Jade
Questa notte sembrava infinita, eterna, eppure a un certo punto, in qualche modo, avevo dimenticato la paura e dove mi trovavo, ed ero stata catapultata nel passato di Jude.
Dentro la sua testa piena di sensi di colpa, rimpianti, insicurezze e vergogna.
Dentro il suo cuore buono ma incasinato, perché dopo i diversi tipi di dolore che aveva passato, era stato aggiustato male.
Lo capivo un po' di più adesso.
Capivo che, se all'apparenza si mostrava un normale ragazzo tutto sorrisi e occhi dolci, dietro la facciata c'era un altro mondo.
Un mondo che si guardava bene dal mostrare a chi gli stava intorno.
Ero grata del fatto che si fosse aperto con me, ma adesso avrei disperatamente voluto trovare un modo per alleggerire la sua angoscia e il suo martirio interiore.
Dopo avergli ripetuto che all'epoca era soltanto un ragazzino però -e che l'importante era stato trovare la forza di crescere e cambiare per sua figlia- avevo capito che questa era una storia che doveva risolvere con se stesso.
Soltanto lui poteva darsi pace e accettare lo sbaglio che aveva commesso.
Accettare che era umano.
L'unica cosa che mi era rimasta da fare, era stata strofinare la guancia contro la sua e dargli conforto come potevo, mentre entrambi ci rassegnavamo a tornare lentamente a questa realtà grigia e spaventosa.
Jude era esausto dopo tanto raccontare, la sua voce si era fatta roca e bassa.
Io invece stavo morendo di sete e di fame, e sentivo addosso una stanchezza fisica e mentale che raramente avevo provato in diciassette anni.
<<Tra una settimana è il mio compleanno>> bisbiglio di punto in bianco.
Visto che nessuno di noi potrebbe mai dormire -almeno, non stanotte- non ce la faccio proprio a restare zitta.
Jude mi guarda, e sul suo viso si apre un sorriso dolce.
<<Allora dobbiamo assolutamente uscire da qui al più presto. Devo comprarti un regalo>> replica con quel filo di voce che gli resta.
E io lo sento un sorriso stupidissimo stamparsi sulle mie labbra.
Il modo in cui mi sta trattando, le parole che stanno uscendo dalla sua bocca... mi auguro che non sia soltanto perché siamo rinchiusi qui. Mi auguro che, una volta fuori, non tornerà il Jude distaccato e silenzioso dell'ultimo mese.
<<Quand'è il tuo?>>
<<Esattamente dieci giorni dopo il...>>
La risposta di Jude gli muore sulla bocca quando la porta dello scantinato si apre, e Mark si precipita giù dalle scale.
Istintivamente, il corpo di Jude si sposta davanti al mio per proteggermi, e i nostri battiti accelerano pericolosamente.
Mark ha un'espressione stravolta.
Sembra fuori di sé, e non oso immaginare cosa significhi questo per un uomo che la testa a posto non ce l'ha già di suo.
<<Non state dormendo? Bene. Sono ore che penso a una soluzione per questo casino, a cosa farmene di voi due. Avete stravolto il mio piano. Sono anni che muovo i fili di questa città, questo era il momento dello spettacolo finale, cazzo. Avete rovinato tutto, tutto!>> urla, tirandosi i capelli.
Ha perso il controllo.
E io ci provo a seguire i suoi discorsi, ma sembrano soltanto i deliri di un folle.
<<Io detesto gli imprevisti>> riprende. <<Ma, grazie al cielo, ho una mente abbastanza sveglia da saperci fare i conti. Ecco il nuovo piano: devo soltanto fare un'ultima cosa, mettere al suo posto un altro pezzo del puzzle, poi lascerò questa città. E quando sarò abbastanza lontano da sentirmi al sicuro, farò una chiamata anonima alla centrale di polizia e gli spiegherò dove siete. E poi, un giorno, quando tutti avranno smesso di cercarmi, magari tornerò. E finirò quello che ho iniziato>>
<<Ma di che diavolo stai parlando?>> urlo, la testa che mi scoppia per lo sforzo di capirci qualcosa dei suoi ragionamenti, e il terrore di scoprire la verità.
<<Ho sempre voluto che un giorno la mia storia venisse fuori, sai? Credo che dopotutto, comincerò a raccontarla a voi>> replica calmo.
Poi si siede per terra, a debita distanza da noi, e si schiarisce la voce.
Un'altra storia. Non so se ho la forza di ascoltarla.
<<Lo sapevi che sono stato un Lupo anche io, Jade?>> esordisce beffardo, sicuro di sconvolgermi.
Ovviamente, ci riesce. Persino Jude si irrigidisce al mio fianco.
Mi limito a scuotere la testa.
E mi impongo di mantenere la calma, perché da uomo instabile non sai mai cosa aspettarti.
Perciò, non posso sputargli addosso tutte le cose che vorrei.
