25 maggio 2013
Ore19.55
Scolata l'ennesima birra, dopo aver svuotato anche la mezza bottiglia di whiskey che teneva nel cruscotto per le notti fredde, vide le luci accese all'ingresso della casa al numero 40, la porta che si apriva e il ragazzo che usciva, infilato in un pesante giaccone. Il giovane alzava lo sguardo al cielo che si era ormai fatto scuro e alla luna piena, ancora nascosta dietro la coltre di nubi, infine saliva sul Volkeswagen nel vialetto e se ne andava.
L'uomo a bordo del veicolo che aveva ormai i finestrini appannati, sospirò e gettò sul sedile posteriore la lattina di birra vuota, seguì con lo sguardo nello specchietto laterale il pick-up che scendeva dalla discesa di Wintererstraße, quindi quando l'ebbe visto scomparire oltre gli scheletri spettrali degli alberi, saltò giù dal camioncino e annusò l'aria con avidità.
L'unica idea che gli frullava in testa era di attraversare la piazzola, risalire il vialetto, bussare alla casa da cui era uscito il ragazzo, attendere che gli aprissero, dopodiché entrare e fare ciò che più desiderava. Aveva atteso fin troppo girovagando per le strade di Friburgo, perdendo tempo e soldi, solo per esaudire un desiderio covato nel cuore da anni e per soddisfare quel capriccio, nato pochi giorni prima, era disposto a tutto.
Sorrise e mosse un passo. Scese dal marciapiede. Com'era semplice! La casa era a pochi metri da lui. La poteva quasi toccare con la punta delle dita, eppure con le lunghe grinfie dell'immaginazione, quell'edificio era già stato afferrato e distrutto, ridotto in polvere.
Avanzò ancora e percepì l'eccitazione aumentare dentro il corpo, il cuore che batteva più velocemente, le pupille dilatate, la lingua che languiva in bocca, le ghiandole salivari secernenti il loro liquido denso e trasparente.
Poi all'improvviso l'uomo si arrestò a un paio di metri dal furgone alle sue spalle. Era scoperto, sotto la luce del lampione e non si sentiva sicuro. Le sue orecchie lo avvertivano che qualcuno, stava svoltando in Wintererstraße e stava risalendo la via proprio in quell'istante. Apparvero infatti, dopo alcuni secondi, le luci di due fari che illuminavano la strada e il borbottio affannato di una vecchia station wagon sbucò dall'angolo nascosto della via.
L'uomo indietreggiò e tornò a nascondersi all'ombra dei grandi alberi spogli. Frappose fra sé e la strada il grosso tronco di una quercia e continuò a studiare la via osservando la vecchia Opel che parcheggiava di fronte alla casa al numero 40.
C'era un uomo alla guida. Uno sconosciuto. Lui, era la prima volta che lo vedeva da quelle parti. Rimase in attesa e continuò a studiarlo.
Il tizio spense il motore cigolante dell'auto e rimase seduto nell'abitacolo per qualche minuto, aggrappato al volante. Era titubante. Proprio come lui, quel tale pareva essersi recato lì per un motivo importante a giudicare dallo sguardo che gettava all'abitazione. Eppure c'era qualcosa che pareva trattenerlo sul sedile della scassatissima Opel Kadett.
Lo vide mentre si guardava attorno, in cerca di qualcuno, perciò si fece schermo completamente dietro il grosso tronco per tre o quattro secondi in attesa che gli occhi dello sconosciuto passassero oltre. E fu così perché quando lui riemerse, il tizio della Opel non scrutava più nella sua direzione. Notò che afferrava una bottiglia di whiskey in tutto e per tutto simile a quella che lui aveva abbandonato sul sedile del passeggero prima di scendere dal furgone.
Il tizio bevve avidamente le ultime tre dita di liquore ambrato che stavano sul fondo della bottiglia quadrata, dopodiché scese dall'auto e gettò lontano il contenitore di vetro che s'infranse sull'asfalto, in mille pezzi.
A quel punto salì barcollando il vialetto e giunse all'ingresso. Bussò con violenza e attese che qualcuno venisse ad aprire. Solo allora l'uomo dall'altra parte della strada si avvide della grossa chiave che stava nella mano destra dello sconosciuto e che penzolava mollemente lungo un fianco, ondeggiando avanti e indietro oltre la sua figura.
Quell'uomo lo incuriosiva. Voleva vederci chiaro, capire il motivo della sua presenza in quel luogo e cos'avrebbe fatto.
Aprì lo sportello del passeggero e sgattaiolò di nuovo sul furgone, quindi scivolò verso il sedile di guida e abbassò il finestrino appannato per guardare meglio.
Lo sconosciuto bussò una seconda volta e infine la luce sul pianerottolo si accese. Dall'altra parte apparve una donna che, alla vista dell'uomo ubriaco che barcollava e alzava la voce, si spaventò e indietreggiò. Il tipo imprecò tanto forte che perfino lui, sul furgone, riuscì a udirne le bestemmie. La spinse indietro ed entrò in casa, sbatté la porta e a quel punto l'uomo non riuscì più a vedere nulla. Sospettava come sarebbe andata a finire, ma non desiderava mettersi in mezzo. Sperò solo che quel tale dall'aria trasandata non ci andasse troppo pesante, altrimenti avrebbe dovuto cambiare i propri piani per quella notte.
«Cambiare», sospirò. «Un'altra volta?»
In effetti non ne aveva molta voglia, non anche in quell'occasione. Tuttavia cosa sarebbe accaduto se fosse intervenuto. Dapprima avrebbero saputo di lui, poi avrebbe dovuto giustificare la propria presenza in quel luogo in quel determinato momento e infine, se fosse arrivata la polizia, cosa scontata vista la recente piega che avevano preso gli eventi, avrebbe dovuto spiegarsi anche con loro. E se spiegare a una donna che si trovava lì per caso era forse troppo arduo, far credere la stessa sciocchezza alla polizia gli avrebbe attirato antipatie e sospetti di cui non aveva bisogno.
Mentre rimuginava su quei pensieri, capì che non avrebbe potuto attendere a lungo nascosto nel suo Ford Transit nero e che se fosse arrivato qualcuno, l'avrebbe messo nei guai.
Aspettò qualche altro minuto tenendo costantemente d'occhio l'ingresso della casa su cui aveva posato gli occhi, ma non vide uscire nessuno e tentò di nuovo di convincere se stesso che non poteva sapere cosa stava accadendo oltre quella porta, sebbene nutrisse forti sospetti.
Alla fine, stanco di aspettare, accese il motore del Transit, fece un'inversione a U e seguì la discesa verso la statale, senza voltarsi indietro.
"Non voglio cambiare ancora", ripensò mentre svoltava a destra e prendeva la strada per il centro città. Non mancava molto. Presto sarebbe dovuto tornare. Ma non quella notte. Quella notte sarebbe stato inutile e pericoloso.
«Al diavolo!» disse a voce alta. «Andiamo a mangiarci un boccone prima che sia tardi.»
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E le tenebre scesero sopra Friburgo
WerewolfNella cittadina di Friburgo in Brisgovia, ai margini della Foresta Nera, improvvisamente un misterioso animale all'assalto inizia la sua carneficina, mese dopo mese. Nessuno crede più alla favola del lupo cattivo, eppure pare che questa volta, a fur...