Jade
La prima volta che ho visto Jude Cooper, ormai quasi un anno fa, stavo scontando la mia pena con dei lavori socialmente utili per aver combinato un casino a scuola.
L'ho già detto che non sono esattamente la brava ragazza di buona famiglia che ci si aspetterebbe io sia?
Mia madre ci aveva provato ad educarmi come si deve, ma suppongo che il sangue di mio padre abbia avuto la meglio alla fine.
Ad ogni modo, all'epoca avevo sedici anni e stavo smaltendo le ore rimaste passandole a tinteggiare i muri di una casa di accoglienza per ragazze madri. Lui ne aveva venti, e al contrario di me, si trovava lì perché in quel posto ci faceva volontariato.
Già, non solo quel ragazzo lavorava qualcosa come sette ore al giorno per l'impresa di costruzioni di famiglia, ma trovava anche il tempo per fare del volontariato.
Questo la diceva lunga su quanto fosse distante e diverso da me.
Nonostante gli piacesse far credere di essere un duro, era sufficiente parlargli per due minuti per capire che aveva il cuore tenero come quello di un innocuo e docile agnellino.
Mi era bastata un'occhiata nella sua direzione per volerne sapere di più. E di solito io me ne fregavo di tutti, l'unica persona a cui non avevo sbattuto la porta in faccia -letteralmente- era stato Evan, quando un anno prima me l'ero ritrovato sulla soglia di casa scoprendo così di avere un fratello minore.
Era in questa maniera che costruivo i legami io, non sceglievo con la ragione, lasciavo che i battiti del mio cuore mi dicessero se ne valesse la pena oppure no. Lasciavo che fossero l'istinto, i sensi e l'intuito a suggerirmi.
Ma tornando a Jude, chissà cosa doveva aver pensato non appena una ragazzina piombata improvvisamente nel suo regno e spuntata fuori dal nulla, aveva preso a stuzzicarlo prendendosi una confidenza che forse non avrebbe dovuto avere.
Se gli davo fastidio però, non lo aveva mai dato a vedere, e a dirla tutta le mie forme non troppo modeste e il mio viso che in molti -prima di conoscermi- definivano adorabile, avevano sempre ricevuto qualche secondo di attenzione di troppo dai suoi occhi, mentre i mezzi sorrisi che riuscivo a strappargli sempre più spesso, erano sufficienti a spingermi a continuare a giocare con lui.
Era un gioco che mascherava qualcosa di più il mio.
Perché verso quegli occhi chiari e quei capelli così insoliti, verso quel sorriso appena accennato e quel corpo possente, avevo sempre sentito un possesso fuori luogo.
Ed era per colpa di quel quasi ossessivo interesse che in poco tempo avevo imparato a scoprire i posti e i locali che frequentava la sera e nei fine settimana, in modo da farmi trovare lì per non perdere i contatti una volta terminate le ultime ore di servizio sociale.
Peccato che non fossi ancora riuscita a strappargli qualcosa di più di quei mezzi sorrisi, qualcosa che andasse oltre questo gioco.
Non mi arrendevo comunque.
Non aspettavo altro che lo facesse lui però.
Che si arrendesse a me.~🐺~🐺~🐺~
~🐺~🐺~🐺~Una brutta influenza durata più di una settimana, mi aveva già tenuta segregata in casa fin troppo a lungo.
Perciò quel venerdì sera, nonostante il cielo coperto dalle nuvole prometta pioggia, e nonostante mi senta in forze quanto un elefante sedato, non appena il termometro segna che la mia temperatura corporea è scesa a trentasette, mi vesto in un lampo e decido di raggiungere Jude nella solita piazza davanti al pub più frequentato in questa zona di Charleston, dove ho la certezza di trovarlo.
Se la città non offre di meglio, è lì che lui e il suo gruppo di amici trascorrono le serate.
E infatti.
Anche in mezzo alla folla, lo individuo subito: seduto sul cofano di una macchina chiacchiera distrattamente con una biondina, una birra in mano, e quella smorfia-sorriso perennemente posata sulle sue labbra.
Quanto mi sei mancato Jude Cooper.
I miei occhi potrebbero momentaneamente perdere le loro facoltà per la troppa emozione di ritrovarsi davanti un simile spettacolo dopo giorni di soffitti bianchi e programmi spazzatura alla tv.
Mi avvicino, cauta, ma resto a debita distanza dal suo gruppo. Lo osservo con insistenza finché lui non si volta e mi nota.
Si scusa con i suoi amici, e dopo essersi beccato un paio di occhiate infastidite -specie femminili- mi raggiunge.
<<Jade! Iniziavo a preoccuparmi, non ti facevi vedere in giro da un po'>>
Scrollo le spalle e cerco di fare l'indifferente.
<<Ti sono mancata eh?>>
Jude alza gli occhi al cielo, scuote la testa, e io prendo la sua reazione evasiva per un sì.
Lo so che è un si.
<<Sei venuta qui da sola? Non puoi uscire in piena notte senza neppure un'amica, non puoi andartene tranquillamente in giro per strade deserte mentre torni a casa. Ci sono uomini che non aspettano altro>> mi rimprovera contrariato, dopo essersi accertato che non ci sia nessuno con me.
D'accordo, potrei essere stata leggermente imprudente.
Di solito ho un paio di amici di cui non mi importa nulla che sfrutto spudoratamente per uscire quando mi annoio, e per raggiungere lui quando mi manca.
Stasera ho fatto tutto talmente di fretta che non mi andava di cercare qualcuno a cui aggregarmi.
<<Mi riaccompagni tu?>> replico, mettendo su un faccino d'angelo.
Che di certo non mi appartiene affatto.
<<Jade>> mi ammonisce.
<<Deve piacerti proprio un casino il mio nome, lo ripeti fin troppo spesso>>
<<Perché tu mi fai uscire fuori di testa!>>
<<Quindi lo ammetti? Che la sottoscritta ti ha fatto perdere la testa?>> ammicco sfacciata.
Jude solleva un sopracciglio, esasperato, sospira teatralmente e beve un sorso di birra.
Io mi disconnetto per un momento dal pianeta Terra, seguo le sue labbra che si posano sulla bottiglia ghiacciata, e lascio che i miei pensieri prendano strade su cui sto ancora imparando ad orientarmi.
È da quando lo conosco -e solo per lui- che faccio certi tipi di pensieri.
Che sono più sfrontata, audace, impertinente.
<<Posso?>> chiedo infatti, indicando con un cenno del capo la sua bottiglia di birra quando la allontana dalla bocca.
<<Non puoi bere>> tentenna.
<<Solo un pochino>> insisto.
<<Non mi conosci abbastanza bene per voler condividere una birra con me. Non hai paura di beccarti qualche malattia infettiva che magari mi sono preso facendo lo stronzo in giro, posando la bocca dove c'è già stata la mia?>>
Malattia infettiva? Che ti sei beccato facendo lo stronzo in giro?
Ti prego, tu non fai lo stronzo in giro, tu fai volontariato.
E se solo sapesse che è esattamente per posare la bocca là dove un attimo prima c'è stata la sua che gli ho chiesto di bere un sorso della sua birra.
Perché peraltro, io detesto la birra.
<<Ogni tanto mi piace correre qualche pericolo>> ribatto, poi gli rubo la bottiglia dalla mano e mando giù un lungo sorso. Il liquido freddo che mi scende giù per la gola mi da il voltastomaco, ma cerco di prendere qualsiasi traccia sia rimasta di lui su quel pezzo di vetro.
Intanto non mi sfugge il suo sguardo che si posa sulla mia bocca mentre bevo.
Mi piace credere di essere una persona molto intuitiva, e adesso penso proprio che Jude stia pensando la stessa cosa che ho pensato io un attimo fa a proposito dell'aver posato le labbra dove ci sono appena state quelle dell'altro.
Gesù, cos'è questo caldo che sento all'improvviso?
Sembra che qualcuno abbia alzato le temperatura livello Stige dell'Inferno.
Potrebbe anche essere la febbre che risale a pensarci bene, ma qualcosa mi dice che non c'entra affatto.
<<I tuoi amici ci stanno guardando. Mi sa che ce l'hanno con me perché ti ho portato via>> cambio discorso, nella speranza di riequilibrare quantomeno la mia di temperatura.
<<Be', tu non sei stata molto leale. Lo sai che non mi piace vederti in giro da sola>>
Mi dava sui nervi quando si comportava come se io fossi una sorta di sorellina minore per lui.
Era un illuso se pensava che ci avevo creduto anche un solo secondo che mi vedesse così.
Si accontentava di questo perché non aveva il coraggio di andare avanti, non andava avanti perché non vedeva cosa potessimo avere in comune oltre al mio stuzzicarlo e al suo stare al gioco. Era spaventato dal mio andare ancora a scuola mentre lui era entrato già da un pezzo nel mondo degli adulti.
Il punto era che tutti i giochi stancavano prima o poi, e se lui non si era ancora stancato di questo, allora questo non era affatto solo un gioco.
<<A me non spaventa starmene per conto mio>>
<<Però spaventa me sapere che te ne stai per conto tuo>>
Prima che possa replicare, la biondina che lo stava intrattenendo poco fa si avvicina e posa una mano sulla spalla di Jude, si accosta a lui e si intromette nella nostra conversazione.
Io resto ipnotizzata per un momento dalle sue unghie da strega nere, lunghe e appuntite.
Come diavolo fa a fare... be', qualunque cosa, con delle unghie così?
<<Ehi tesoro, perché non ci presenti la tua amica? Possiamo portarla con noi se le va. Vieni al pub, prendiamo un tavolo e facciamo un gioco>> mi invita poi, rivolgendosi direttamente a me.
<<Alicya, Jade non è interessata al tuo genere di giochi>>
Come scusa? Io sono interessata a qualsiasi genere di giochi.
No, un momento, forse non proprio a tutti tutti.
<<E chi lo dice?>> intervengo.
Potevo anche apprezzare questo Jude che tentava di proteggermi da qualsiasi cosa avesse in mente la sua amichetta, ma quella di Alicya era una sfida, lo avevo capito, e io non mi tiravo mai indietro di fronte ad una sfida.
Sempre il mio famigerato intuito mi diceva che voleva battermi o tentare di umiliarmi in qualche modo solo perché aveva captato il mio interesse per Jude e la cosa la infastidiva parecchio. Perché era evidente che anche lei aveva un interesse per Jude.
Siamo seri, chi mai non avrebbe avuto un interesse per Jude?
Peccato per lei che fossi una brava a giocare.
<<Fai strada>> la invito, piazzandomi un sorrisetto serafico sulle labbra.
Lei lo ricambia, fa un cenno al resto del gruppo e poi procede verso il pub.
<<Ehi>> mi blocca per il braccio Jude non appena faccio per seguirla.
<<Ti porto a casa>>
<<Tu non mi porti proprio da nessuna parte. Non voglio andare a casa, voglio giocare>>
<<Il gioco potrebbe non piacerti>> mi avverte.
Fingo di pensarci su un paio di secondi.
<<Ne dubito>>
Me lo scrollo di dosso ed entro nel pub.
A noi due Maleficent.
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Finché Respiro (Until I Breathe #1)
ChickLit#1 La Storia Di Jade e Jude "Se fossi una favola, saresti Alice nel Paese delle Meraviglie. Hai la follia del Cappellaio Matto e il sorriso dello Stregatto." * * * Era iniziato tutto come un gioco fra Jade e Jude. L...