Quindici ~ Il Mio Ingrediente Segreto

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Jade

A Charleston, ogni piccola festa di Paese, ogni piccola tradizione o novità, si trasforma in caos.
Anche uno stupido evento riesce a raccogliere l'intera cittadina in cinquantacinque metri quadri di piazza, e in definitiva immagino sia così ovunque la città non offra molte attrattive.
Stasera è la sera delle lanterne.
O la sera dei desideri.
Il centro si riempie di bancarelle, si vendono accendini portafortuna e lanterne di carta, e a mezzanotte si fanno volare tutte nel cielo.
È uno spettacolo a dir poco meraviglioso.
Per quanto siano poche le cose che mi entusiasmino nella vita, ricordo che questa festa lo ha sempre fatto, sin da quando ero bambina.
Mamma mi ci ha sempre portata: prima con la nonna, poi noi due da sole, poi con Mark.
Mi faceva passeggiare tra la folla che non andava da nessuna parte, mi comprava la lanterna più bella e mi aiutava ad accenderla.
E io la lasciavo volare via e mi fermavo a guardare estasiata il cielo che si riempiva di piccoli puntini gialli che sembravano lucciole.
Non smettevo mai di stare col naso all'insù finché le lanterne non erano ormai troppo lontane, anche se mi faceva male il collo, anche se mamma mi tirava via ripetendomi che era ora di andare.
Come da tradizione, anche quest'anno scendo in piazza con mamma e Mark.
Resto con loro per un'oretta, ma poi non appena vedo un mio compagno di scuola ne approfitto per allontanarmi da loro anche se non mi trattengo con Logan che cinque minuti, prima di salutare anche lui e cominciare a gironzolare da sola.
Ovviamente, sì, sto cercando qualcuno.
E oggi più che mai spero davvero di trovarlo, perché ho delle ben precise aspettative su come vorrei andasse la serata, e se non dovessi passarla con lui, non avrò tutta la magia che mi sono immaginata.
Insomma, adoro questa serata già di per sé e la attendo da giorni, ma quest'anno ho bisogno di passarla con qualcuno che non sia mia madre, con qualcuno che so la renderebbe non una delle tante serate dei desideri, ma una serata dei desideri indimenticabile.
Considerato che non posso farmi vedere con Evan, non sono molte le scelte che mi restano.
D'accordo, questa storia di non avere amici cominciava a pesarmi.
Cioè, io starei tranquillamente sempre con Jude o con Evan -le uniche persone con cui mi sento affine e a cui non ho voglia di tirare uno schiaffo ogni qualvolta aprono bocca- ma capisco che a volte non è sufficiente.
Il punto è che, davvero faccio fatica a scovare una persona con cui sto bene.
Neanche li ricordo quasi più i tempi prima di Evan e Jude.
Penso che loro mi abbiano salvata dalla solitudine.
Penso che adesso, perderei proprio un pezzo di me se dovessi perdere uno di loro.
Ma con Evan sono certa che non succederà nonostante mia madre adesso sappia la verità: non sta ostacolando come temevo il mio rapporto con lui.
Con Jude invece, per via di quello che provo e che sono sempre più certa anche lui condivida almeno in parte, non ho la stessa certezza.
È tutto un tale casino.
Questa storia è stata parecchio anormale fin dall'inizio: non si tratta di un'amicizia, non si tratta di una relazione. Non abbiamo etichette, non seguiamo un ben preciso modo di comportarci. Siamo due pazzi -soprattutto io- che giocano ad un gioco che li diverte, e che non hanno idea di come potrebbe andare se il gioco finisse.
E chissà perché, ma da un po' ho la sensazione che questo gioco stia sul serio per finire da un momento all'altro.
Quando Jude ha posato quel quasi-bacio sulle mie labbra l'altra sera, dire che ero in estasi e ridotta a un fascio di brividi, è riduttivo.
Ho visto le stelle ad occhi chiusi e ho sentito le farfalle nello stomaco e ho provato sensazioni a cui ogni essere umano, una volta conosciute, difficilmente saprebbe dire di no.
Ma la parte di me che ha avuto paura, non ha perso tempo ad allontanarlo e a far finire tutto.
Dopo, lui mi ha confermato di aver bevuto troppo e di non essere in sé, però non lo so, non so a quale parte di me o di lui credere.
So solo che, adesso che mi sono resa conto di non poter stare senza di lui, sono sempre meno disposta a rischiare di trasformare questa cosa in un fuoco, quando poi potrebbe rivelarsi un fuoco di paglia, e di noi non resterebbe niente.
