Mason
Se la vita non mi avesse fatto continuamente dei bellissimi regali, e non mi avesse messo davanti infiniti ostacoli, non avrei mai imparato ad essere quello che sono, e a fare ciò che so fare.
Non avrei mai creduto di saper essere un buon ragazzo per Avery quando avevo diciotto anni, non ne sapevo nulla di cose come le relazioni io.
E non avrei mai neppure creduto di poter essere un bravo Lupo quando Thomas mi aveva accolto in quella strana e allargata famiglia. Non me ne intendevo per niente neppure di famiglie.
Quando mi ero ritrovato Evan sulla porta di casa, be', in quel momento sapevo per certo che non avevo idea di come si facesse il padre. Quello, era stato davvero il ruolo che ero stato costretto a ricoprire che mi aveva fatto più paura.
E intanto, col passare dei giorni, col passare degli anni, con un bambino che stava crescendo perfettamente in salute fino a diventare il ragazzo dal cuore più buono che avessi mai conosciuto, avevo capito di aver fatto un buon lavoro.
Di esserci riuscito in qualche modo ad essere non solo un padre, ma anche un buon padre.
Di sicuro non ero stato in grado di dare ad Evan tutto quello che un figlio può desiderare nella vita, di sicuro non ero stato perfetto.
Ma il modo incondizionato e sincero con cui mio figlio mi amava, bastava a darmi la certezza di non averlo rovinato quel bambino bellissimo, prendendolo con me.
Perché quella paura, la paura di commettere gli stessi errori del mio, di padre, per anni era stata presente dentro di me riempiendomi il cervello di spazzatura.
Ero stato più forte. Avevo imparato ancora una volta, e facendo semplicemente il meglio che potessi.
Ma adesso la paura di non saper fare la cosa giusta, stava tornando prepotente.
Proprio adesso.
Proprio adesso che passeggiavo in modo ossessivo davanti al carcere minorile, in attesa che il cancello si aprisse e mi restituissero mio figlio.
Quali cicatrici si sarebbe portato dietro?
Quali pesi avrebbe avuto sulle spalle?
Quali mostri lo avrebbero seguito fino a casa?
Sto guardando le nuvole allontanarsi e scoprire il sole, quando finalmente Evan fa la sua comparsa.
Non l'ho tirato fuori in tempo.
Ci ho messo troppo.
Ne ho la certezza quando incontro i suoi occhi.
I suoi occhi che dovrebbero brillare di nuovo, brillare più di questo sole che ci sta scaldando la pelle, brillare felici.
Sei libero, figlio mio.
Libero.
Perché percepisco la tua anima ancora in catene?
Evan mi si avvicina, abbozza un sorriso, e apre bocca per soffiare una sola parola.
<<Papà>> mi saluta.
E quella parola mi regala ancora così tante emozioni.
Io preferisco non dire niente, e tirarmelo addosso, avvolgerlo tra le braccia, e dargli un assaggio immediato di casa.
Grazie a Dio lui lo ricambia il mio abbraccio, e nel suo modo disperato di stringermi la maglietta tra le dita, ci percepisco tutti i suoi sentimenti contrastanti.
Percepisco soprattutto tanta angoscia e tanto tormento interiore.
Ricaccia indietro le lacrime Mason. Non è quello che tuo figlio ha bisogno di vedere adesso.
<<Jade non vede l'ora di riabbracciarti, ha insistito per venire con me ma le ho chiesto di aspettarti a casa. Credevo che preferissi affrontarci uno per volta>>
<<Grazie>> bisbiglia sincero, confermandomi che le mie intuizioni erano giuste.
Perciò, almeno un po', riesco ancora a capirti.
Almeno un po', continuo a conoscerti.
Gli prendo il borsone dalle mani, e lo guido verso l'auto che mi sono fatto prestare da Thomas.
E tutte le domande che vorrei porgli, e tutte le parole che vorrei rivolgergli, me le tengo per me, perché so che sarebbe la cosa più sbagliate adesso travolgerlo con i miei pensieri.
Gli lascio il silenzio di cui so ha bisogno.
<<Papà? So che adesso vivi... vivremo, da Avery, e mi sta bene. Però, voglio che mi lasci per un paio di giorni nella nostra vecchia casa>>
Infilo le chiavi nel quadro, e torno ad affrontare le sue iridi.
Mi stanno pregando di non controbattere, e per quanto detesti lasciarlo da solo, non posso far altro che assicurargli che può fare ciò che vuole.
Prima, non mi avrebbe mai chiesto niente del genere.
Prima, Evan era il tipo di ragazzo che bramava compagnia, caos, rumore, una vita frenetica.
E adesso mi chiedeva di lasciargli calma, tranquillità, solitudine.
Ma va bene.
Tutto quello che ritiene necessario per ripartire, io glielo concederò.
Lo so che non è bastato varcare quel cancello per lasciarsi quel posto alle spalle, lo so che gli resterà dentro per un bel pezzo.
Così come so anche che, prima o poi, presto o tardi, Evan starà bene.
Perché la forza che ho visto scorrergli nelle vene per quasi diciassette anni, non è qualcosa che si può ammazzare in un paio di mesi.
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Finché Respiro (Until I Breathe #1)
ChickLit#1 La Storia Di Jade e Jude "Se fossi una favola, saresti Alice nel Paese delle Meraviglie. Hai la follia del Cappellaio Matto e il sorriso dello Stregatto." * * * Era iniziato tutto come un gioco fra Jade e Jude. L...