15 marzo 2013
Ore 2.27
Era notte fonda e la pioggia continuava a battere sui vetri, ma il fischio sinistro del vento si era attutito e Johann ora riusciva a udire soltanto le goccioline martellanti sulla finestra che gli riempivano le orecchie con una strana melodia che sembrava tranquillizzarlo.
Voltò lo sguardo a destra, nell'oscurità, e allungò la mano verso il corpo addormentato di Nora; la accarezzò e non poté fare a meno di sorridere. E nel compiere quel gesto, per un attimo si sentì triste: quello stupido vezzo di girarsi a fissare la donna che amava gli ricordava sempre Beatrix, ma ormai con lei era tutto finito.
Nora intrecciò le sue dita con quelle di Johann e lui rimase immobile, credendo di averla svegliata, ma in realtà, dopo un breve sospiro, lei di nuovo si accoccolò sul fianco.
«Dannata Beatrix!» sentenziò a bassa voce. Non poteva levarsi dalla testa l'idea imbecille che quella megera aveva architettato per darsi un tono da romanziera ottocentesca. «Dove diavolo è andata a pescare il lupo mannaro?» borbottò tra sé.
E mentre gorgogliava un mare di supposizioni, non riusciva ad astenersi dal rimuginare anche sul caso del dottor Schiller. Sì dannò l'anima per non essere rimasto alla centrale a studiare quella busta ocra che aveva portato il tizio della scientifica. Fantasticò per un po' riguardo ai possibili documenti contenuti là dentro finché Nora prese ad accarezzargli la mano. «Cosa c'è?»
Johann abbassò lo sguardo e sorrise. Scosse il capo e disse che non c'era nulla di cui preoccuparsi.
«Sei sicuro?» insisté lei. Sbadigliò, assonnata e alzò una mano accarezzando il viso ruvido di Johann. «Devi farti la barba. Sei peggio di un porcospino!»
«Sì lo so, hai ragione.»
Nora s'infilò di nuovo sotto il piumone, rabbrividendo e Johann la strinse a sé; sentiva in qualche modo che avere accanto quel corpo, quella persona, lo riscaldava e lo faceva sentire un uomo migliore. Con Nora non doveva dimostrare mai nulla e non doveva temere niente.
Aveva un disperato bisogno di raccontare a qualcuno le idee che gli frullavano in testa e si sentiva come un lago sbarrato dietro una diga che sta per cedere. Se Nora avesse insistito ancora, certamente la diga sarebbe saltata e lui si sarebbe lasciato andare. Aveva bisogno soltanto di un'altra domanda, un'altra volta in cui Nora gli avesse chiesto cosa non andasse.
«Dimmelo», sussurrò lei. «Dai Johann, a me puoi dirlo. Lo sai.»
«Lo so», fece eco l'uomo. «Il fatto è che... è complicato.»
Nora gli solleticò il petto con le dita. «A me piacciono le cose complicate, altrimenti non avrei scelto te.»
«Questa credo sia un po' troppo complicata», replicò Johann, insicuro.
«Riguarda uno dei tuoi casi?» domandò la ragazza. «Magari quello per cui sei stato strappato dalle mie amorevoli braccia in piena notte qualche settimana fa?»
Johann restò in silenzio.
«Indovinato?»
«Dovresti fare domanda per entrare nella polizia.»
Nora ridacchiò. «Preferisco fare la ragazzaccia. La divisa non mi dona.»
«Ne sei sicura?»
«Allora?» insisté, vedendo che Johann cambiava argomento. «Cos'è che ti assilla? Quando sei sparito quella notte, sei tornato a casa e mi sembravi diverso, come se ti fosse capitato qualcosa. Poi è saltato fuori quell'articolo...»
«Quale articolo?» chiese Johann, stupito.
«Quello di Beatrix Weber», cinguettò Nora. «Quello che hai lasciato sulla tua scrivania e che hai prontamente fatto sparire nel cestino.»
Johann a quel punto accese la luce e gettò uno sguardo imbarazzato verso Nora. Lei lo scrutava con una mezza risatina dipinta sul volto. «Non avevi detto di aver chiuso con questa storia?»
«Infatti», confermò Johann. «È che l'ho incontrata quando io e Mark siamo andati a fare il sopralluogo sulla scena del crimine.»
«Tutto qui?» cinguettò ancora la donna, alquanto dubbiosa. «Sicuro che non ci sia dell'altro?»
Johann ridacchiò. «Davvero non sei interessata a entrare nella polizia?»
Nora sbuffò e insisté.
«Nora, per favore, non metterti strane idee in testa. Beatrix non centra. La cosa cui continuo a ripensare è quello che ho visto prima di Beatrix.»
Johann fece una pausa nel tentativo di cercare le parole giuste per spiegare. «È stato un vero macello», concluse alla fine.
«Ed è questo che ti tormenta?»
«Già», e detto ciò, ripercorse insieme a Nora i vari passi che lo avevano portato a formulare le proprie ipotesi. Ripeteva le medesime parole, passava sulle stesse piste, replicava gli identici pensieri che aveva avuto qualche settimana prima, insieme a Mark, nel seminterrato del dottor Schiller.
Nora ascoltò a lungo, con attenzione, rabbrividendo a ogni particolare che Johann le spiegava. Non credeva alle proprie orecchie eppure era tutto vero. Sapeva che un tenente di polizia non avrebbe mai dovuto divulgare quelle informazioni, ciononostante Johann si fidava di lei.
«Dio, è spaventoso!» sussurrò, portandosi le mani alla bocca. Era sempre stata emotiva per certe cose e a Johann era piaciuta anche per questo. In quel momento pendeva dalle labbra del suo uomo e una sola domanda aveva in mente: cosa fare adesso?
«Non lo so», rispose lui. Era da più di una settimana che ci rifletteva, ma non era arrivato a nessuna conclusione e non si aspettava di risolvere tanto presto il "suo" caso, dato che non avevano prove sufficienti e neppure degli indiziati.
Nora lo fissò. «A sentire te, Mark avrebbe già dato per risolto il caso.»
Discussero ancora a lungo finché non si fece giorno ed entrambi furono costretti a tornare alle proprie occupazioni.
Era strano per Johann: gli sembrava di essersi trovato molto meglio che in tutti gli altri incarichi che aveva svolto insieme a Mark Bauer, come se Nora, pur in tutta la sua ignoranza per il mestiere di poliziotto, fosse riuscita a dargli una sorta di tranquillità, grazie alla quale era in grado esaminare il caso che gli si era prospettato in maniera più completa. Mark si era già arreso all'evidenza, Nora invece, rimanendo sulla stessa onda di pensieri di Johann, pareva convinta, come lui, che ci fosse dell'altro.
Soltanto quando rientrò nello stanzone degli uffici, prima di sedersi alla propria scrivania, Johann si ricordò della busta del tizio della scientifica e quando la vide, sistemata nel raccoglitore della posta, si accomodò, elettrizzato, e stracciò in fretta la carta del bordo superiore.
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E le tenebre scesero sopra Friburgo
WerewolfNella cittadina di Friburgo in Brisgovia, ai margini della Foresta Nera, improvvisamente un misterioso animale all'assalto inizia la sua carneficina, mese dopo mese. Nessuno crede più alla favola del lupo cattivo, eppure pare che questa volta, a fur...