<<I miei genitori erano dei drogati, non si sono mai presi cura di me. Ci pensava mia nonna a crescermi. Poi quando è morta, non mi sono rimasti che quei due bastardi sempre strafatti per famiglia. A sedici anni, non ne potevo più di quella situazione. Conoscevo la storia dei Lupi, di questi uomini e di queste famiglie che vivevano al confine della città, e che erano legati da un forte senso di appartenenza. Io avevo bisogno di sentirmi amato, capisci? Di non restare solo. Così, sono andato da loro a chiedere aiuto. Mi hanno accolto subito. Mi hanno accolto, e mi hanno insegnato a crescere secondo le loro regole. Regole del cazzo>> ringhia, cambiando tono di voce nelle ultime tre parole.
Se, per tutto il suo discorso nel suo tono ho percepito quasi dolcezza e malinconia, sobbalzo a quel brusco cambio di rotta.
<<Sono stato buono e fedele per i primi anni. Forse, se non mi fossi innamorato di una stronza sarei ancora un Lupo, chissà. Ad ogni modo, io e Holly siamo stati insieme per tanto tempo. Lei mi ha illuso, mi ripeteva sempre quanto mi amasse. Finché all'improvviso quell'amore è svanito. Puff. Ha iniziato a dirmi che non provava più niente, e solo dopo ha ammesso di essersi innamorata di un altro. Io aspettavo che rinsavisse, che tornasse da me, e lei invece che faceva? Si lasciava mettere incinta da un altro. Squallido, non trovi?>>
Mark punta i suoi occhi scuri e tormentati sui miei, e io mi ritrovo ad annuire.
Assecondalo.
<<L'ho costretta a dirmi chi era quello stronzo. Sono andato a cercarlo. E l'ho picchiato fino a fargli perdere i sensi. Lui si era fregato la mia donna, capisci? Non potevo lasciare che la passasse liscia. Comunque, quel ragazzo ha perso la vista ad un occhio per colpa di uno dei miei pugni. E così, il cattivo sono diventato io. Ci crederesti? I Lupi mi si sono rivoltati contro. Mi ripetevano che avevo infranto il loro codice. La loro prima regola. Lealtà. E quando gli ho fatto notare che io ero stato il primo ad essere tradito da uno di loro, mi hanno detto che Holly semplicemente non mi amava più e voleva stare con un altro. Per loro era normale. Per loro, ero io quello strano. Mi hanno buttato fuori. Mi hanno costretto a prendere le mie cose e lasciare il loro territorio. Mi hanno lasciato di nuovo da solo. Senza lavoro, senza casa, senza famiglia. Non avevo neanche vent'anni>>
Potrei persino provare un pizzico di compassione per quel ragazzino che Mark è stato, e che è rimasto da solo per la seconda volta.
Potrei, se soltanto non avesse fatto perdere parzialmente la vista ad un altro essere umano.
<<Be', sai come si dice però, no? Non tutti i mali vengono per nuocere. Da quel momento, ho capito che io sono nato per qualcosa di più grande. Non per nascondermi in quel buco di periferia e omologarmi. Una notte sono tornato, e ho rubato loro tutti i soldi che sono riuscito a trovare. Poi mi sono preso una casa, e iscritto al college. Ho studiato per ottenere una laurea. Sono diventato questo. Di giorno. Di notte, ero quel ragazzino abbandonato che giurava vendetta. E, Dio se l'ho orchestrata bene la mia vendetta>>
Nei suoi occhi brilla una luce sinistra e cattiva adesso.
Ho paura ad ascoltare il seguito.
<<Hai capito cosa sto dicendo, tesoro?>> mi chiede, dandomi i brividi.
Scuoto la testa.
Ma in verità, qualcosa sto immaginando.
<<Che ci sono io dietro alla maggior parte dei reati per cui venivano accusati i Lupi>> ammette fiero. <<All'inizio, mi sono limitato a prendermela con le famiglie che mi avevano fatto del male. Quella che mi aveva accolto e poi gettato via. Quella di Holly e quella di quel bastardo, anche se poi quei due si sono trasferiti in città per crescere la loro bambina. Jude? Nel caso non l'avessi ancora capito, quella bambina era la madre di tua figlia. Ma non è importante>>
Un momento, cosa?
Sto perdendo il filo del discorso, ma non ho il coraggio di interromperlo.
Davanti a me, Jude è una stalattite di ghiaccio.
<<Ho trovato un posto fuori città, un posto che fabbricava gioielli. Lì ho fatto copiare gli anelli di quelle famiglie, e li ho lasciati nelle varie scene del crimine. Crimini di cui mi sono occupato personalmente, ovvio. Poi ci ho preso gusto, e ho deciso che volevo vendicarmi di tutti. Volevo che questa città i Lupi li odiasse sempre di più, uno per uno. Vi vedo confusi, smetterò di girarci intorno>>
Mark si alza, viene più vicino, e si accovaccia davanti ai nostri volti.
Sta calma Jade, non fargli vedere che hai paura.
<<Ci sono io dietro agli incendi nei parcheggi, ci sono io dietro ai locali e alle macchine bruciate, ci sono io dietro il rapimento di Summer, ci sono io dietro l'incidente di quel vostro amico. Quello non l'ho fatto apposta, però alla fine mi è tornato utile. A casa tua avevo giusto trovato l'anello che ha perso tuo fratello, Jade. Non avrebbe mai dovuto mettere piede nella nostra abitazione. Pensa che delusione per me, scoprire che avevi a che fare con quella gente. Che rifiutavi il mio amore, ed elemosinavi quello delle persone che ti avevano abbandonata. Per non parlare di tuo padre che tornava a fare il cagnolino di Avery... Un altro Lupo che tentava di rubare la mia donna. Dio!>>
Mi viene da vomitare.
Mi viene da vomitare, mi viene da vomitare, mi viene da vomitare.
<<Ho provato a uccidere tuo padre, lo sai? L'altra notte sono entrato in casa sua, e ho manomesso l'impianto del gas. Purtroppo, il mio piano non è andato a buon fine. Ma io non mi arrendo. E se tua madre non vuole stare con me, non starà neppure con lui! A costo di farlo finire sottoterra per dividerli>> conclude, diabolico.
<<No! No, no, no, no! Che cosa vuoi fare? Torna qui! Torna indietro!>>
Le mie grida disperate non servono a nulla.
Mark, dopo avermi rivolto un sorriso isterico, sparisce oltre la porta.
Mi gira la testa.
Tutto questo è assurdo.
Tutto questo è surreale, è da pazzi.
Se ripenso a tutto quello che ha ammesso, fatico persino a ricordarmi come si respira.
Papà. Evan.
<<Jade! Jade respira, ti prego>>
La voce di Jude mi arriva ovattata, come se fossi sott'acqua.
<<Cerca di calmarti, ok?>>
Calmarmi? C'è il caos nella mia testa. Non posso calmarmi.
Penso a quante volte la mia famiglia è stata in pericolo, penso a tutto quello che abbiamo passato negli ultimi tempi, penso al povero Carter che ha rischiato la vita.
E poi, penso ad Evan finito in prigione per i capricci di uno psicopatico, penso ad Evan che è finito in mezzo ad una sorta di gioco surreale e ci ha rimesso la sua innocenza e la sua anima buona.
Penso ai suoi occhi spenti, tristi, vuoti.
Penso ai suoi abbracci freddi, brevi, senza emozione.
Penso alle sue parole rotte, alle sue parole sputate fuori con il contagocce, alle sue parole che una volta mi travolgevano come un fiume in piena.
E alla fine, scoppio a piangere in singhiozzi disperati soprattutto per lui.
Per quel fratello che ho ritrovato e conosciuto, e che nel giro dello stesso anno ho perso.
Amerò qualsiasi nuova versione di Evan, lo giuro a me stessa.
E starò sempre attenta a non fargli pesare quanto mi manchi quel ragazzo esuberante e col sorriso sulle labbra e con la luce negli occhi, che ho avuto la fortuna di vivere appieno per quattordici mesi.
Che ho avuto la sfortuna di vivere appieno soltanto per quattordici mesi.
Ma, dentro di me, non potrò fare a meno di sentirmi un po' -solo un po'- a lutto.
Sento la bocca di Jude posare piccoli baci sulla mia testa, sento il suo viso cercare un contatto con il mio, sento le sue labbra che provano ad asciugarmi le lacrime, sento la sua voce bisbigliare parole a caso.
"Shh, si risolverà tutto. Il tempo risolve tutto. Non piangere, non piangere, non piangere".
Sento che niente può confortarmi in questo momento.
Quando i miei occhi si sollevano dal pavimento e incontrano i suoi, si ritrovano davanti un viso rigato da altre lacrime, lacrime silenziose stavolta.
Si ritrovano davanti un viso carico di nuovi sensi di colpa.
Tutte le sue convinzioni sono crollate, tutta quella rabbia era rivolta verso le persone sbagliate.
Se l'è presa con delle persone innocenti, se l'è presa con me, con me che avevo ragione.
E adesso, adesso gli tocca prendersela ancora una volta con se stesso.
Crollerà. Crollerà sotto il peso di tutte quelle emozioni negative che lo stanno travolgendo.
E io ci ho provato a salvarlo.
Ma soltanto lui poteva scegliere di togliersi quegli occhiali fatti di rabbia e odio, e di guardare questa città senza filtri.
Se li è tolti comunque, alla fine.
Purtroppo per lui, Jude non è proprio il tipo da "meglio tardi che mai".
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Finché Respiro (Until I Breathe #1)
ChickLit#1 La Storia Di Jade e Jude "Se fossi una favola, saresti Alice nel Paese delle Meraviglie. Hai la follia del Cappellaio Matto e il sorriso dello Stregatto." * * * Era iniziato tutto come un gioco fra Jade e Jude. L...