Capitolo 18

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3 marzo 2013

Ore 0.22

Era mezzanotte passata e la strada verso casa era deserta. Lukas incrociava soltanto poche auto che percorrevano la direzione opposta alla sua, dalla periferia al centro.

Si fermò al semaforo arancione che diventava rosso e abbandonò la schiena contro il sedile: in quel preciso momento non si sentiva per nulla soddisfatto di com'era andata la serata. In effetti, nonostante tutta la propria riluttanza a uscire, alla fine si era costruito una specie di immagine mentale di come sarebbe andata la festa di sua sorella e non solo dal punto di vista di Stella ma anche dal suo e ora poteva affermare di essere rimasto deluso.

Scosse il capo meccanicamente come se davvero ci fosse qualcosa per cui mostrare quel gesto ma in effetti l'unica cosa che realmente lo lasciava con l'amaro in bocca era il sedile vuoto accanto al suo.

Scattò il verde e Lukas ripartì lentamente passando di fronte a un negozietto chiuso la cui unica traccia di vita era la lucetta intermittente nella vetrina. Svoltò a sinistra e salì la strada che curvava nell'oscurità tra le piante finché arrivò alla fine di Wintererstraße e parcheggiò di fronte a casa, sul vialetto. Spense il motore, tirò il freno a mano e tolse le chiavi dal quadro.

La casa era buia e deserta e la signora Inga Ginzburg, che era venuta per fare compagnia alla mamma, probabilmente se n'era già andata. Risalì il viottolo e una volta di fronte all'ingresso non bussò. Tolse le chiavi, aprì e sgattaiolò dentro.

Accese la luce e trovò tutto in perfetto ordine: il corridoio, il soggiorno, la cucina. Sua madre non c'era e quasi certamente stava già dormendo. Salì al piano di sopra e sgattaiolò in camera, chiudendosi dietro la porta. Si svestì in fretta e si sdraiò sul letto. Si sentiva stanco eppure mentre ripensava a ciò che era successo, dentro di sé non poteva fare a meno di percepire una spaventosa forza che tentava di divincolarsi dalla stretta dei suoi muscoli per uscire e distruggere ogni cosa. Ebbe la tentazione di abbandonarsi a essa ma in qualche modo sentiva che quel potere non era in grado di uscire, come se qualcosa di più forte dei legami fisici lo tenesse imbrigliato e pronto a scattare in un altro momento. E alla fine la stanchezza e la frustrazione di dover resistere a quella potenza lo vinsero e si addormentò.

All'inizio fu strano perché si ritrovò in un luogo buio e freddo. Era circondato da alberi, erba e cespugli. Non c'era traccia di vita umana a eccezione probabilmente di alcune piccole luci lampeggianti molto lontane. E improvvisamente Lukas si rese conto di essere sul limitare della foresta. Quella che aveva di fronte era una città, ma non sembrava Friburgo, non assomigliava a nulla di simile.

Si voltò di scatto sentendo un fruscio alle proprie spalle ma pensò che fosse il vento. Si strinse a sé e provò ad allontanarsi da quel luogo, a raggiungere il paese, più sotto, ai piedi dell'altura. Camminò per diversi minuti e a un certo punto si bloccò e di nuovo si guardò attorno. Si sentì prendere dal panico: era solo, aveva paura e correva ormai verso le luci senza mai raggiungerle. Loro, piccole e candide, erano lontane e in nessun modo raggiungibili.

Udì un ululato lontano, alle sue spalle e fu come se qualcosa dal profondo della foresta lo chiamasse a seguirlo fin dove nessuno l'avrebbe più trovato.

Si addentrò nel fitto della boscaglia con i rami più bassi degli alberi che gli graffiavano le braccia e la faccia. Improvvisamente vide un piccolo edificio illuminato da una lampadina appesa fuori dall'ingresso. Sembrava qualcosa di conosciuto: aveva già visto quel posto da qualche parte. Si rincuorò. Sicuramente avrebbe trovato qualcuno lì dentro che l'avrebbe aiutato a raggiungere la città il mattino seguente.

Si avvicinò accostandosi alla porta e la trovò aperta. Spinse debolmente l'uscio ed entrò. Il locale assomigliava a una sala d'attesa, illuminata da un neon che buttava una luce tremolante e cadaverica. Lukas ispezionò con lo sguardo la stanza dopodiché, dato che non c'era nessuno, fu attirato verso l'unico luogo in cui ancora sarebbe potuto accedere: era una piccola porta sul fondo del locale che dava su una scala stretta e buia, la quale scendeva nel seminterrato. Lukas discese con lentezza i gradini senza fare il minimo rumore e una volta di sotto si nascose tra gli scaffali, cercando con lo sguardo la debole fonte di luce all'interno della cantina. Di nuovo erano un paio di lampadine che penzolavano dal soffitto, simili a quelle all'ingresso.

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora