23 luglio 2013
Ore 1.15
Ormai Stella si era rassegnata. Sarebbe morta, lo sapeva. Morta, sbranata, esattamente come le altre persone di cui aveva letto sul giornale. Sarebbe finita tra le fauci di quel mostro dalla pelliccia color argento, proprio come era accaduto a Völler che aveva tentato di salvarla.
Il lupo era sparito di nuovo, inghiottito dall'oscurità della foresta.
La ragazza si alzò da terra e si guardò attorno sondando le tenebre, ma non vide nulla, a eccezione del sentiero che stavano seguendo, qui e là illuminato dalla luna. Continuava a singhiozzare. Non poteva smettere di pensare al fratello che non avrebbe più rivisto. E lei gliel'aveva detto di non andare, gliel'aveva detto di non abbandonarla!
Udì il gorgoglio d'ira alle proprie spalle. Si voltò di scatto e vide apparire dalla foresta gli occhi gialli del lupo grigio.
L'animale avanzò, si mostrò alla ragazza e si fermò a meno di un metro da lei. Riusciva a fissarla negli occhi e a sentirne il dolce, irrefrenabile profumo che l'aveva spinto da mesi a quella caccia disperata.
Stella si specchiò negli occhi dorati, fissò le fauci spalancate e i canini scoperti, la bava che cadeva a terra, la lingua penzoloni, le orecchie a punta, il muso contratto in una smorfia mefistofelica. Se si fosse trovata in un'altra situazione probabilmente sarebbe scoppiata a piangere e si sarebbe accucciata nell'incavo del tronco alle sue spalle, invece con gli occhi umidi e la morte nel cuore, riusciva a fissare quel mostro che aveva ucciso Lukas.
«Fanculo», borbottò alzando la mano e diede un colpo violento sul muso dell'animale che non si mosse e ringhiò più forte contro di lei. La ragazza si spaventò e indietreggiò.
Lo vide scattare all'improvviso verso di lei. Era la terza volta che provava quell'assalto e in questo caso, pensò Stella, sarebbe riuscito a ghermirla e a ucciderla. Chiuse gli occhi e restò immobile, ma anziché sentire l'impatto con il corpo muscoloso della bestia, percepì un repentino spostamento d'aria e quando riaprì gli occhi vide il lupo nero che era ricomparso e si stava avventando contro il nemico.
L'aveva steso a terra e lo mordeva alla giugulare, affondava i denti nella carne e strappava con furia. Sentiva il sangue bollente scendergli per il gargarozzo e gli spasmi dell'animale sotto di lui che diminuivano. Ma non riusciva a smettere. Continuava a immergere il muso in quella voragine e a lasciar fluire il sangue.
Ben presto il lupo grigio smise di dimenarsi. I suoi occhi si fecero vacui e il cuore cessò di battere.
Il lupo nero azzannò un'ultima volta la gola della sua preda e strinse la mandibola, poi strappò con violenza e staccando la testa del lupo grigio. Indietreggiò con i brandelli di carne che fuoriuscivano dalle fauci e il muso inerte dell'altro animale che cascava verso il basso, oscillando mollemente.
Si voltò, rivolgendo lo sguardo alla ragazza che stava osservando la scena, spalancò la bocca e lasciò rotolare a terra il cranio enorme della belva che andò a fermarsi proprio ai piedi di Stella. Lei abbassò gli occhi e guardò i resti mutilati, dopodiché sentì il muso del lupo nero poco distante da lei, il rumore del suo respiro proprio di fronte. Allungò la mano sul tartufo umido e lo accarezzò macchiandosi di sangue, poi si avvicinò e abbracciò l'animale circondando il collo con le sue braccia minute. Percepì un forte calore e sentì il cuore che martellava nel petto dell'animale.
«Grazie fratellone», singhiozzò. «Sei tornato.»
Il lupo uggiolò, si leccò il muso e guardò la ragazza dopo che lei si fu sciolta da quell'abbraccio. I suoi occhi chiarissimi erano finalmente tranquilli e dagli angoli Stella vide scendere delle lacrime. «Non devi piangere», gli disse, sorridendo. «È tutto ok.»
L'animale le leccò una guancia con la lunga lingua umidiccia e si chinò in avanti, facendole cenno di salire in groppa.
Stella saltò su afferrando il folto pelo e insieme se ne andarono.
Trascorsero alcune ore e quando entrambi si ritrovarono a pochi metri dall'ultima fila di alberi, videro il cielo che si schiariva e il sole che iniziava a comparire con il suo alone biancastro all'orizzonte.
Il lupo si fermò. Stella scese dalla sua groppa e appena la luce cominciò a brillare, lei vide i tratti ferini dell'animale mutarsi e divenire più dolci: il pelo lentamente regrediva fino a scomparire, le zampe mutavano in braccia e gambe, il muso si accorciava, le orecchie a punta scomparivano e dopo quei cambiamenti, vide riapparire il volto di Lukas.
«Fratellone!» esclamò con le lacrime agli occhi. Gli si gettò tra le braccia e lui la strinse forte a sé.
«Credevo di non rivederti più», le confidò.
«Anch'io», sospirò lei, poi abbassò gli occhi sulle ferite che costellavano il corpo del fratello. «Devo portarti a casa!» esclamò, spaventata. «Sei ferito!»
Lui sorrise e barcollò accasciandosi a terra. «Non temere, sorellina. Queste ferite guariscono in fretta.»
Lei guardò e vide che i tagli e i solchi lasciati dai denti e dagli artigli stavano svanendo, lasciando il posto a sottili cicatrici bianche, quasi invisibili.
«Perché sei venuta nella foresta?» domandò a quel punto Lukas.
Lei singhiozzò. «Non potevo lasciarti andare e sapevo che eri in pericolo quando ho visto quel poliziotto che ti seguiva.»
Lukas abbassò lo sguardo. «Sarà morto», disse. «E tutto a causa mia.»
«Non sei stato tu a ucciderlo.»
«È come se lo fosse.»
Stella aiutò il fratello ad alzarsi e insieme attraversarono la macchia di erba che li separava da casa. Lukas era nudo e tremava di freddo. «Devi coprirti subito!» esclamò.
«Va tutto bene», fece lui con un sorriso, ricordando quella stessa scena, un mese prima.
«No che non va bene!» replicò Stella, piccata. «Sei quasi morto!»
«Anche tu», aggiunse lui.
Lei alzò gli occhi verso l'espressione sollevata e felice del fratello.
«Stella», disse Lukas, «sei la mia sorellina, ma... lo sai che ti amo e non potrei vivere senza te.»
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E le tenebre scesero sopra Friburgo
WerewolfNella cittadina di Friburgo in Brisgovia, ai margini della Foresta Nera, improvvisamente un misterioso animale all'assalto inizia la sua carneficina, mese dopo mese. Nessuno crede più alla favola del lupo cattivo, eppure pare che questa volta, a fur...