EPILOGO

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21 agosto 2013

Ore 19.35

Il sole toccava ormai l'orizzonte e l'aria era piuttosto calda in quel principio di agosto. La finestra era aperta e dalle tende filtrava qualche ultimo raggio di luce. Era stato un pomeriggio afoso e Stella e Lukas non avevano fatto altro che rimanere sdraiati in camera, lei sul letto, lui sul pavimento, a fissare il soffitto e a parlare.

Era sembrato strano a entrambi restarsene lì fermi, a ricordare, senza fare altro. Le immagini di qualche settimana prima erano ancora vivide nelle loro menti e Lukas ogni tanto sentiva ancora il sapore di ruggine sulla lingua.

Stella alla fine aveva chiesto a Lukas di stendersi sul letto, accanto a lei. Lui l'aveva fatto e lei era rimasta immobile, stringendo soltanto la mano al fratello.

Era ora di cena, ma nessuno di loro aveva voglia di mangiare. Volevano rimanere lì ancora, insieme, a guardare il soffitto e ad ascoltare le loro voci riverberare nell'aria umida della stanza. Poi il tempo passò e il sole continuò a scendere fino a lasciare un debole alone rosa e arancione nel cielo che si scuriva progressivamente.

Lukas respirava tranquillo e pareva rilassato. Aveva chiuso gli occhi ma non lasciava la mano della sorella.

Stella gli scivolò sopra e si accoccolò sul suo ventre, si chinò in avanti e lo guardò in viso. L'espressione severa e dai tratti delicati la rapì. Le sopracciglia scure e sottili che ogni tanto si corrucciavano insieme alla fronte che mostrava qualche ruga, i capelli corti e neri, ormai tagliati da mesi, le labbra appena socchiuse. Non riusciva a guardarlo senza provare quella cosa. Non le importava cos'avrebbe detto la gente. Non poteva amare suo fratello in un modo diverso da quello.

"Non m'importa se è sbagliato", pensò. "Io ho deciso."

Si abbassò sul suo volto, gli accarezzò le guance e appoggiò le sue dolci labbra carnose su quelle di lui. Lo baciò assaporando la sua lingua calda e si lasciò circondare dalle sue braccia. Sentì le mani del fratello che s'infilavano sotto la sua maglietta e salivano lungo la schiena, i polpastrelli che le accarezzavano la pelle e la facevano rabbrividire. Lei gli morse un labbro e percepì l'eccitazione montare quando lui la spogliò e continuò a baciarla.

Erano entrambi nudi, lei sopra e lui sotto. Si guardavano e sorridevano, come due bambini. Lukas le cingeva i fianchi. Stella prese a ondeggiare mentre il piacere aumentava: sentiva suo fratello dentro di lei e capì allora di non aver mai provato nulla di più bello in tutta la vita. Per quel breve momento, nascosti dal mondo intero, potevano essere una cosa sola.

Si amarono a lungo e in silenzio, poi al culmine dell'eccitazione, Lukas scattò verso Stella e l'abbracciò di nuovo. La strinse al petto mentre lei gli piantava le unghie nella carne e graffiava. Si baciarono senza sosta e alla fine crollarono sfiniti sul letto.

Stella scivolò sotto le coperte e si raggomitolò contro un fianco di Lukas. Lui invece, con lo sguardo triste, osservò fuori dalla finestra, attraverso il sottile spiraglio che si formava a metà delle due tende. La sera era ormai scesa e la luna si vedeva nel cielo sempre più buio. E a quel punto ripeté le parole che aveva pronunciato l'ultima volta. «Non manca molto», disse. «Tra poco devo andare.»

«Vorrei essere come te.»

«Io invece spero che tu non lo sarai mai. Questa è una maledizione e non voglio che tu debba conviverci per il resto della vita.»

«Neppure tu l'hai scelto, fratellone.»

Lui sorrise a metà. «Hai ragione sorellina, ma non voglio che tu soffra.»

A quel punto entrambi si alzarono dal letto e si affacciarono alla finestra. Guardarono la foresta immobile e oscura e all'improvviso nella notte risuonò un ululato che riempì l'aria.

Lukas e Stella si scambiarono uno sguardo preoccupato. Ascoltarono ancora e l'ululato si ripeté due, tre volte.

«Cos'è stato?» chiese Stella, impaurita.

«Lui», replicò Lukas.

«Chi?»

Il fratello scosse il capo. «Non è morto.»

«Tuo padre?» domandò Stella, ricordandosi la sinuosa forma del lupo grigio che ringhiava.

Lukas non disse nulla, ma dalla sua espressione Stella intuì che pareva trattarsi d'altro. Krauss era morto, decapitato: l'aveva visto lei stessa.

«Devo andare, sorellina», disse Lukas, spalancando la finestra.

Lei lo trattenne per un braccio.

«Non lasciarmi, ok?» singhiozzò.

Lui si voltò un'ultima volta e la guardò con un sorriso amaro. «Sei diventata grande, sai?»

La baciò ancora sulle labbra e fu un bacio dolce, amorevole.

Lei, prima di lasciarlo andare, gli accarezzò una guancia.

«Questa cosa», spiegò il ragazzo, «la devo affrontare da solo. Sto camminando su un sentiero oscuro e... devo camminare solo stavolta.»

«Se te ne vai, a me chi ci pensa?»

«Io ci sarò sempre per te, sorellina.»

La finestra fu aperta e Stella vide Lukas calarsi a terra, saltare e carambolare nell'erba, poi lo guardò correre verso la foresta e mentre scivolava tra gli alberi, già riusciva a distinguere i suoi tratti che mutavano e la sua forma umana che cambiava. Era una maledizione quella, proprio come aveva detto suo fratello e mai avrebbero saputo, né Lukas, né Stella, come tutto era nato, ma erano certi che non sarebbe finito quella notte.

Le cose sarebbero cambiate e forse entrambi sarebbero scappati per non rivedere più quei luoghi familiari, quelle montagne, quella foresta.

L'ululato ancora riecheggiò nella notte e Stella trasalì quando udì una seconda voce ferina rispondere alla prima. Tutto ricominciò, ancora una volta. E le tenebre scesero sopra Friburgo.

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora