Jude
Lavorare per la mia famiglia -e averne una tutto sommato molto comprensiva- si rivela essere estremamente utile per me, specie in quei giorni bui.
Mi rendo conto di aver già chiesto parecchi permessi a mio padre nell'ultimo mese, ma grazie al cielo lui non me li ha mai fatti pesare neanche un po'.
Quando gli domandavo se il giorno dopo avrei potuto fare un orario ridotto o non presentarmi proprio, lui mi posava una mano sulla spalla e mi diceva che non c'era problema.
Sapeva che avevo un amico in coma, sapeva che certi giorni avevo bisogno di dedicarmi a me stesso, e visto che io non avevo mai approfittato della sua buona fede, lui non mi aveva mai negato nulla.
Era un buon padre.
E in momenti come questo, mi dispiaceva per come lo avevo trattato certe volte per via di Summer.
Ma in fondo, ero certo che lui sapesse benissimo quanto bene gli volessi al di là delle parole velenose che gli avevo rivolto negli anni.
Ad ogni modo, quel giorno gli chiedo l'ennesimo permesso proprio per tornare a trovare Carter, e certo non mi aspetto tutto quel gran trambusto nel suo corridoio quando arrivo.
Due medici escono di corsa dalla sua stanza, e mi spaventano da morire, perché temo subito che gli sia successo qualcosa.
No, ti prego, non può essere.
Non può essere successo davvero, non può essersene andato. Tutto l'amore che è circolato in quella stanza nelle ultime due settimane non può essere stato sprecato, e tutte le preghiere recitate non possono essere state vane.
Dio, ti prego, non farmi questo: è l'amico più caro che ho, insieme a Krystian.
E soprattutto, non fare questo a lui. Non togliergli tutti quegli anni che gli restano da vivere, non impedirgli di godere dei traguardi che ha raggiunto dopo esserseli tanto faticosamente sudati.
Me ne resto immobile come una statua di sale, finché una mano non mi si posa sulla spalla facendomi sobbalzare.
Jonas.
Il sorrise felice che gli illumina il viso, mi tranquillizza all'istante.
Non può certo essere accaduto ciò penso, se suo fratello ha quell'espressione estatica stampata in viso, no?
<<Ci sono buone notizie vero?>> gli chiedo, bisognoso di sapere.
<<Sì. Si è svegliato. Jude, Carter si è svegliato cazzo! I medici devono ancora visitarlo, ma ha aperto gli occhi! Devono controllare i parametri, che non ci siano danni cerebrali... ma dicono anche che è perfettamente normale che sia confuso per adesso. Ad ogni modo, è vivo. Ed è tutto ciò che conta>> conclude emozionato.
Ho visto tutti gli stati d'animo di Jonas possibili e immaginabili: l'ho sorpreso incazzato, preoccupato, aggressivo, nervoso.
Ma mai con le lacrime agli occhi per la troppa felicità.
Mi viene da pensare che non abbia mai fatto la sua conoscenza prima d'ora.
Comunque.
Vivo. Carter è vivo.
Sano, salvo, fuori pericolo.
Vivo.
Non mi sembra vero, e inevitabilmente sono così felice anch'io, da lasciarmi abbracciare da suo fratello.
Maledetti. Ci mettete sotto con le auto, ci bruciate le strade, ve la prendete persino con i nostri bambini. Non fate altro che fare danno.
Ma alla fine non ci riuscite ad ammazzarci, e non ci riuscirete mai.
Siamo più forti di voi.
Anche a pezzi, anche maltrattati, ci rialzeremo sempre.
Io e Jonas aspettiamo in silenzio che i medici finiscano il loro lavoro, e poi entriamo.
Carter ha gli occhi aperti, ma è in evidente stato confusionale.
Il dottore che lo ha seguito, si è raccomandato di non stancarlo troppo e di non confonderlo ulteriormente. Però potevamo tenergli compagnia per un po', fargli capire che non era da solo, e tranquillizzarlo nel caso si fosse agitato.
Mentre Jonas cerca subito di abbracciarlo senza fargli male, io mi limito a stringergli una mano.
<<Che... è successo?>> farfuglia.
<<Speravamo tanto che ce lo dicessi tu, fratello. Ti ricordi dell'incidente? Sei stato travolto da una macchina in corsa. Hai visto chi era alla guida? Dimmelo Carter, dimmelo che lo sistemo io quel bastardo!>>
<<Jonas! Ti sembra il caso? Non è il momento di fare queste domande, si è appena svegliato! I medici non ti hanno raccomandato altro, non stressarlo!>> lo rimprovero, tirandolo a sedere per evitare che risucchi tutta l'aria intorno a Carter.
Ed ecco che questo ragazzo torna a mostrare tutta la sua insensibilità.
<<Sta calmo Jude, gli ho solo fatto una domanda, poi lo lascio in pace. Lo devo sapere. La polizia sta facendo un casino, e io non lascerò che chi gli ha fatto questo la passi liscia. Carter?>> insiste poi, di nuovo rivolto al fratello che lo guarda con espressione concentrata nel tentativo di seguire la conversazione.
Mi taglia fuori, e io non posso far altro che guardare il suo poco tatto e la sua aggressività avere ancora una volta il sopravvento.
Se esagera però, giuro che lo stendo con un pugno.
<<Ho visto qualcuno nell'auto, mi sembrava un uomo. Un uomo, sì... Adulto...>> farfuglia, prima di chiudere gli occhi e voltarsi dall'altra parte.
<<Jonas, basta! Si è svegliato da cinque minuti, dannazione>>
Finalmente torna a sedersi, gli stringe una mano, e non dice più nulla.
Ma io lo vedo che intanto rimugina, lo vedo nella mascella serrata e nelle ombre che gli attraversano il viso.
<<Hai scelto da che parte stare Jude?>> bisbiglia. <<Perché io ho tutte le intenzioni di risolvere questa storia oggi stesso>>
<<Ma risolvere cosa? Non puoi neppure fidarti delle sue parole adesso, vedi che non è abbastanza cosciente?>> gli faccio notare, pur sapendo che è tutto inutile.
<<Se ha detto che nell'auto ha visto un uomo, allora è stato un uomo! Ed era un uomo quello che la polizia ha imprigionato due settimane fa, invece adesso lui è fuori e hanno messo dentro un ragazzino. Stanno facendo un casino, ci prendono in giro! Quelli si coprono fra di loro, incolpano chi gli fa comodo... no, questa storia deve finire. Questa città è nostra, e io non mi farò sottomettere in casa mia>>
Cerco di mettere ordine a quelle parole.
<<Ma come fai a sapere tutte queste cose?>>
<<La mia ragazza è figlia di un poliziotto, mi faccio passare le informazioni>>
Inarco un sopracciglio, e mostro tutto il mio scetticismo.
Jonas risponde con un mezzo sorriso compiaciuto.
<<Che vuoi farci, le brave ragazze sono sempre attratte dai tipi come me, non lo sapevi? Suo padre ovviamente non sa di noi, ma Ashley vedendomi stare male per mio fratello mi ha tenuto aggiornato. Hanno rilasciato l'uomo ritenuto colpevole perché a quanto pare un ragazzino ha confessato. Ma adesso Carter mi dice che c'era un adulto alla guida... Le cose non quadrano Jude>>
<<Non puoi fidarti delle sue parole, non ancora>> riprovo.
<<E invece io mi fido! Non lo capisci che nessun altro farà giustizia per noi?>>
Quella frase.
Mi colpisce.
Dritta al cuore, proprio dove non se ne va più. Proprio dove trova un appiglio con i suoi artigli, invece di scivolare via.
"Nessun altro farà giustizia per noi".
Mi ci ritrovavo così tanto.
Chi aveva fatto giustizia per me e Summer?
Nessuno.
La polizia era dispiaciuta, i miei genitori erano dispiaciuti, tutta Charleston si fingeva dispiaciuta.
Ma quel dispiacere non bastava, e non aveva messo a posto niente.
<<Prendi una decisione. Da che parte stai Jude?>> incalza intanto Jonas. <<Dalla parte di chi abbassa gli occhi e prega, o da quella di chi guarda dritto in faccia il problema e lo prende a calci nel culo? Perché non c'è una via di mezzo, e tu non mi sembri il tipo che prega. Perciò, mi aiuti o no? Oggi pomeriggio andrò da quell'uomo, Ashley mi ha detto dove posso trovarlo. Ho già radunato un paio di altri miei amici. Vieni? Potrebbe essere anche la tua occasione>>
La mia occasione?
Mi chiedevo come, mi chiedevo se guardando il rapitore di Summer negli occhi lo avrei riconosciuto anche senza averlo mai visto, riconosciuto a pelle, riconosciuto perché quell'uomo aveva lasciato una ferita aperta su Summer e io di quella ferita me ne prendevo cura tutti i giorni.
In verità, per rispondere alla domanda di Jonas, ogni tanto pregavo.
Ma stavolta non riuscivo più a limitarmi a quello.
Era troppo difficile restarmene seduto adesso.
Un cenno del capo è tutto ciò che serve a Jonas per allungarmi la mano, soddisfatto.
La stringo, consapevole di stare sigillando un patto col diavolo.
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Finché Respiro (Until I Breathe #1)
ChickLit#1 La Storia Di Jade e Jude "Se fossi una favola, saresti Alice nel Paese delle Meraviglie. Hai la follia del Cappellaio Matto e il sorriso dello Stregatto." * * * Era iniziato tutto come un gioco fra Jade e Jude. L...