Una parte di me ne è davvero convinta, ma un'altra...
Un'altra è confusa e ogni volta che lo vede - perché puntualmente io lo trovo- si chiede che cosa tutto questo voglia dire.
Non mi ritengo una ragazza smielata o romantica, proprio per niente, ma questa storia di camminare tra la folla e riuscire sempre ad arrivare a lui, ha un che di superiore alla pura casualità.
È di spalle, ma lo riconoscerei ovunque con quella massa di capelli biondi.
O lo riconoscerei ovunque semplicemente perché si tratta di Jude.
Faccio per avvicinarmi a lui, ma poi mi blocco quando per poco non mi finisce addosso.
Ma che diavolo...?
Metto a fuoco la situazione, e non appena Jude restituisce la spinta a un altro ragazzo che avrà all'incirca la sua età, capisco che stanno litigando.
<<Non è la tua donna, e ti ripeto che non stavo facendo nulla!>>
<<Tornatene dalla fogna da cui sei venuto!>> ringhia Jude, con un tono e un linguaggio che mi sorprendono.
Mi servono solo altri tre secondi per intuire da un anello che porta al dito, che il ragazzo con cui si sta fronteggiando Jude è un Lupo.
Bene, davvero perfetto.
Prima che uno dei due abbia il tempo di attaccare di nuovo, mi intrometto fra loro senza neanche chiedermi se sia saggio o meno.
Afferro Jude per un braccio -che si volta già pronto a spingere via anche me- e lo strattono per farlo tornare in sé.
Mi riconosce, spalanca gli occhi, e mi rivolge un'occhiata severa.
<<Jade. Allontanati>> tuona.
<<No>> ribatto categorica, cercando ostinata di tirarlo via.
I suoi piedi non si schiodano di un solo millimetro da terra.
Grazie al cielo, il ragazzo non sembra avere molta voglia di litigare.
<<Si, portatelo via bambolina, il tuo uomo è un po' agitato>> borbotta, incamminandosi verso la piazza.
<<Jade, va via, non ho finito>>
<<Io dico di si invece!>> lo ammonisco, continuando a trattenerlo per la maglietta.
Lo supplico con gli occhi di smetterla, e lui finalmente mi accontenta.
<<Che cazzo Jade!>> mi riprende, scrollandosi le mie mani di dosso e stringendo i pugni.
<<Dovresti ringraziarmi! Hai voglia di un occhio nero? Perché se mi parli di nuovo così ci penso io!>> lo minaccio, incapace di soprassedere ai suoi toni.
Ci tengo a te Jude Cooper, ma nessuno si rivolge a me così.
E questa non è neanche la prima volta che lo fai.
Lui non mi risponde nemmeno, si passa le dita fra i capelli e marcia via nervoso.
Dovrei davvero lasciarlo perdere, ma d'altro canto non sono disposta a rinunciare ai miei piani per questa serata.
E poi, ancora una volta so che in lui c'è qualcosa che non va e immagino che non sia il caso di lasciarlo da solo in questo stato.
Lo seguo in silenzio, finché non trova un muretto lontano dal caos e ci si siede.
È diventato improvvisamente calmo. Troppo.
È tormentato.
E non essendoci più nessuno con cui esplodere, avendo capito che io non gli permetterò di prendersela con me, suppongo abbia deciso di tornare a tenersi ogni cosa dentro, e nel caso rischiare di implodere.
Ed è una scelta che hanno il coraggio di fare in pochi questa.
Accontentarsi di implodere intendo.
Trovare la forza di ferire solo se stessi e risparmiare gli altri, anche a costo di non mostrare che hai bisogno di aiuto. Anche a costo di restare solo con i tuoi incubi peggiori.
Per sua fortuna, io li vedo lo stesso.
<<Posso sapere che è successo? E comunque volevo solo evitare che ti facessi male>> chiarisco, addolcendo il tono di voce.
Di riflesso, anche la sua espressione perde quei tratti rigidi che aveva acquistato e si rilassa un po'. Accenna un sorriso, poi sospira.
<<Quel bastardo stava infastidendo una ragazza e sono intervenuto per difenderla>>
<<Oh, chi sei il Robin Hood dei poveri?>> lo stuzzico.
Lui alza gli occhi al cielo e mi corregge.
<<Robin Hood faceva tutt'altro>>
<<Non fare il "so tutto io" con me, e comunque magari lei sapeva cavarsela, magari la situazione non era così grave e tu hai soltanto troppo spirito di aiuto in te, Madre Teresa Di Calcutta>>
Stavolta non lo faccio sorridere neanche un po'.
<<Era un Lupo! Certo che era grave la situazione>>
Oh.
Ecco che tutto si fa all'istante più chiaro.
Ecco che, quando entrano in gioco i Lupi, Jude perde la testa e la ragione e la lucidità.
So che dovrei lasciar perdere.
So che non dovrei infierire, che tanto non saremo mai sulla stessa lunghezza d'onda, so che non finirà bene. Ma mi sento comunque in dovere di difenderli quegli uomini e quelle donne che sono sempre sulla bocca di tutti senza meritarselo. Non riesco proprio a restarmene zitta.
Io so che non sono tutti uguali. Io so che non sono tutti come li descrivono.
E quando tu li insulti, offendi qualcuno a cui tengo.
Offendi una parte di me dannazione.
<<Non pensi di essere un po' prevenuto Jude?>> gli chiedo in tutta franchezza.
La mia uscita, gli fa davvero poco piacere.
I suoi occhi mi fulminano sul posto, e dalla sua gola si libera una risata amara.
<<Vorrai scherzare!>>
<<Perché li attacchi sempre?>> ribatto esasperata.
<<E tu perché accidenti li difendi sempre?>>
Ho la ragione per cui lo faccio proprio sulla punta della lingua.
Ma non è il caso che risponda a questa domanda come vorrei.
<<Perché penso che tu abbia un sacco di pregi Jude, ma hai anche un difetto enorme. Sei pieno di pregiudizi. Sei troppo pronto a puntare il dito verso gente che non conosci>>
E con quelle parole, lo faccio davvero infuriare del tutto un'altra volta.
<<Non osare! Non.Osare. Sei tu che non conosci me e la mia storia, sei tu semmai che non capisci! Dio, sei veramente la ragazza più assurda che potessi incontrare. Proprio tu adesso ti metti a sponsorizzare la pace nel mondo? Oh, al diavolo. Sai quanto è frustrante per me il fatto che tu non comprenda cosa provo? Sai quanto è frustrante vedermi pure puntare il dito addosso?>> conclude, avvilito anche più di prima.
Il suo monologo mi lascia parecchio interdetta.
Faccio fatica a trovare una risposta ora.
La mia testa è troppo impegnata a capirci qualcosa di tutte quelle parole che lui ha appena sputato fuori.
Ma comprendere cosa Jude?
Cos'è che non mi dici?
Non può essere tutto qui. Quest'odio non può essere dettato solo dai pregiudizi.
E io sento che questo sentimento stavolta non appartiene a Charleston, sento che non l'hai ricevuto in eredità questo peso.
<<Be', dopotutto neanche tu ti sforzi di capire me e il mio punto di vista. I Lupi non sono tutti uguali, non sono una sorta di banda criminale, sono uomini diversi ma...>>
<<Chiudiamola qui>> mi interrompe.
<<Vorrei finire il discorso>>
<<No Jade, io ti ascolto sempre ma stavolta no. Lo vedi che mi stai facendo male?>>
Mi si piazza davanti, e lascia che mi specchi nei suoi occhi.
Ma sono così scuri, così pieni di nuvole nere, che non resta spazio per nient'altro.
E adesso cazzo se lo vedo quanto non stia bene.
Ma sto solo parlando, perché ti faccio così male?
Serro le labbra e distolgo lo sguardo.
<<E poi non voglio litigare con te>> aggiunge.
<<I rapporti non sono sempre tutti rose e fiori, a volte si litiga>>
<<Sta zitta Jade. E vieni con me>>
E il suo tono è cambiato un'altra volta.
Si sta sforzando di tornare lo stesso di sempre.
Lo stesso ragazzo solare e sereno che finge di essere la maggior parte del tempo.
Sembra che solo io riesca a tirargli fuori la parte peggiore.
O la parte più vera.
Intanto, mi offre una mano.
La prendo, e mi lascio guidare verso una delle tante bancarelle che costeggiano le strade.
Jude compra un accendino e due lanterne, e mi ignora deliberatamente quando gli dico che potevo benissimo pensarci io alla mia.
Questo gesto così stupido e che magari per lui non conta nulla però, intanto mi strappa un gran sorriso dentro che cerco con tutta me stessa di nascondere fuori.
<<Ti va di allontanarci dalla confusione?>>
Più che felice delle sue intenzioni, annuisco e lascio che mi porti dove preferisce.
Mentre la mia testa comincia a domandarsi che intenzioni abbia, e mi fa notare che questa è la prima volta che ci rivediamo dopo quel quasi-bacio di cui nessuno di noi accenna a parlare.
E se volesse affrontare la questione adesso?
E se volesse ripetere tutto da lucido?
Cinque minuti dopo, mi ritrovo sul molo che si affaccia sull'oceano.
È bellissimo questo posto di notte, e stranamente non c'è nessun altro.
<<La ricordi la prima volta che sei venuta qui?>> mi chiede.
<<Be', considerato che mia mamma mi ci ha portato fin da quando ero in fasce, direi di no. Però ho dei ricordi di quando avevo quattro o cinque anni, e di me che guardavo il cielo riempirsi di lanterne e mi sentivo così felice. Ricordo quella precisa sensazione. Una delle più belle della mia vita>>
E per quanto questa tradizione mi faccia ancora bene al cuore, quella felicità di bambina fatico a ritrovarla.
Ma non ho mai smesso di cercarla.
Non so se è semplicemente che da piccoli tutto è amplificato, o se a questa serata manca un ingrediente che sto disperatamente cercando di trovare.
Jude mi guarda assorto mentre parlo, e io mi rendo conto che questa è una delle rare volte in cui parliamo di noi, in cui ci raccontiamo.
Chissà se anche questo è un passo pericoloso.
Mia madre dice sempre che più conosci di una persona, e più quella persona ti piacerà.
È inevitabile.
Perché le maschere le vedono tutti, ma quello che c'è dentro ognuno di noi è la parte più bella, ed è come se volessimo custodirla o donarla a pochi, ed è per questo che resta nascosta.
<<Tu te la ricordi?>> aggiungo, perché improvvisamente provo un bisogno viscerale di avere anch'io un pezzo nascosto di lui.
<<Come hai detto tu, ho dei ricordi vaghi dei primi anni. Il mio primo vero ricordo di questa serata, risale a quando avevo sette anni. Ai miei genitori non piaceva mai stare in mezzo alla confusione, cercavano sempre un posto isolato. Gli piaceva mettersi comodi, portarsi le lanterne dietro e raccontare delle storie. Che a me sembravano tanto una rivisitazione di Hansel e Gretel, perché dicevano che queste lanterne servivano da guida ai bambini che si perdevano. Illuminavano il cielo e indicavano la strada di casa. Erano delle belle storie. E anche io ricordo quella precisa sensazione di pura felicità. Non riesco a provarla più come all'ora, ma mi fa stare bene lo stesso fare questa cosa. Non riesco a rinunciare ad un simile spettacolo. A questa atmosfera>>
<<Quindi, questa è una specie di tradizione di famiglia? Venire al molo?>>
Mi scocca un sorriso e annuisce.
Come se fosse una cosa da poco.
Come se non significasse tanto, tantissimo.
<<L'hai condivisa con me>> osservo incredula.
La mia bocca continua ad aprirsi, avrei mille cose da sputar fuori e vorrei che ne aggiungesse altre lui, ma al contrario Jude pensa che sia sufficiente così.
<<Non c'è bisogno di dire nulla Jade>>
E non ne ho davvero più la possibilità perché all'improvviso le campane della chiesa ci suggeriscono che è scoccata la mezzanotte, e le prime lanterne cominciano a colorare il cielo.
Allora Jude tira fuori l'accendino, mi chiede il permesso di accendere la mia guardandomi dritto negli occhi, poi fa la stessa cosa con la sua, e poi insieme le lasciamo volare via.
E restiamo in silenzio a seguirle con lo sguardo finché non raggiungono il cielo e si uniscono alle altre, restiamo in silenzio ad esprimere i nostri desideri.
Cosa darei per sapere il suo.
Restiamo lì per un tempo infinito.
Questo momento.
Questa pelle d'oca che mi attraversa il corpo senza che abbia freddo.
Questa sensazione di calore che mi scalda dentro.
Ha ragione lui, non c'è bisogno di dire nulla.
Parla già tutto il resto.
E intanto, io sono pericolosamente vicina a sentirmi di nuovo quella bambina di quattro anni.
Bene Jude.
Perciò, sembra proprio che sia tu il mio ingrediente segreto.

 Perciò, sembra proprio che sia tu il mio ingrediente segreto

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Finché Respiro (Until I Breathe #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora