Capitolo 32

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28 marzo 2013

Ore 22.20

Stella salì in camera. Non era poi così tardi, eppure a lei sembrava ormai superata quell'ora in cui poteva infilarsi nella stanza di Lukas e restare lì per un po', anche solo per chiacchierare. Aveva una domanda che le ronzava in mente da tutto il pomeriggio, l'aveva cullata a lungo e quando poi l'aveva espressa, suo fratello aveva pensato bene di svicolare e correre a prendere la mamma al supermarket. Ora però Stella era tentata, davvero desiderosa di domandare di nuovo a Lukas, di sapere cosa gli frullasse in testa ogni volta che si parlava di lei.

Si avvicinò alla porta senza fare rumore. Sua madre era di sotto a guardare la TV a volume piuttosto basso, ma sufficiente a coprire i passi felpati di Stella che appoggiava delicatamente i piedi nudi sul parquet usurato. Evitò con cura la seconda lastra sulla sinistra che scricchiolava sotto il peso di chi ci passava e si avvicinò alla porta. Abbassò lentamente la maniglia e trovò suo fratello, seduto alla scrivania che navigava su internet con il portatile acquistato qualche anno prima a una svendita dei grandi magazzini. C'era una musica soffusa che usciva dalla radio, un suono di tromba e una batteria che ritmava la canzone: probabilmente era Miles Davis. Negli ultimi giorni Lukas aveva ripreso ad ascoltare vecchi CD che erano rimasti ammonticchiati per anni su una delle mensole della sua camera.

«Non si bussa?» borbottò lui, senza neppure voltarsi a vedere chi fosse.

Stella fissò le ampie spalle che coprivano quasi totalmente il computer sulla scrivania e rimase in silenzio per qualche secondo.

Lukas stava leggendo qualcosa, ma da quella distanza non riusciva a capire di cosa si trattasse. Finalmente vide che chiudeva la pagina internet e spegneva il portatile. Infine si voltò.

«Allora», ripeté con un sospiro e un mezzo ghigno. «Non si usa più bussare prima di entrare in una stanza?»

«Tu non lo fai mai», replicò Stella con un'alzata di spalle.

Lukas scosse il capo e rise. «Cosa c'è?»

«Niente.»

«Niente», ripeté Lukas, fissando sua sorella nella semioscurità. Aveva i capelli leggermente scompigliati e indossava un pigiama piuttosto largo, tutto rosa, decorato con dei coniglietti di playboy. L'aveva acquistato insieme alla sua amica del cuore, Alex, qualche mese prima in vista dei grandi freddi e ora se lo godeva da Natale. La carnagione chiara dei piedi nudi risaltava sul parquet scuro.

Lukas continuò a osservare Stella. «Cos'hai bisogno?»

Ancora Stella fece spallucce e rispose semplicemente: «Volevo restare un po' qui. Non si può?»

Il fratello annuì e Stella andò a sedersi sul letto, rannicchiandosi sotto il piumone.

«Cos'hai fatto oggi a scuola?» chiese Lukas e mentre parlava allungò la mano verso l'interruttore della luce e spense la luce, quindi accese la piccola lampada da scrivania rimanendo nel fascio giallognolo di luce.

«Le solite cose», replicò sbrigativa sua sorella.

Lui ridacchiò. «Sempre la solita risposta.»

Stella restò in silenzio: non replicò alla frecciatina di Lukas, ma moriva dalla voglia di fare anche lei quella domanda che le tamburellava nella testa. Si torturò le dita per diversi istanti e infine si lasciò sfuggire: «Tu detesti Ed?»

«Il piovrone?»

Stella annuì.

Lukas sbuffò e alzò gli occhi al cielo. «Cristo, Stella, ti metteva le mani addosso! Secondo te cos'avrei dovuto fare? Dargli una mano?»

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora