25 maggio 2013
Ore 21.35
Stella era in piedi, immobile, nel giardino dietro casa. Fissava le sagome minacciose dei grandi abeti della foresta che oscillavano, sospinti dal vento e si aspettò da un momento all'altro di veder sbucare dalle tenebre il grande lupo nero. Tremava come una foglia, infilata nella polo leggera e nei jeans, provava un gelido senso di impotenza che le attanagliava le ossa, eppure non trovava la forza di muoversi e rientrare.
Non credeva ancora ai propri occhi: forse stava sognando. Dentro la sua mente si materializzò di nuovo il fratello mentre si trasformava. Lei lo stava abbracciando, stava cercando di non farlo scappare e lui, bloccato e rigido come una statua, lentamente aveva mutato la propria forma.
Ricordò la strana sensazione del corpo che aumentava le proprie dimensioni, la pelle liscia delle mani e delle braccia che si ricopriva di pelliccia nera e ispida, il cuore che batteva forte, i muscoli e i tendini contratti. Poi quando aveva aperto gli occhi, erano apparsi i denti aguzzi, le orecchie appuntite, il muso affusolato e gli occhi, quelle iridi chiarissime. E infine la voce, quel ringhio ferino, gutturale e spaventoso che all'improvviso si alzava, diventava acuto e ululava nella notte, in faccia alla luna piena.
Indietreggiò spaventata, provando di nuovo dentro di sé la sensazione che aveva percepito a contatto con la pelliccia della bestia. Ora le sembrava qualcosa di raccapricciante.Ma c'era qualcosa di peggiore che le turbinava nella mente.
«Lukas», mormorò.
Era lui il lupo mannaro di cui i giornali parlavano. Era stato lui a uccidere negli ultimi mesi ed era lui il mostro cui dava la caccia la polizia.
Stella si sentì sopraffatta da quei pensieri.
Com'era possibile che Lukas potesse trasformarsi in un lupo? Non riusciva a spiegarselo. Era... era pura follia. Solo un pazzo le avrebbe creduto se... No, quello non poteva essere suo fratello. Eppure... Quando si era fermato accanto a lei, prima di fuggire, quel mostro enorme le era sembrato un animale, certo, ma un animale con quanto di più umano lei avesse potuto intravedere sotto quella folta pelliccia e le grandi mascelle spalancate, la lingua a penzoloni e le orecchie drizzate.
Che fosse fuggito non significava nulla, rifletté Stella. Dando per scontato che Lukas potesse mutare la proria forma, per quanto assurdo potesse apparirle, bisognava capire perché. Doveva sapere.
"Che diavolo sto dicendo?" si chiese. Affogando in quella situazione che oltrepassava il limite della sua comprensione, la ragazza continuava a guardarsi attorno, in attesa che il lupo tornasse, ma la sola cosa che rimase a scrutare furono le grandi impronte nell'erba.
Improvvisamente udì qualcosa, un rametto spezzato forse, e si volse di scatto senza poter a vedere nessuno. Il vento sibilava maligno tra le fronde degli alberi e Stella percepì la paura aumentare. "Non mi farà del male", si ripeté. "È mio fratello, qualsiasi cosa gli sia successa. Non mi farà del male."
Avanzò di pochi passi, avvicinandosi alla lunga e severa linea di alberi che correva lungo il perimetro della foresta e la superò. Proseguì per alcuni metri, lasciandosi indietro la casa e più si addentrava nel buio, più sentiva il coraggio che le era nato poco prima, morire come un fuoco di paglia.
Si fermò appoggiandosi al tronco umido e rugoso di un albero e si guardò attorno, terrorizzata. Non aveva mai creduto che entrare di notte nella foresta potesse spaventarla fino a quel punto.
"Non mi farà del male", si ripeté ancora.
Immersa nell'oscurità, ascoltò la voce tetra della macchia. Avanzò ancora, sospinta dalla voglia di vedere la bestia. Sapeva che si sarebbe persa se non si rimasta vicino al perimetro della foresta, eppure non si fermò.
Mentre si addentrava, vedeva strane forme, illuminate dai bianchi raggi lunari che penetravano le fronde e parevano grandi mostri pronti a spiccare un balzo e a divorarla.
All'improvviso sentì qualcosa muoversi alle proprie spalle e si voltò indietro. Non c'era nulla, eppure le parve che l'oscurità stessa si muovesse sinousamente e le si attorcigliasse attorno fino a ingoiarla. «Lukas?» gridò, la voce tremula e spaventata. «Sei tu?»
Non venne alcuna risposta.
«Lukas, per favore...», sussurrò, con le lacrime agli occhi. Dalle viscere emerse un dolore pulsante, come un coltello che si rigirava nella carne. «Non farmi del male, ti prego.»
Di nuovo il sibilo e la foresta si mosse in armonia.
Stella provò di nuovo l'impressione che le lunghe e ossute mani oscure della notte saltassero fuori da ogni parte per afferrarla.
Indietreggiò, poi inciampò e cadde a terra, affondando le mani nel terriccio umido, ricoperto di foglie e aghi. Si rialzò in fretta e scappò via, senza guardarsi indietro, sentendo le lacrime che le solcavano il volto e il respiro che le veniva meno. Il cuore stava per esploderle nel petto, i polmoni bruciavano, la vista era annebbiata e confusa e le gambe si facevano molli. Poi, il terrore, perché qualcosa la inseguiva, qualcosa di grosso e minaccioso.
Continuò a correre, sperando tornare indietro e di rifugiarsi in casa, ma quel mostro nero lei lo sentiva sempre più vicino. L'avrebbe agguantata, si disse.
Dentro quel dedalo di sentieri invisibili, rischiò di scontrarsi con i tronchi degli alberi e di cadere ancora a terra. La foresta sembrava non finire mai e la ragazza credette di essersi persa.
Poi di colpo, vide un barbaglio di luce gialla: la luce dietro casa!
Raccolse tutte le proprie forze, si sforzò di non farsi prendere nuovamente dal panico e sgattaiolò fuori dalla foresta, arrancando per gli ultimi metri, infine corse verso la casa, ma quando fu a pochi passi dal vialetto, si fermò e si guardò alle spalle.
Studiò con attenzione il paesaggio. Non c'era nulla. Stava per lasciarsi vincere dal pensiero che fosse stato tutto un sogno, lì dentro, ma quando si toccò la guancia, sentì qualcosa di liquido e caldo che scendeva sulla pelle. Si portò le dita davanti agli occhi e vide che era sangue.
Era tutto vero. «È tutto vero», ripeté a se stessa. Suo padre, Konstantin, era tornato davvero e ancora una volta, aveva mostrato a lei e a sua madre la sua parte peggiore di padre e marito. E Lukas... Lukas era il mostro di cui tutti parlavano. Lukas aveva ucciso e forse l'avrebbe fatto anche quella notte. Ma, Stella pensò che se il lupo avesse ucciso Voigt, se Lukas fosse tornato, se quell'incubo non si fosse più ripetuto, se il mostro dentro il cuore di suo fratello non avesse più trovato la strada per uscire dal labirinto, forse sarebbe ridiventato tutto normale.
Rientrò in casa tremando più di prima e passando per l'anticamera, si vide riflessa nello specchio sopra la cassapanca. Aveva un aspetto terribile: era infreddolita, sudata e aveva un sottile graffio sullo zigomo. I capelli erano scompigliati, i vestiti sporchi di terra. Lentamente risalì le scale fino al piano superiore.
Margit era ancora chiusa in camera e quando udì i deboli passi di sua figlia sulle scale, si affacciò e la vide che attraversava il pianerottolo senza dire una parola.
«Stella?» la chiamò lei. «Dov'è Lukas?»
La ragazza non rispose subito. Non sapeva che dire. Non voleva mentire, ma aveva paura a rivelare la verità alla madre. Temporeggiò, torturandosi le dita sudate e sporche. «Non lo so.»
Silenziosamente sgattaiolò nella camera del fratello, si spogliò, si lasciò cadere sul letto e afferrò cuscino e piumone, stringendoli forte a sé. Poi di nuovo le lacrime presero a scenderle dagli occhi.
«Lukas, torna da me», singhiozzò. «Se te ne vai, a me chi ci pensa?»
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E le tenebre scesero sopra Friburgo
Про оборотнейNella cittadina di Friburgo in Brisgovia, ai margini della Foresta Nera, improvvisamente un misterioso animale all'assalto inizia la sua carneficina, mese dopo mese. Nessuno crede più alla favola del lupo cattivo, eppure pare che questa volta, a fur...