Trenta ~ A Noi Piace Cadere A Pezzi Senza Un Pubblico

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Jade

Ce l'avete presente quella sensazione di felicità pura e totalizzante che vi avvolge come una coperta calda quando vi accade qualcosa di bello? Quando la vita vi fa un regalo, quando un desiderio che avevate espresso da tempo immemore, finalmente si realizza?
Quando l'uomo dei vostri sogni, è finalmente vostro?
Ecco, era così che mi sentivo in quei giorni.
Camminavo a tre metri da terra e mi sentivo intoccabile.
Ma è proprio vero ciò che si dice a proposito della felicità, sul fatto che sia soltanto una piccola vacanza che ci prendiamo ogni tanto per staccare dal dolore e dalle brutte notizie.
Non avrei più camminato a tre metri da terra per molto tempo, e non ero affatto intoccabile.
Al contrario, stavo per ricevere un paio di calci dritti in faccia.

~🐺~🐺~🐺~
~🐺~🐺~🐺~

Quel pomeriggio, mentre vado a lavoro con quella già familiare euforia che mi porto addosso ultimamente, non ho proprio idea di come il mio umore stia drasticamente per cambiare.
Non appena salgo le scale dell'imponente struttura e mi dirigo verso l'ala dedicata alla radio, mi accorgo subito di alcune persone che affollano stanze e corridoi.
Persone che non ho mai visto.
Persone con la divisa della polizia e altre con i microfoni e le telecamere.
Non ci vuole un genio per intuire che qualcosa non va.
Scruto la marea di facce sconosciute che mi circondano finché non mi accorgo di Trevis, l'uomo che ha fondato il canale radio di cui mi occupo e che Carter mi ha presentato un paio di settimane fa, che mi viene incontro.
<<Ma che succede? Chi sono tutte queste persone?>>
<<Perlopiù giornalisti che stiamo tentando di buttare fuori>> sospira stanco, massaggiandosi le tempie.
<<Ok. Che storia è?>> insisto, guardandomi ancora intorno nella speranza di trovare Carter.
<<Tu non sai niente vero?>>
<<Ma non so che cosa? Cos'è che mi sono persa?>> sbotto esasperata.
<<Carter... lo hanno investito>> mi spiega, il volto che si deforma in una maschera di tristezza.
Mi serve un attimo per registrare quelle parole.
E poi per accettarle.
Perché faccio davvero fatica a credere che qualcosa di brutto possa essere accaduto a quel ragazzo col sorriso sempre in faccia e a cui ormai mi ero affezionata un casino.
<<Come sta?>> mi sforzo di chiedere.
Scuote la testa, e quel gesto mi porta a immaginare subito il peggio. Mi si riempiono gli occhi di lacrime, e le mie mani corrono a coprirmi la faccia.
<<No, no! Non è morto, Jade, scusa. Però è in coma. Stanotte una macchina lo ha travolto, è finito contro un albero, ancora non sappiamo altro. Aspettano che si risvegli immagino, ma non sanno se accadrà. È molto grave>>
È vivo. Dio, grazie, è vivo.
Per ora.
<<Le trasmissioni di questo canale radio sono sospese. Torna a casa ok?>>
Trevis mi stringe una spalla in segno di conforto, e sparisce per rispondere alle domande dell'ennesimo giornalista.
Io mi muovo come un automa, e prima di uscire passo dal bagno per darmi una sistemata.
Una volta fuori, mi paralizzo nel notare Jude che sale le scale e che sembra dirigersi proprio verso di me.
Merda.
Dall'espressione spensierata che gli illumina il viso, immagino che non sappia nulla e che sia venuto a trovarci.
Ultimamente, dopo il lavoro, è diventata un'abitudine per lui.
<<Jade! Che fai qui? Non devi essere in onda fra dieci minuti?>>
Mi limito a sostenere il suo sguardo, perché ho un nodo enorme che mi stringe la gola e mi impedisce di parlare.
<<E tu non dovresti essere ancora a lavoro?>> chiedo stupidamente alla fine.
<<Oggi abbiamo finito prima. E sono venuto subito qui. Volevo vederti, mi mancavi. E adesso non devo più nasconderlo, no? Adesso posso passare tutto il tempo che voglio con te>>
Oh Jude.
Abbozzo un sorriso. A quanto pare è il meglio che riesca a fare.
Ma ovviamente, lui si accorge della tensione che sta attraversando per prima cosa me, e subito dopo noi.
<<È chiaro che non ti fa piacere>> osserva ferito.
<<No Jude, certo che mi fa piacere!>> mi riprendo, e per essere più convincente gli metto le mani fra i capelli e lo bacio.
Sento che risponde, che se lo gode appieno questo bacio, ma quando mi allontano mi guarda ancora perplesso.
<<Ti devo dire una cosa>>
<<Si, lo avevo intuito>>
<<Che non riguarda noi>> chiarisco.
Il suo volto si fa visibilmente più sereno.
Oh, peccato che non durerà a lungo.
Gli prendo le mani fra le mie, e mi costringo a guardarlo negli occhi mentre apro bocca.
<<Carter ha avuto un incidente stanotte, ed è in coma adesso>>
I suoi occhi si spalancano all'inverosimile.
<<Cosa? No... cosa?>> farfuglia, indietreggiando finché non sbatte contro il muro.
Le sue labbra continuano a schiudersi, provano a far uscire altre parole, ma si accorgono di averle perse tutte, così come le ho perse io.
Me lo tiro addosso, e lo tengo stretto.
Provo a fare da cerotto, anche se so di non essere abbastanza grande per questa nuova ferita.
Per quanto sapere Carter in un letto d'ospedale possa fare parecchio male a me per prima, so che il mio shock e il mio dolore non hanno niente a che vedere con i suoi.
Carter è da un sacco di tempo uno degli amici più stretti di Jude, e tutte le volte che li ho visti insieme non ho mai dubitato su quanto bene si volessero.
<<Jude mi dispiace tantissimo>>
<<Tu non c'entri>> bisbiglia, stringendomi una mano.
È ancora spaesato, immagino che nella sua testa regnino caos e domande a cui neppure io ho riposte.
Mi sento così inutile.
Perché lo vedo soffrire, vedo il suo cuore buono creparsi un po' di più, creparsi ancora una volta, e non riesco a immaginare quanto dolore stia provando, non riesco a immaginare cosa potrei fare per migliorare la situazione.
Niente, ammetto rassegnata a me stessa, niente a parte confortarlo con i miei baci, le mie strette e le mie carezze.

Finché Respiro (Until I Breathe #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora