminarono verso la porta e mentre davano un'occhiata in giro, prestavano orecchio alle parole dell'agente di polizia responsabile della scena del crimine, il tale che li aveva chiamati per radio.

«Ho pensato che fosse giusto chiamare voi e la scientifica prima di fare casini.»

Bauer annuì. «Hai fatto bene.»

«Consiglio del capo dei pompieri», ammise, quindi aggiunse: «Mi è venuto in mente il caso cui state lavorando quando ho visto il corpo... o meglio quel che ne resta. Alla centrale non si è parlato d'altro nell'ultimo mese, perciò ho fatto subito due più due, immaginando che potesse trattarsi del vostro... ehm, del vostro assassino.»

«Be', almeno prima facci dare uno sguardo. Così su due piedi non possiamo...», Völler si bloccò notando immediatamente la pozza di sangue, le impronte delle zampe di canide, un femore, due omeri spolpati, un teschio fracassato e...

«Che sono queste?» domandò Bauer, precedendo il pensiero del collega.

Il poliziotto spiegò subito la storia di Rosenberg. «Il capo dei pompieri è entrato qui insieme a un suo uomo e ha trovato...»

«Il corpo?»

«Già», confermò l'altro senza guardare per il ribrezzo. «Solo che ha detto di essere entrato al buio e... di aver urtato qualcosa mentre camminava verso l'interruttore della luce», e mentre lo diceva, l'agente indicò il pulsante in fondo allo stretto corridoio formato dagli armadietti.

«E questo?» chiese Völler. «Non ha visto questo?» Un secondo interruttore, il cui lungo cavo pendeva dal soffitto dentro un tubetto di plastica isolante, era fissato davanti agli armadietti.

«Forse non l'ha visto. Doveva essere buio.»

Bauer grugnì, disapprovando. «Ci faremo raccontare la storia di nuovo prima di saltare a conclusioni affrettate, non trovi Johann?»

«Sicuro.»

Il poliziotto finalmente li lasciò soli, uscendo dal deposito e Mark e Johann si trovarono a dover evitare l'andirivieni degli agenti della scientifica che facevano i rilevamenti. Indietreggiarono e s'infilarono in un altro scomparto, più tranquillo e silenzioso, lasciando i colleghi al loro lavoro.

Johann sbuffò.

«Che hai?» chiese Mark, come se non lo sapesse.

«Hai visto di là, no?»

Bauer ghignò. «Non è un bello spettacolo, lo so, ma è il nostro lavoro.»

«Infatti», biascicò Völler.

«Stessa cosa dell'altra volta?» interloquì Mark dopo qualche minuto di silenzio in cui il collega fissava il pavimento.

Johann annuì. «Però almeno proviamo a riflettere su quello che può essere successo.»

«Troppo presto», replicò Mark. «Siamo appena arrivati.»

«Be', facciamo delle ipotesi e poi quando cominceranno ad arrivare gli operai inizieremo a interrogare i dipendenti, ok?»

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora