Trentatré ~ E Invece Credo Di Amarti Ancora Così Tanto

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"Amore che torni
se ritorni nei giorni
non cercare da me
quello che non ricordi
Amore che torni
se davvero ritorni
scegli come chiamarmi ma
non come cambiarmi
Perché io sono tutto quel
che ora ti do e nient'altro,
nient'altro per te più non ho
Amore che torni
se davvero ritorni..."
-Negramaro, Amore Che Torni-

Mason

La prigione è una di quelle realtà su cui vuoi o non vuoi, finisci sempre per fantasticarci su almeno un po'.
Giusto una volta ogni tanto, solo per caso.
Ti chiedi cosa succede là dentro, com'è realmente, quanto c'è di vero di quello che vedi nei film, quanto può cambiare una persona, quanto quelle sbarre di ferro possano ammazzarla -spiritualmente parlando.
Be', oggi posso affermare con certezza che se non la vivi questa esperienza, non potrai mai andarci neppure vicino a com'è davvero.
Pensavo di dover temere per la mia incolumità fisica, ma da quel punto di vista ero stranamente al sicuro.
Le poche minacce che sentivo da dietro le celle non si concretizzavano mai, il mio compagno di stanza era un ladruncolo da quattro soldi che si era fumato il cervello con la droga e non faceva che dormire, e gli sguardi sprezzanti dei poliziotti non mi toccavano affatto perché sapevo che li avevo addosso per il posto da cui venivo e non per quello che avevo fatto.
O per quello che non avevo fatto.
Il problema quindi, non era quello che succedeva al mio corpo, ma quello che mi stava succedendo dentro.
Alla mia testa, al mio spirito, alla mia anima.
Questo posto li stava lentamente deteriorando, questo posto li prendeva a morsi e li lasciava morire di fame.
Si, avevo fame, quella stessa fame che avevo già provato da ragazzo.
Fame di attenzioni, fame d'amore, fame di libertà.
Questa routine così spenta che non mi apparteneva, questa vita che più restavo qui dentro e più temevo sarebbe rimasta la mia per sempre, mi risucchiava via le energie e ne lasciava solo un involucro.
Ci sarei morto in questo posto.
Avevo presto cominciato ad avere sbalzi di umore parecchio preoccupanti, e la sera -la sera che era sempre il momento peggiore, la sera che non mi dava di nuovo pace perché mi tendeva degli agguati anche peggiori di quelli che mi tendeva mio padre quando ero ragazzino- mi sentivo tanto male da temere di morire di infarto da un momento all'altro.
Mi mancava l'aria e non vedevo più la luce in fondo al tunnel, per quanto mi sforzassi proprio non la vedevo da nessuna parte.
E mi mancava Evan, mi mancava Jade, mi mancava Avery. E forse mi sarebbe bastato un solo loro abbraccio per stare meglio.
Ma loro non erano lì.
E quegli abbracci forse, non li avrei ricevuti né glieli avrei dati mai.
Per finire, non dormivo e il mio stomaco non aveva fame.
Erano passati a malapena sei giorni, e sentivo già di stare diventando un'altra persona, sentivo già che questo posto stava avendo delle conseguenze terribili su di me.
Qui dentro non eri niente. Qui dentro eri come un animale in gabbia a cui davano da mangiare e un letto in cui dormire.
E questa non era vita.
Senza scopo, senza via d'uscita, senza amore.
Non mi restava niente. In queste condizioni, faticavo perfino a trovare un briciolo di speranza.

🐺~🐺~🐺

<<Davis. Hai una visita>>
Quella mattina, quelle poche parole mi salvano.
Spero con tutto me stesso -con tutto quello che è rimasto di me stesso- che sia una faccia familiare, chiunque delle persone di cui ho bisogno, perché sono davvero vicino al baratro e senza aiuto non posso allontanarmi da lì.
Mi lascio condurre nella stessa stanzetta dell'ultima volta, e la figura che mi attende mi spiazza adesso come cinque giorni fa.
Davvero non avrei mai osato sperare tanto.
Mi aveva lasciato intendere che forse non sarebbe più venuta, e io avevo pregato ogni ora del giorno perché invece lo facesse.
Forse era il mio premio per essere finito qui senza aver commesso alcun reato.
Non aveva idea di quanto avessi bisogno del suo viso preoccupato, bellissimo, un po' mio.
Ci guardiamo, e so che dovrei dire qualcosa, qualsiasi cosa, anche solo per ringraziarla.
Ma se aprissi bocca ora, non so come sarebbe la mia voce.
Intanto i suoi occhi si fanno lucidi, e prima che la guardia mi spinga a sedere lei viene ad abbracciarmi.
E quella luce che che cerco da giorni e che non trovo da nessuna parte, improvvisamente ce l'ho proprio fra le braccia, proprio sotto al mio naso, e mi fa cedere le gambe.
E quella speranza, è più facile tenermela stretta ora.
Mi ci potrei proprio abituare a riaverti tra le braccia così tesoro.
Ci sediamo, e ci guardiamo in silenzio, perché a quanto pare oggi nessuno di noi sa cosa dire.
Lei mi scruta insistente, e poi il suo viso si fa incazzato.
<<Non mi piace quella faccia che hai>>
Per tutta risposta, mi lascio sfuggire una risata amara.
<<Questa non è esattamente una vacanza Avery>>
<<Non me ne importa! Non mi piace quella faccia buia, non mi piacciono quegli occhi vuoti, non mi piace quella voce spenta. Non osare perdere le speranze Mason Davis. Non osare pensare che resterai qui dentro. Non.Osare.>>
Mi sta minacciando. Mi sta minacciando affinché sopravviva.
E quello mi spiazza.
Perché quelle parole dicono anche troppo, dicono tutto quello che in questi mesi non ha mai ammesso.
<<Non voglio arrendermi. Non voglio rassegnarmi. Ma penso di avere davvero poche speranze tesoro>>
Sai che non mi è mai piaciuto molto mentirti.
<<Sei innocente. E questa cosa deve significare qualcosa. Anzi, deve significare tutto>> insiste, causandomi una stretta al cuore.
<<Forse significa tutto per quelli come te. Ma per me, ho paura che conti ben poco. Io sono già colpevole a prescindere. Per loro sono dove devo essere per il semplice fatto che sono chi sono. Chi mai si batterà per me?>>
<<Io! Mi sto battendo io per te, non lo vedi?>> mi chiede ferita. <<Se mi stai lasciando da sola in questa guerra dimmelo subito che getto le armi anch'io. E poi va a dirlo anche a Jade ed Evan. Non ci pensi a loro?>>
Praticamente ogni minuto di ogni giorno.
<<Non ho detto che non penso a loro, dico che forse qui è troppo facile vedere buio, dico che sono obbiettivo. Avery, so come vanno le cose in questo mondo. L'ho imparato anche troppo presto>>
E tu lo sai, tu devi saperlo, perché in quel "troppo presto" tu c'eri.
Nonostante questo però, c'erano delle verità su cui continuavamo ad avere punti di vista diversi. E temevo che le cose non sarebbero cambiate mai.
<<La gente che lavora qui cerca giustizia. E giustizia, è mettere al tuo posto il vero colpevole. Le indagini non si sono ancora concluse, e se quel ragazzo dovesse svegliarsi potrebbe ricordare qualcosa e dare una mano. Non è finita Mason, è appena cominciata>>
Quanto sei testarda? Quanto cazzo diventi ostinata quando ci sono di mezzo le persone che ami?
Nonostante tutto, quanto sono fortunato ad averti come angelo custode?
<<Giustizia Avery? Forse qualcuno ci crede ancora, forse qualcuno lotta ancora per lei. Ma quanti pensi che siano? Quanti pensi che la mettano davanti a tutto? Sai cosa viene prima? La paura e i pregiudizi>>
<<Li stai avendo anche tu>>
<<No, io ho le prove, io so di cosa parlo. Andiamo, non fingere di non vedere come va il mondo. Guardati intorno, guarda i telegiornali. Lo sai che se un poliziotto bianco vede un uomo di colore attraversagli la strada, porta istintivamente la mano alla pistola ? Come se fosse un cazzo di gatto nero. Lo sai che a volte quegli stessi uomini rischiano la vita per nulla? Perdono la vita per nulla? Soltanto perché gli altri hanno paura? E lo sai che ho dovuto fare questo stesso discorso anche ad Evan per spiegargli perché il mondo fuori da casa sua avrebbe potuto guardarlo storto? Che tu ci creda o no, è più o meno così che va con noi, vorrebbero farci fuori tutti soltanto perché abbiamo un'etichetta addosso>> concludo amaro.
Gli occhi lucidi di Avery, mi confermano che ho colpito dove dovevo.
<<Allora perché non te la strappi quell'etichetta se ne va della tua vita?>> bisbiglia poco convinta.
<<Perché non sono io quello che sta dalla parte del torto. Non sono io che sbaglio. E se facessi come dici, gli dimostrerei che hanno ragione quando non ce l'hanno affatto>> replico risoluto.
Lei scuote la testa. Non è d'accordo, ma le serve tempo per ribattere.
<<Non lo hai mai fatto per me. Ma nel tempo, speravo davvero che lo avresti fatto per te stesso, o per Jade, o per Evan>>
<<Mi dispiace che tu non mi capisca>> -mi fa male che tu non mi capisca- <<Mi dispiace che non capirai mai cosa voglia dire dovere la vita a qualcuno. I Lupi mi hanno accolto quando sono rimasto da solo. Mi hanno dato un tetto sopra la testa quando ho perso il mio, mi hanno permesso di condurre una vita dove pugni e lividi non fossero all'ordine del giorno. Non posso voltargli le spalle, e detesto tu non lo abbia mai compreso. Ma allo stesso tempo, sono felice che tu sia completamente libera>>
Ho sempre cercato di essere dolce con lei, ma quando ci addentriamo in questi discorsi, è inevitabile che il mio tono cambi.
Le labbra di Avery si piegano in una smorfia alle mie ultime parole, e mi chiedo che cosa le stia passando per la testa.
E poi, mi chiedo se questa mia lealtà mi terrà davvero per sempre lontano dall'unica donna che abbia mai amato.
Da quella stessa donna che me lo ha anche insegnato cosa voglia dire amare.

Finché Respiro (Until I Breathe #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora