Dieci ~ Cos'è Che Ho Appena Detto?

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Jade

Anni e anni a cercare qualcosa a cui appassionarsi per passare il tempo libero, qualcosa con cui identificarsi, qualcosa a cui dare anima e corpo e che pian piano inizi a insinuarsi in quello che non solo è il tuo presente, ma anche il tuo futuro, e poi è un volantino volato via dalle mani di un ragazzo e finito dritto dritto sulla mia faccia ad aprirmi gli occhi.
"Cercasi speaker radiofonica".
Normalmente, non avrei neppure visto di cosa si trattava e avrei fatto finire quel pezzo di carta nel primo cestino che mi fosse capitato di incontrare in corridoio.
Stranamente, stavolta qualcosa aveva catturato la mia attenzione, mi aveva fatto abbassare gli occhi assonnati sulle scritte blu a caratteri cubitali del volantino, e adesso quelle stesse poche parole non riuscivo a smettere di fissarle e rileggerle.
Perché più le guardavo, e più la mia mente viaggiava di fantasia e mi proiettava in quel mondo fatto di cuffie e microfoni e musica.
E i brividi che avevano preso a corrermi all'improvviso su per la schiena, mi stavano senza alcun dubbio suggerendo che quella possibilità di andarmi a prendere quel lavoro, non solo volevo sfruttarla, ma desideravo proprio farla mia.
Niente "proviamo e vediamo come va", ma piuttosto "spacchiamo e prendiamoci quello che ci spetta".
Erano poche le cose che avevo voluto fare mie in diciassette anni.
D'accordo, una soltanto: Jude Cooper.
E adesso che sentivo questa emozione di possesso verso qualcos'altro, adesso che ero eccitata per qualcosa che non fosse un certo ragazzo dai capelli biondi, non potevo proprio farmela sfuggire quell'occasione.
E, a proposito di Jude, non potevo fare a meno di pensare alla discussione che avevamo avuto solo qualche giorno prima.
Adesso avrei dovuto dargli ragione, perché senza alcun dubbio dopo anni a cercare una passione consona alla sottoscritta, ora era stata lei a trovare me, era stato quel volantino a piombarmi letteralmente addosso.
Questa gliela dovevo proprio raccontare, anche a costo di contribuire a gonfiare un po' il suo ego.
Lo avrei fatto anche ridere di cuore almeno.
E magari, chissà, mi aveva portato bene con le sue perle di saggezza, e sarebbe stato felice di sapere che finalmente si sarebbe ridotto in modo notevole il tempo libero in cui avrei potuto andare in giro a combinare casini.
Il mio casino più grande però, sarebbe sempre rimasto lui.
Lui e qualsiasi cosa mi inventavo per stargli vicino.
Lui e tutte le parole pericolose che mi uscivano di bocca in sua presenza.
E su quel fronte, non sarebbe mai cambiato nulla. Ci avrei messo la mano sul fuoco.

Quel primo pomeriggio, una volta uscita da scuola, non torno neppure a casa a pranzare.
Mando un messaggio a mia madre dove le dico che ho una cosa da fare e che dopo le spiegherò, poi metto l'indirizzo che trovo sul volantino su Google Maps, e mi incammino verso gli studi della radio.
Finisco in un quartiere che definirei altamente benestante, e mi fermo davanti ad un edificio imponente che per mia fortuna non è nemmeno lontano da scuola.
Salgo la non poi tanto modesta scalinata a cui probabilmente dovrò fare l'abitudine -a cui spero di dover fare l'abitudine- e superati un paio di corridoi, mi ritrovo nell'area dedicata alla radio.
Questo posto sembra un labirinto accidenti.
Però sento già l'emozione scorrermi nelle vene nel calpestare il pavimento di marmo dell'edificio con le mie umili Converse.
Busso titubante alla porta chiusa in cui mi imbatto, e dopo aver aspettato che una voce mi inviti ad entrare, abbasso la maniglia e mi ritrovo in una sorta di salotto piuttosto spoglio e piuttosto abbagliante tanto è bianco.
Un ragazzo sui venticinque anni se ne sta comodamente sdraiato su un divanetto a giocare al cellulare.
È chiaro che non aspettava visite.
Perché in effetti, i colloqui iniziavano domani. 
Non appena mi nota, salta su e mi studia incuriosito.
E mi punta addosso un paio di iridi così nere, che per un attimo me ne resto immobile ad aspettare che in qualche modo mi risucchino.
<<Ciao. Cerchi qualcuno?>> mi chiede gentile.
<<Ehm, si, chiunque abbia lasciato questo nella mia scuola>> rispondo mostrandogli il volantino.
<<Oh. Sei interessata?>> si illumina subito.
<<Perché no, ho del tempo libero nel pomeriggio e...>>
<<Aspetta, hai detto scuola prima?>> mi interrompe. <<Gesù, avevo chiesto di distribuirli all'università, non nelle scuole>> continua borbottando e massaggiandosi la fronte.
Accidenti.
Quasi quasi vedo il mio sogno cominciare a sgretolarsi proprio davanti ai miei occhi.
Oh, ma non sarei io se me ne restassi in silenzio a lasciare che accada.
Visto che immagino ormai sia tardi per fingere di essere più grande e tornare con un documento falso, non posso che tentare di convincerlo con le mie sole forze e con la mia rinomata lingua lunga.
<<Vado a scuola si, è un problema? Ho diciassette anni ma non fare l'errore di sottovalutarmi per questo, per favore. E non farmi neppure tirar fuori quel discorso sui ragazzi che maturano dopo, perché considerato che non sarai poi tanto più grande di me, abbiamo praticamente la stessa età>>
L'ho sconvolto, non c'è dubbio.
E anche in positivo giurerei.
Non volevo risultare impertinente, ho usato un tono scherzoso e un sorriso che gli potessero far capire che non sono seria, ma che so reggere e affrontare una conversazione.
<<Hai una maniera piuttosto bizzarra di presentarti e di cercare di ottenere il lavoro>> osserva divertito.
Il fatto che non si sia offeso mi suggerisce che è uno a cui piace stare al gioco.
Bene, questo ragazzo comincia a piacermi.
<<Ho una possibilità o no?>>
Finge di pensarci su qualche istante, e poi mi tende una mano.
<<Ce l'hai. Ed è il caso che mi presenti allora, sono Carter. E potresti dover passare un paio di ore al pomeriggio con me>> ammicca.
<<Jade, e non interpretarlo nel modo sbagliato ma non vedo l'ora>>
Scoppia a ridere, e scuote la testa facendo rimbalzare quella massa di ricci scuri che si ritrova.
<<Bene Jade, ti va di restare e vedere come funziona la diretta? Così da domani puoi già cominciare. Ti metto in prova per una settimana>>
<<Ottimo!>>
Il fatto che me ne sia uscita con uno squillante "Ottimo!" la dice lunga su quanto sia su di giri in questo momento.
<<Il nostro programma prevede diverse rubriche equamente distribuite durante la giornata e gestite da me e da altre due ragazze. Loro si occupano dell'oroscopo e del notiziario ogni mattina, mentre tu dovresti aiutarmi nel pomeriggio con le telefonate da casa, le dediche, le canzoni...>>
<<Mi piace>> approvo, non riuscendo a fare silenzio per più di un minuto.
<<Direi che è perfetto allora! Vado in onda fra dieci minuti, non oltrepassare le porte a vetri, resta pure qui e be', presta attenzione>>
Faccio come dice, e vado a sistemarmi sul divanetto dove ho trovato lui poco fa.
Nelle due ore successive, non mi limito ad assistere a Carter che si destreggia alla perfezione fra ben tre diverse rubriche, ma metto subito in moto il cervello e comincio a sviluppare delle idee tutte mie come quella di inserire una canzone al giorno di una qualche band semi-sconosciuta ma molto valida. Qualche pezzo che le generazioni di oggi o del passato hanno finito per sottovalutare, persi in mezzo alla marea di nuovi cantanti che emergono ogni giorno.
Prendo appunti tutto il tempo.
Quando Carter conclude la trasmissione e torna da me, sembra molto soddisfatto della cosa.
<<Oh, vedo che ti sei già messa al lavoro eh? Sento che mi piacerai molto Jade>> prorompe compiaciuto.
<<È una frase che ho sentito molto spesso questa>> sospiro teatralmente.
<<Posso capire perché>> ammicca. <<Per oggi puoi andare a casa. Lasciami il tuo numero e vieni qui domani alle quattro. Sei ufficialmente in prova!>>
<<Quindi se la settimana di prova va bene il posto è mio? Annullerai il resto dei colloqui?>> indago, cercando di fare la vaga.
<<Credo proprio di si. Molto furbo da parte tua piombare qui un giorno prima>>
<<Che posso dire, ci tenevo particolarmente>> ammetto, strappandogli ancora un sorriso.
<<Qualcosa mi dice che ci divertiremo un sacco io e te>>
<<Lo spero. A domani Carter>>
Mentre cerco di trovare l'uscita, rischio di perdermi ben due volte.
Quando grazie al cielo individuo la porta principale e faccio per spingerla e uscire, mi scontro con un ragazzo tanto alto e robusto che mi fa vacillare.
Ritrovo l'equilibrio, alzo gli occhi nello stesso istante in cui lui alza i suoi dal cellulare, e le scuse che entrambi ci stavamo lasciando scivolare di bocca si bloccano in gola e vengono sostituite da due sonore risate.
<<Detesto essere ripetitivo, ma mio Dio Jade, tu sei ovunque davvero!>> sbotta un attonito Jude.
E stavolta non ho neppure dovuto impegnarmi come al solito.
È bello scoprire che qualcuno lassù inizia a darmi una mano.
<<Ehi, stavolta sono arrivata prima io>> gli faccio notare.
<<Lo vedo. Che fai qui?>>
<<No, tu cosa ci fai qui! Non vorrai mica fare un provino per il posto di speaker vero? Seriamente, non hai tempo anche per questo e...>>
<<Sta tranquilla, queste cose non fanno per me. E hai ragione, non ho più spazio sull'agenda per prendere altri impegni>> concorda.
<<Bene. Perché in quel caso saresti rimasto deluso visto che il posto è già stato preso. Da me>> preciso, felice e orgogliosa.
<<Tu?>> osserva sorpreso.
Alzo le spalle, e ancor prima che io apra bocca lui precede la mia risposta.
<<Si, lo so, non dirmelo, ti annoi>>
<<Indovinato. E non immagineresti mai come sono finita in questo posto. Mi è piombato un volantino in faccia! Ci crederesti? Come hai detto tu, è stato lui a trovare me>>
<<Sono molto felice per te Jade>> replica sincero. <<E complimenti per aver superato il colloquio>>
<<È stato facile, sono venuta qui un giorno prima che iniziassero. E ho stregato il ragazzo con cui ho parlato col mio charme>> fingo di vantarmi, imitando una voce da ragazzina snob.
<<Oh, non ne dubito. Sei sempre la solita furbetta comunque>> commenta. <<Questo vuol dire che adesso ti vedrò meno spesso in giro?>>
<<Non preoccuparti per quello, il mio nuovo hobby non toglierà del tempo a te>>
Alza gli occhi al cielo e quasi mi ipnotizza scuotendo la testa e facendo ondeggiare intorno al viso quella massa di onde dorate che si ritrova.
<<Adesso si può sapere che ci fai tu qui?>>indago curiosa.
<<Sono venuto a salutare un amico. Suppongo che tu conosca Carter ora>>
<<Già, sembra che lavorerò con lui>> lo informo.
E non so se è una mia impressione, ma mi sembra di scorgere un'ombra passare sul suo viso.
<<Ti lascio andare per stavolta. Devo tornare a casa a studiare>>
<<Oh, quindi ogni tanto fai anche quello>> mi prende in giro.
<<Mi piace anche essere intelligente si, e so che te ne sei accorto>>
Gli faccio l'occhiolino e scappo giù per le scale.
Meglio che cominci a prepararmi psicologicamente all'ira di mia madre, ho fatto davvero tardi.
Arrivo a casa, e Mark e mamma sono in cucina che preparano la cena con in sottofondo della musica latina.
Sarebbe una scenetta molto romantica se non fosse che proprio continuo a non vedercelo quell'uomo accanto a lei.
<<Jade! Dove sei stata?>> prorompe mia madre quando mi vede.
Abbandona le carote che stava affettando e si pianta le mani sui fianchi.
<<Ciao Mark. Mamma, non arrabbiarti ti prego, ho una bella notizia. Potresti avere davanti la nuova speaker radiofonica di una delle radio di Charleston>> annuncio orgogliosa.
La sua rabbia si stempera subito.
Le mostro il volantino, e mentre le spiego com'è andato il mio pomeriggio sul suo viso si susseguono stupore, preoccupazione e orgoglio.
<<Ma come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere?>>
<<Be', ho pensato che fosse un passatempo interessante>>
<<In realtà, proprio oggi te ne ho trovato uno migliore. Corsi intensivi per il college, ti danno un mucchio di crediti così che qualsiasi università tu scelga, sarai presa di sicuro. Sono senza dubbio più utili Jade, dovresti scegliere questi>> interviene Mark, posando un fascio di fogli sul tavolo.
Ah.
E da quand'è che ti occupi del mio futuro tu?
<<D'accordo che vado bene a scuola, ma non ho certo intenzione di stare giorno e notte sui libri. Voglio cominciare questo lavoro. Ti va bene mamma?>>
Normalmente non le chiederei il permesso, ma la stronza che è in me vuole far notare a Mark come lui non abbia alcun potere decisionale su di me o su questa storia.
<<Va bene tesoro. Se ti fa felice, va bene>>
<<Avery! Avevi appena detto che avevo avuto una bellissima idea a cercarle dei corsi per il college. Eri così contenta che pensassi al suo futuro, che...>>
<<Si, ma questo non vuol dire che non debba vivere il presente. Va bene così Mark>>
Resto ad ascoltare il loro breve dibattito in silenzio, e poi filo via nascondendo un sorriso.
Non sono mai stata così fiera di te mamma.

Jude

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Jude

Ogni volta che Jade spuntava fuori dal nulla e me la ritrovavo nei posti più improbabili, mi sorprendevo sempre nonostante ormai fosse praticamente una cosa di routine.
Mi ero già chiesto parecchie volte se fosse una piccola stalker o se il destino la mettesse di sua spontanea volontà sulla mia strada, ed ero arrivato alla conclusione che a quanto pareva, se non ci pensava l'una interveniva l'altro.
Comunque mi aveva fatto piacere vederla così entusiasta per aver finalmente trovato quel passatempo che tanto cercava, non avrei mai detto che questo fosse il suo mondo ma, ehy, del resto chi mai avrebbe detto che mentre i miei amici si sbronzavano nei bar io mi dilettavo con le arti marziali?
E poi l'importante era sempre essere felici. E il sorriso che Jade aveva oggi sulle labbra, quel sorriso che la faceva apparire ancor più raggiante di quanto non fosse di solito, mi diceva chiaramente che lo era.
Dal mio canto, avevo riscontrato un solo e piccolo tasto dolente in tutta questa storia.
Il fatto che avrebbe lavorato con Carter.
Mi dava fastidio.
Perché conoscevo Carter.
Lo conoscevo da quando papà gli aveva dato un lavoro per l'estate nella nostra società più di sei anni fa.
Lo conoscevo come le mie tasche. E gli volevo un bene dell'anima.
La sua ossessione per le belle ragazze non era mai stata un problema per me.
Fino ad ora.
Ora che temevo gli sarebbe piaciuta una certa donna.
Insomma, parlavamo di Jade, e per quanto l'essere attratti da qualcuno possa essere soggettivo, con un tipo così se non eri attratto dal suo corpo, eri inevitabilmente attratto dalla sua testa. E già soli cinque minuti dopo averci parlato.
O cinque secondi dopo averci parlato, nel mio caso.
Non appena lo raggiungo sforzandomi di togliermi di dosso quell'espressione infastidita, Carter conferma i miei sospetti nel giro di tre secondi.
<<Jude! Ti ricordi che cercavo una compagna per la radio per il pomeriggio?>> esordisce, sulle labbra già un sorriso da seduttore.
<<Mi ricordo, si>> dico cauto.
<<Amico, non immagini neanche che tipetto che ho assunto>>
<<Credo di averne una vaga idea in verità...>> borbotto, sebbene lui non mi stia neppure prestando attenzione impegnato com'è nel suo racconto.
<<Occhi verdi. Minuta ma con delle forme da urlo. E sapessi che lingua tagliente e che testa brillante. Con quelle come lei non ci si annoia mai, e io...>>
<<Fermo. È mia>> sbotto all'improvviso.
Cazzo.
Cos'è che ho appena detto?
<<Eh? In che senso è tua? La conosci?>>
<<La conosco>> mi sforzo di rispondere.
<<Be', ma in che senso è tua?>> insiste, guardandomi come se mi fossero spuntate altre due teste.
E come non capirlo in fin dei conti.
<<Non lo so ancora>> sospiro passandomi una mano sul viso.
Io detesto espormi così, detesto aver confessato questa cosa.
Evidentemente però, non sono riuscito a evitarlo e a trattenermi.
<<Non lo so ancora ma è mia>> ribatto risoluto.

<<Non lo so ancora ma è mia>> ribatto risoluto

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Finché Respiro (Until I Breathe #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora