Capitolo 47

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25 aprile 2013

Ore 21.37

Nel cielo nuvoloso erano iniziati ad apparire lampi accecanti, seguiti dai rombi dei tuoni. Il rumore riempiva l'aria e a volte tremavano anche i vetri se il tuono era abbastanza potente. Tutte le luci in casa Wolfe erano spente, la televisione aveva il cavo dell'antenna e quello dell'alimentazione staccati, per il resto, soltanto il frigorifero funzionava. Margit aveva sempre temuto i temporali, non per il rumore assordante, i lampi o la quantità torrenziale di pioggia che riuscivano a riversare sulla terra anche solo in pochi minuti. No, lei li aveva sempre temuti per i danni che potevano provocare all'impianto elettrico.

Ogni volta che era nell'aria, l'elettricità statica dipingeva nel cielo bianche strisce segmentate che poi si abbattevano al suolo e le onde sonore prendevano a vibrare producendo rumori assordanti. Margit allora diceva a Stella e a Lukas di staccare la spina a ogni elettrodomestico, fatta eccezione per il frigorifero e per la ghiacciaia, per non mandare in malora il cibo: quello era l'unico rischio che era disposta a correre.

Se i suoi figli cominciavano a lamentarsi, lei ritirava sempre fuori la vecchia storia di quando aveva diciassette anni e durante un violento temporale estivo, un lampo aveva colpito proprio l'antenna sopra la sua casa, facendo saltare il televisore e lasciando brandelli del sistema elettrico. Suo padre aveva speso una fortuna per risistemare tutto.

Immerso nel silenzio, Lukas stava sdraiato sul letto, con le braccia incrociate dietro la nuca e fissava fuori dalla finestra, dove i fulmini disegnavano nel cielo nero le loro bizzarre forme secche e spezzate. Non era molto tardi e non riusciva a dormire. Ripensava di continuo alle due cose irritanti di quel giorno: Voigt che si era fatto rivedere, nonostante le sue minacce e lo sconosciuto sul Ford Transit che ancora lo pedinava.

"Perché le cose non vanno mai come dico io?" si chiese all'improvviso.

Oltre a quelle due questioni, irrisolvibili al momento, un'altra cosa gli dava il tormento. Aveva letto i giornali negli ultimi giorni e pure aveva seguito con attenzione i notiziari regionali, cosa che raramente faceva per non sentirsi depresso a causa di un mondo che andava a rotoli, ma ora c'era un assassino in circolazione per le strade di Friburgo e lui non si sentiva tranquillo, non tanto per sé, ma per sua madre e soprattutto per Stella.

Fin dall'inizio Lukas si era interessato alla singolare vicenda che si era ripetuta per due volte negli ultimi due mesi e aveva, in un certo senso, dato adito alle chiacchiere serali di sua madre e di sua sorella, soltanto come motivo di conversazione, eppure era preoccupato: quella notte, come era segnato sul calendario appeso al muro, la luna era piena.

Molti testate, a partire dal Badische Zeitung, il giornale locale, avevano cavalcato l'onda del "lupo mannaro" che a ogni luna piena colpiva, uccidendo una vittima. Ora però, dopo due mesi, il lupo mannaro non era ancora stato catturato e, come riportato dal telegiornale di quella sera, era stato scoperto anche un emulatore, arrestato la notte stessa in cui erano stati compiuti gli omicidi, ovvero meno di ventiquattro ore prima.

Lukas alzò gli occhi verso la finestra e guardò fuori la tempesta che si abbatteva sulla città ai confini della Foresta Nera. Agitato, rifletté: se il lupo mannaro non fosse stato fermato, avrebbe fatto un'altra vittima quella notte, o forse anche più di una.

Di nuovo i suoi pensieri si diressero inevitabilmente a Stella. Se le fosse accaduto qualcosa, di certo sarebbe impazzito. Non voleva neppure pensare a un futuro senza di lei.

Si lasciò cullare per un po' dal ticchettio della pioggia sui vetri, finché sentì la porta cigolare e vide Stella fare capolino nella stanza.

«Ciao», disse, laconica.

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora