Capitolo 67

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23 giugno 2013

Ore 21.00

Johann si versò un altro dito di scotch nel bicchiere, appoggiò la bottiglia sul tavolino di legno, dopodiché afferrò il bicchiere e prese a fare dei piccoli cerchi a mezz'aria, lasciando correre il liquore sui bordi. Ammirava il colore ambrato dipingersi sulla faccia interna del vetro e poi, non appena posava il bicchiere, esso tornava placidamente ad appiattirsi sul fondo. Piatto e tranquillo, esattamente come poteva sembrare lui, esteriormente almeno.

«Stai bene?» chiese Mark che gli sedeva di fronte. Aveva tra le mani un altro bicchiere appena vuotato e dava tutta l'impressione di desiderare altro scotch. Agitò il calice in aria si fece versare altre due dita di liquore.

«Tutto ok», rispose Johann, poco convinto e versòall'amico.

Mark bevve di nuovo. «Sicuro? È da un po' che ti vedo... strano.»

Johann rialzò lo sguardo e sorrise.

«Intendo, più strano del solito», completò Mark.

«A casa non mi gira tanto bene», concluse Völler e riprese a bere.

Mark mugugnò qualcosa d'incomprensibile, quindi spiegò: «Stai troppo poco tempo con Nora. Con Theresa è sempre andata in questo modo, ma... come ti dicevo qualche mese fa, alla fine dobbiamo imparare a scegliere e dare delle precedenze.»

«Ma non l'avevo detto io?»

L'amico rise. «Forse... non mi ricordo.»

«Mi sa che hai bevuto un po' troppo», scherzò Johann, quindi si rivolse di nuovo al collega. «Tu che hai scelto?»

L'altro sospirò. «Non si vede?» disse. «Io ho scelto di non farmi assorbire del tutto dal lavoro e con mia moglie... ho qualche alto e basso, ma niente che non si possa sistemare con una serata galante, di tanto in tanto. Theresa è una bella persona e capisce le difficoltà di questo lavoro.»

«Con Nora è un po' più difficile» ammise Johann. «E poi in queste settimane... è successa una cosa...»

«Cosa?» saltò su Mark.

Johann scosse il capo. Non voleva farsi fare un terzo grado dall'amico e per giunta proprio in quella sera. «Niente d'importante», si limitò a dire.

Mark sbuffò e scosse il capo. «Sei sempre più strano, amico mio.»

«È tutta questa situazione!» mentì lui. «È domenica sera, dovremmo stare con le nostre donne e invece siamo qui a bere come due idioti e poi... questa notte succederà di nuovo, ne sono certo. Non possiamo fare nulla per impedire che accada. L'assassino farà altre vittime e noi finiremo sulla graticola per l'ennesima volta.»

Riflettendo su quelle parole, Mark aggiunse: «Se il procuratore pensasse meno ad apparire in TV, forse ci sarebbe meno pressione su di noi. Ogni volta che compare nei telegiornali quel pallone gonfiato dice che siamo su una buona pista, che siamo vicini a catturare l'assassino e...»

«Sono dichiarazioni di facciata, Mark!» interloquì Johann con tono sarcastico. «Se non parlasse in quel modo, di certo finirebbe sbranato dagli squali. Lui ha il compito di rassicurare la comunità.»

«Noi invece abbiamo il compito di prenderlo in culo al posto suo, vero?»

«Siamo molto più esperti di lui», confermò Völler. «E poi, se fosse per me e avessi i mezzi necessari, metterei una guardia alla porta di ogni casa della città. Ma purtroppo...»

«Purtroppo», cinguettò Mark, «tu non hai questi poteri speciali.»

«E che dovrei fare secondo te?» brontolò l'amico. «Aspettare senza fare nulla? Quante volte è già successo?»

E le tenebre scesero sopra FriburgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora