Jade
Altre tre settimane erano passate, e si erano trascinate con la lentezza di una lumaca.
Erano state tre settimane strane.
Ancora pesanti, ma in cui ero riuscita a ritagliarmi un paio d'ore di sollievo quasi ogni giorno.
Io e Jude avevamo stabilito una sorta di tacita routine.
Due giorni dopo che eravamo tornati nella villetta della nostra prima volta -il giorno in cui avevo incontrato Mark- Jude era passato da casa mia, mi aveva chiesto di salire nella sua auto, e mi aveva riportata lì.
E mi aveva riportata a letto.
E stessa cosa il giorno dopo, e quello dopo ancora, e quasi tutti quelli a venire tranne le domeniche, e nel caso di un qualche imprevisto.
Non parlavamo mai, né prima né dopo.
Durante, sussurravamo i nostri nomi e poche altre parole.
Mi sentivo tanto come se fossimo diventati due amanti, e non lo sapevo davvero cos'è che eravamo, ma non avevo il coraggio di parlarne e rischiare di perdere anche quel poco che avevo ottenuto.
Quei pomeriggi mi salvavano.
Perché tutto il resto intanto, continuava a cadere a pezzi.
La settimana scorsa, era stato fissato il processo per mio fratello, ma alla fine Carter non se l'era ancora sentita di presentarsi, e il processo era stato rimandato a data da destinarsi.
Questo significava che Evan sarebbe rimasto ancora chiuso in quel carcere, ma la cosa era persino andata a nostro favore, perché non mi risultava che avessero trovato altre prove, e di conseguenza mio fratello sarebbe stato di sicuro condannato.
Anche se il suo scopo non era stato quello, Carter ci aveva dato altro tempo per cercare di risolvere una questione che si prospettava ancora più buia di un tunnel che percorri da mesi senza vedere ancora la luce.
L'avvocato sosteneva che c'era poco che potessimo fare a meno che il colpevole non fosse saltato fuori, o a meno che Carter non avesse ricordato qualcosa di più concreto su quella notte.
Intanto i Lupi continuavano a cercare di portare Charleston dalla loro parte, e con qualcuno ci erano anche riusciti. I telegiornali e i quotidiani parlavano sempre di più di ciò che subivamo, le foto continuavano a diffondersi, ma cambiare la legge e portare quella dalla nostra parte, era tutt'altra cosa.
Intanto in città era stato bruciato un negozio, mentre le nostre case continuavano ad essere ricoperte di insulti, e a noi arrivavano lettere minatorie.
Thomas aveva subito fatto presente il tutto ai telegiornali, e dopo il servizio in cui i giornalisti avevano dichiarato che anche loro iniziavano a non vederci chiaro, che il comportamento dei Lupi non avrebbe avuto senso e che c'era qualcosa di sospetto sotto, gli atti vandalici e gli insulti erano improvvisamente cessati.
Non sapevo se era una sorta di quiete prima della tempesta.
Con Carter, non mi ero più sentita da quel pomeriggio: io non lo avevo cercato perché non ne avevo il coraggio e perché non sapevo cosa mi avrebbe detto, e lui non aveva cercato me.
Sospettavo ci fosse l'influenza di Jonas dietro.
E questo, era un po' il riassunto dell'ultimo mese.
Le mie giornate si erano divise tra lo stare con Carol, l'andare a trovare Evan e mio padre -pur se lui era spaventato per me e non molto d'accordo- e il finire a letto con Jude.
Era una routine che non era routine questa, era un sentirmi in bilico e sapere che da un momento all'altro tutto si sarebbe potuto stravolgere ancora, e farmi cadere.
Non avevo basi solide e non credevo che la cosa mi avrebbe fatta sentire così persa.
Sorridevo solo davanti a mia madre, ma immaginavo che lei intuisse lo stesso la verità, anche perché con me si comportava alla medesima maniera.
La sua vita era stata stravolta non meno della mia, soltanto al lavoro era rimasto tutto uguale. Adesso aveva una figlia che soffriva e non poteva aiutare, e rivoleva disperatamente una famiglia con un uomo che al momento non poteva accontentarla -pur volendo.
Anche lei aveva perso molte fondamenta.
Ogni tanto mi chiedevo se rimpiangesse di aver lasciato Mark.
Ma, a giudicare dal fatto che gli unici sorrisi sinceri che le vedevo in volto li faceva quando tornava a casa dopo essere stata un po' con papà, avrei giurato di no.
Eravamo tutti in una situazione così assurda.
Tutti in una sorta di zattera di salvataggio che si era persa in mezzo alla tempesta, tutti che ci aggrappavamo a qualcuno per poche ore della giornata, e per smetterla di cercare di sopravvivere almeno per cinque minuti.
Papà e mamma si aggrappavano l'uno all'altra, io lo facevo con Jude, e Jude lo faceva con me.
Poi tutti tornavamo a casa, e cercavamo di non arrenderci.
E i giorni peggiori per me, sono sempre quelli in cui vado a trovare Evan.
Ovviamente, perché è un classico, non sapevo quanto mi mancassero i suoi sorrisi e il suo buonumore e i suoi abbracci, finché non li ho persi.
E più lo osservavo in quel carcere, e più mi convincevo che non li avrei riavuti indietro tanto presto.
Neppure se fosse uscito.
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Finché Respiro (Until I Breathe #1)
ChickLit#1 La Storia Di Jade e Jude "Se fossi una favola, saresti Alice nel Paese delle Meraviglie. Hai la follia del Cappellaio Matto e il sorriso dello Stregatto." * * * Era iniziato tutto come un gioco fra Jade e Jude. L...