Due ~ Viso D'Angelo E Lingua Lunga

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Jade

Mi annoiavo.
Mi annoiavo davvero un casino in questa città, un po' perché nella mia zona fin troppo tranquilla non c'era mai niente da fare, e un po' perché non si poteva certo dire che avessi un buon gruppo di amici con cui passare il tempo.
Non ero né un'emarginata né un'asociale in pieno stile "odio tutti", solo che, le ragazzine che spettegolavano di uomini e sfogliavano riviste tutto il giorno non facevano per me, idem le cheerleader tutte dieta e sport, idem le secchione moraliste e puritane.
Perciò, piuttosto che confondermi tra di loro e omologarmi, preferivo di gran lunga restarmene per i fatti miei.
E di conseguenza si, mi annoiavo proprio un sacco, e questa era davvero la mia scusa per aver liberato le rane dal laboratorio di scienze l'anno prima.
In verità, quella era la scusa per più o meno tutti i casini che combinavo.
Forse non sembrava una situazione poi così grave quella in cui mi ero cacciata, e forse non lo sarebbe stata davvero se non fosse che io e altri due ragazzi con cui ogni tanto davo sfogo alle idee più pazze, ci eravamo infiltrati a scuola di notte per dare vita alla nostra bravata.
Già, di notte.
E non era neppure finita qui, perché dopodiché, uno dei due aveva cercato di rubare dei test per i compiti della settimana dopo. E le telecamere avevano ripreso tutto.
Il dirigente scolastico non aveva gradito l'allegra trovata, e per non sospenderci e rovinarci la media considerato che avevamo tutti dei buoni voti, ci aveva obbligati a passare il tempo in modo "utile", e dopotutto io ero stata perfino la più fortunata considerato che i miei due simpatici amici erano finiti a pulire le strade dai rifiuti. La mia buona sorte di essere finita a sbrigare dei lavori di ristrutturazione per una casa di accoglienza, era dovuta al fatto che visti i miei più che ottimi voti, il preside sapeva bene che rubare quei test non mi sarebbe servito affatto, e così ero stata più o meno graziata.
E d'accordo che mi annoiavo, ma neanche finire a tinteggiare tutte e quattro le pareti di una stanza di azzurro era esattamente la mia idea di divertimento.
O almeno, non finché in quella stanza non era entrato lui.
Basti dire che improvvisamente sarei voluta entrare a far parte di uno qualsiasi di quegli stupidi club dove le ragazzine scrivevano sui diari e parlavano della loro cotta per tutto il santo giorno.
Ma poco dopo mi resi conto che i miei pensieri su quel ragazzo, non li avrei mai condivi a voce alta con nessuno.
Ricordo di essermi bloccata sul posto col rullo in mano, mentre lui se ne stava sulla soglia a osservarmi curioso.
A un certo punto, per spezzare quel silenzio, me ne ero uscita con una battuta che aveva dato il via a quel tipo di rapporto che tutt'oggi, non era cambiato di una virgola.
<<Bei boccoli>> avevo ammiccato divertita.
Insomma, se portavi dei capelli lunghi, mossi e biondi, e non eri né una donna né del Texas, un commento del genere te lo dovevi quantomeno aspettare.
Peccato che su di lui non avesse molto effetto come presa in giro, considerato quanto quei capelli gli stessero da Dio.
Al mio commento impertinente, il suo sopracciglio si era inarcato così tanto da farmi chiedere come ci riuscisse, poi aveva fatto una smorfia adorabile, si era poggiato allo stipite della porta in una mossa sinuosa che mi aveva provocato una fitta alla pancia, si era messo le mani in tasca, e dopodiché, finalmente aveva deciso di stare al mio gioco.
<<Per caso ti sei persa bambina? Questi giochi non sono certo adatti a te, vuoi che ti aiuti a ritrovare la mamma?>>
Punto primo, non ero poi così piccola.
Punto secondo, se con quel "bambina" voleva deridermi, a me aveva solo fatto pensare a uomini, letti, corde e tutto quel mondo che di recente andava di moda sui libri.
Eh già, con la sua sola presenza e un paio di parole, Jude Cooper aveva dato il via a quella fase in cui si dimenticano peluche e sogni fiabeschi, e si entra in quell'universo sconosciuto -spaventoso ma bellissimo- in cui tutto ruota intorno all'amore.
<<Se io fossi davvero una bambina, per quell'occhiata che mi hai lanciato non appena sei entrato, tu saresti già dietro le sbarre>>
Alla mia replica aveva ridotto gli occhi a fessura, e mi aveva incenerita con quelle iridi incantevoli che si ritrovava.
Non ci avevo creduto neppure per un attimo che se la fosse presa sul serio, o che la mia impertinenza e la mia sfacciataggine gli avessero dato fastidio, e infatti poco dopo sul suo viso era comparso quel suo solito mezzo sorriso, e lui aveva scosso la testa divertito.
<<Jude>> si era presentato alla fine, avanzando verso di me con la mano tesa.
L'avevo stretta, e avevo pensato che non avrei voluto lasciarla andare tanto in fretta come avevo dovuto fare.
L'avevo stretta, e mi ero chiesta se fosse stato altrettanto morbido e caldo anche in altre parti del corpo.
Volevo scoprirlo.
<<Jade>> avevo risposto, facendolo sorridere ancora un po' per la somiglianza dei nostri nomi.
E quella, sarebbe stata davvero l'unica cosa che avremmo avuto in comune.

Finché Respiro (Until I Breathe #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora