Capitolo 76

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22 luglio 2013

Ore 22.05

La scena pareva ripetersi, come di consuetudine, ogni ventinove giorni e mezzo, da alcuni mesi, solo che Lukas non ne era mai stato consapevole. Gli incubi che lo svegliavano di notte invece avevano preso una cadenza più dilatata nel tempo, ma la trasformazione, quella avveniva sempre. Il suo corpo mutava e Lukas lo aveva sentito l'ultima volta, quando si era trovato, sveglio e cosciente, ad affrontare l'effetto dei raggi lunari sul suo corpo. I muscoli si tendevano fino allo spasmo, il buio ottenebrava gli occhi e la mente e tutto diventava bianco e nero. Poi il mondo cambiava e la Foresta Nera lo chiamava con la sua voce suadente.

"Succederà anche stanotte", rifletté Lukas, guardando fuori dalla finestra e a quel punto, sentendo il gelo che lo afferrava alle spalle, si affacciò alla porta della sua stanza e chiamò Stella.

«Cosa c'è?» chiese la ragazza, intrufolandosi.

«Voglio che smetta», disse Lukas. «Non voglio che succeda ancora.»

Lei lo guardò senza sapere cosa dire. «Io... Lukas, io... non posso...»

«Lo so, sorellina.»

«Vorrei essere come te», mormorò. «Almeno saremmo uguali. Saremmo perfetti», e pronunciate quelle parole, sorrise, ma di un sorriso triste.

Lukas scosse il capo. «Non desiderarlo. È una cosa terribile.»

Stella si puntellò sulle gambe e abbassò lo sguardo. All'improvviso sentì le braccia del fratello che la circondavano e la attraevano verso di lui e per la prima volta dopo tanto tempo, lei lo udì piangere. Poi quando si rialzò, la ragazza lo guardò, addolorata. Era disperato e indifeso.

«Fratellone, non piangere», disse, accarezzandogli una guancia.

«Non ci riesco», sussurrò lui. «Non voglio perderti, ma ho paura che ti possa succedere qualcosa di terribile.»

Stella restò colpita da quelle parole. Perché lo diceva ancora? Non era accaduto nulla la notte di un mese prima. Lui non le aveva fatto del male, anzi l'aveva tenuta con sé e l'aveva protetta dal freddo. «Perché dici queste cose, Lukas?»

«Sei in pericolo, sorellina.»

«Non aver paura», sorrise lei, nel tentativo di tranquillizzare il fratello. «Non mi farai nulla.»

«Qualcuno ti sta... dando la caccia.»

Il sorriso scomparve dalle labbra della ragazza e un'espressione di terrore si dipinse sul suo volto. Apparvero nella sua mente le fotografie che aveva visto sui giornali e le descrizioni crude e agghiaccianti dei giornalisti che riportavano le azioni mostruose del killer. «C-chi mi... sta dando la caccia?»

«Mio padre.»

Stella rimase di sasso. «T-tuo p-padre?» balbettò. «Chi è?»

«Non lo conoscevo neppure fino a poco tempo fa. Ora mi sta sempre addosso, mi segue sempre come un'ombra e vuole... vuole te, sorellina», spiegò. «Ma io non posso permettergli di...»

Fu Stella in quel momento a stringersi al fratello e a non lasciarlo andare. All'improvviso la situazione si era ribaltata ed era lei ad aver paura. «È... anche lui un...»

«Sì», rispose Lukas. «Credo di essere quello che sono a causa sua.»

«Tuo padre...» ripeté Stella.

«Io... Stella, io non so cosa fare», sussurrò il giovane e si abbassò fissando la sorella nei suoi occhi color colore dell'ambra. «Devo proteggerti. Non posso perderti. Non voglio.»

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora