Quarantatré ~ L'Angelo Vendicatore Di Me Stesso

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Stavo vincendo.
Stavo vincendo a mani basse, stavo vincendo su tutti i fronti.
Avevo messo in moto, ingranato le marce, trovato la velocità giusta.
Stavo vincendo cazzo.
E poi, non più.
Vedevo la gente intorno a me vivere secondo ben precise regole, e mi convincevo che per me quelle non valessero.
Perché io, mi sentivo nato per infrangerle e ricostruirle.
"Amico, lo sai come va la vita, per una cosa che ti da, un'altra se la prende".
E invece io no, io volevo solo ricevere, non ero disposto a cedere nulla.
Mi sentivo l'eccezione alla regola.
Erano anni che mi ero riscattato e mi ci sentivo.
Dopo tutto quello che avevo passato, adesso non accettavo altro che buone notizie.
Era giusto, no? Me le meritavo.
Non avevo scelto di stare al mondo, ma ormai che c'ero...
Ormai che c'ero, volevo vivere una vita degna.
Volevo dare un senso alla sofferenza.
Volevo vincere, vincere, vincere.
E una delle più grandi vittorie l'avevo davvero ottenuta qualche giorno fa.
E poi, un'altra mazzata.
Era solo una tesserina del domino, solo una carta della mia piramide di carte.
Avrei potuto passarci sopra.
Ma non sarebbe stato da me.
Non sopportavo che le cose sfuggissero al mio controllo, non sopportavo quando ogni minimo tassello non era dove lo volevo io, non sopportavo che la vita non rispondesse ai miei comandi, ai miei ordini, ai miei desideri.
Perché, bastava che una sola cosa ti sfuggisse di mano, e allora tutto il resto lo avrebbe seguito.
Era questo che dicevano le mie di regole, era così che funzionava il mio mondo.
Dovevo riprendere le redini di questo gioco fra le mani.
Dovevo giocarmi un asso nella manica... che non avevo.
Stupido, stupido, stupido.
Quale giocatore non ne ha uno?
Quale giocatore non mette in conto gli imprevisti?
Dovevo rimediare, dovevo tornare in carreggiata, dovevo riprendermi ciò che mi apparteneva.
Nessuno mi rubava qualcosa e la passava liscia.
Qualcuno avrebbe fatto meglio a scegliere il suo ultimo desiderio da esprimere.
Perché il burattinaio di Charleston, stava per abbattersi su quello che era diventato il suo nuovo peccatore preferito.
Oh, non vedevo l'ora di aprire il sipario su un nuovo spettacolo.
Non importava che non avessi ancora un copione.
Che non avessi ancora un piano.
Che non avessi quel dannato asso nella manica.
Sarei rimasto sveglio giorno e notte pur di trovarlo.
E alla fine, lo avrei trovato.
Perché ci riuscivo sempre.
Perché ero genio e follia.
Perché, per prima cosa, ero l'angelo vendicatore di me stesso.
E non avrei fallito.
Lo spettacolo doveva continuare.
The Show Must Go On, come diceva la colonna sonora che avevo scelto per questa sera.

"Un altro eroe,
un altro stupido reato
Dietro la tenda, nella commedia
Lo spettacolo deve andare avanti,
Lo spettacolo deve andare avanti, sì
Dentro, il mio cuore è spezzato
Il mio trucco potrebbe scrostarsi
Ma il mio sorriso regge ancora
Salderò il conto, esagererò
Devo trovare la volontà
di andare avanti
Lo spettacolo deve andare avanti
avanti, avanti, avanti...
avanti, avanti, avanti..."

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Finché Respiro (Until I Breathe #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora