#1 La Storia Di Jade e Jude
"Se fossi una favola, saresti Alice nel Paese delle Meraviglie. Hai la follia del Cappellaio Matto e il sorriso dello Stregatto."
* * *
Era iniziato tutto come un gioco fra Jade e Jude.
L...
Avevo chiesto un appuntamento a Jade, ma non avevo la più pallida idea di dove l'avrei portata. Ero stato con ben tre ragazze nel corso degli anni, di conseguenza avevo già avuto tre primi appuntamenti, ma non mi ero mai fatto così tante paranoie con nessuna di loro. Ristoranti, cinema, passeggiate al chiaro di luna. Erano solo contesti no? Non mi era mai importato più di tanto. Adesso invece, qualsiasi opzione mi sembrava talmente tanto banale, che stavo letteralmente impazzendo nel cercare una valida alternativa. Come al solito, era tutta colpa di Jade. Jade che non era una delle solite ragazze, Jade che si distingueva dalla massa come un rubino rosso sangue in mezzo a dei diamanti. Jade che era così diversa da chiunque altro avessi mai conosciuto, Jade che non portava neppure un briciolo di banalità in sé. Jade che per me significava semplicemente molto di più. Sapevo che lei non avrebbe dato molto peso a dove l'avessi portata -non era il tipo che pretendeva cene costose o chissà quali avventure mozzafiato- ma stavolta ero proprio io che volevo sorprenderla. La cosa importante sarebbe stata starle accanto, era vero, ma mostrarle che non ero scontato neppure io, stupirla, non mi sarebbe affatto dispiaciuto. Volevo impegnarmi per fare bene questa cosa. E il fatto che dopo tre ragazze questa fosse la prima volta che avessi un pensiero del genere, la diceva lunga su cosa mi stesse succedendo. O quella ragazza mi aveva fatto un incantesimo e mi aveva soggiogato, o io mi stavo avvicinando irrimediabilmente ad innamorarmi di lei. E in quel caso, a maggior ragione non avrei voluto fare con lei ciò che già avevo fatto con tutte. Quella sera, mentre sono in salotto con la mia famiglia e con Summer tra le braccia, a guardare l'ennesima replica di Grease in tv, alla fine sono proprio quel film e i commenti di mio padre a darmi un'idea. <<Ah, i Drive In. Quando ero ragazzo erano un must, e sapeste quante volte ci ho portato vostra madre. Un buon film, una coperta e una sostanziosa scorta di cibo spazzatura, e stavi in paradiso>> Mi animo così in fretta, che spavento perfino Summer. Ma certo. Un Drive In. Sembra un posto abbastanza raro e di classe da poter piacere a Jade. <<Sai se ce ne sono ancora in città?>> indago, accarezzando le gambe di Summer per tranquillizzarla, e cercando di mantenere un tono di voce normale. <<Qualcuno sarà rimasto di sicuro. Cerca un po', mi piacerebbe tornarci una sera. E a te piacerebbe venire con noi principessa?>> Summer si accuccia di più contro di me, e sotto lo sguardo speranzoso di mio padre annuisce, non è per niente convinta però. Allora papà si sforza di abbozzare comunque un sorriso, mamma le stringe un braccino, e io sento le sue piccole dita conficcarsi nella mia pancia. Lei detesta uscire di sera, detesta il buio in tutte le sue forme e con tutte le sue forze. Lo so io e lo sanno i miei genitori, ma come ripetono sempre, non smetteranno mai di provare a farla uscire dal guscio in cui si è rintanata. Quando cerca i miei occhi, so per certo che ha bisogno che io la rassicuri, so per certo che ha bisogno di sapere che io non mi aspetto niente da lei e che sono ancora una volta dalla sua parte. Le riempio il viso e la spalla di baci, le faccio l'occhiolino, e le accarezzo i capelli finché non si calma. Poi cerco sul cellulare qualche notizia sui Drive In rimasti a Charleston. C'è n'è uno che continua a funzionare ogni giovedì. Bene, mi toccherà soltanto spostare l'appuntamento di un giorno. Posso reggere questa impazienza e questa voglia che ho di rivederla per qualche ora in più. E poi, so per esperienza che l'attesa rende tutto ancora migliore.
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<<Be', almeno per stavolta non mi tocca venirti a cercare>> È così che esordisce Jade una volta entrata in auto. Ha una luce negli occhi, che mi mostra chiaramente quanto è felice oggi. Ed è di una bellezza, che considerati i suoi vestiti molto poco appariscenti, posso affermare con fierezza essere tutta sua. Sto per rispondere con un semplice "ciao" quando rifletto sulle sue parole. <<Scusa, potresti ripetere?>> <<Mmh, meglio di no>> Bene. Mi sa che quando certe sere mi chiedevo com'è che arrivasse sempre a me, avevo ragione a dubitare della possibilità che fosse tutta opera del destino. Era proprio stalking. Stranamente, quella rivelazione non mi dava fastidio. Ne ero lusingato. E grato. Perché forse, se lei non mi avesse cercato ogni settimana con tanta costanza, adesso non saremmo dove siamo. E gli ultimi mesi non sarebbero certo stati gli stessi. E lei sarebbe stata di qualcun altro, e io mi sarei ritrovato con l'ennesima ragazza che avrei portato in uno stupido ristorante. Jade Sloan aveva fatto prendere alla mia vita una piega decisamente migliore, e io avevo smesso di fingere che non fosse così. <<Non ci credo, mi pedinavi o cosa?>> insisto, seguendo un insano desiderio di sentirla dalle sue labbra quella confessione. <<Oh, non montarti la testa ora, te l'ho detto che eri una delle poche persone con cui andassi d'accordo, no? Volevo solo un po' di compagnia>> sbuffa, prima di mettere su un broncio talmente adorabile, che renderebbe impossibile a chiunque incazzarsi per questa cosa. Insomma, ammetto che se si fosse trattato di qualcun altro avrei potuto irritarmi di brutto, ma visto che grazie al cielo si trattava di lei -considerato quanto avessi bisogno della sua follia nelle mie giornate- non potevo lamentarmi. <<Ancora non capisco cos'è che ci hai visto in me rispetto a tutto il resto della popolazione di Charleston>> commento, sentendomi affamato di confessioni stasera. <<Oh, non l'ho mai capito bene neppure io se è per quello, ma sai come si dice, certe cose non si possono spiegare, sono così e basta>> Viva la sincerità eh. Non che non fossi d'accordo col suo punto di vista: le emozioni che mi legavano a Jade erano tutto meno che razionali, tutto meno che sensate, ma indubbiamente molto più vere di tante altre sensazioni che avevo provato in ventun anni. È solo che sei così criptica la maggior parte delle volte, che bramo come l'aria qualsiasi pensiero viva nella tua testa. Scuoto il capo, le mostro quanto ancora una volta le sue risposte mi facciano esasperare, e poi faccio partire l'auto. E soltanto in quel momento, Jade sembra rendersi conto del cambio del mezzo. <<Ehi, che fine ha fatto la tua macchina?>> <<Per stasera ho preso in prestito il pick-up di papà>> replico evasivo. Un Drive In non sarebbe un Drive In senza un'auto come questa, senza il retro di una macchina abbastanza capiente da permetterci di sdraiarci. Chissà come sarà starti accanto così. Chissàquanto mi permetterai di avvicinarmi, e quanto di toccarti. Avrei rispettato tutti gli spazi di cui aveva bisogno, ma questo non voleva dire che non desiderassi ogni cosa di lei. Tutto. E tutto in una volta. Perché ho adorato gustare ogni piccolo lentissimo passo che abbiamo fatto nell'ultimo anno. Ma adesso mi chiedo anchecom'è fare tutte quelle altre cose che farei con una donna, mi chiedo come sarebbe farle con te. Perché lo so giàche cancelleresti qualsiasialtro ricordo. Lo so giàche non ho ancora visto niente. <<Dove andiamo comunque?>> indaga, irrompendo fra i miei pensieri. <<Lo vedrai. Abbi un po' di pazienza e fidati di me>> Per una volta mi accontenta e non insiste. Ma avverto ognuna delle occhiate perplesse che mi rivolge non appena ci allontaniamo dal centro di Charleston e ci addentriamo in strade sterrate, buie e desolate. Questo posto è praticamente in capo al mondo, ma sono convinto che ne varrà la pena. E infatti, quando sbuchiamo nello spiazzale semi-deserto occupato da a malapena una decina di auto, e ci ritroviamo davanti lo schermo gigante, Jade spalanca la bocca e salta su sul sedile, visibilmente emozionata e felice. Bingo Jude. <<Oddio, è un Drive In questo?>> esulta, guardandomi con tanto d'occhi. <<Sembra proprio di si>> confermo soddisfatto. Be', ci ho preso in pieno a quanto pare, era proprio questa l'espressione che volevo vederle in faccia. Le emozioni che volevo dipingerle addosso. Stupore. Gioia. Impazienza. <<Non ci sono mai stata>> <<Nemmeno io. E volevo un appuntamento speciale con te>> Quell'ammissione mi fa ottenere un sorriso dolcissimo. <<Solo tu potevi organizzare un primo appuntamento così>> Spero non avrai mai modo di scoprire se qualcun altro saprebbe farlo. <<Be', considerata la ragazza che ho accanto, non potevo certo accontentarmi di un convenzionale cinema. O di una scontata cena al ristorante>> <<Non mi sarebbe importato il posto, ma apprezzo tantissimo tutto questo>> mormora osservandomi a lungo, valutando la prossima mossa. Alla fine, si sporge per lasciarmi un bacio sulla guancia. Mi prendo quel tocco casto -che scopro di casto non ha proprio nulla per il semplice fatto che si tratta pur sempre della sua bocca sulla mia pelle- ma poi prima che si allontani mi volto in modo da ritrovarmi le sue labbra quasi sulle mie. Le sue labbra che mi sono mancate in modo inspiegabile. Jade abbozza un piccolo sorriso, arriccia il naso, e mi accontenta. Preme la bocca sulla mia, e mi concede un bacio breve ma carico di sensazioni. Davvero non avrei mai pensato di potermi sentire così per un tocco tanto semplice e lieve. La pelle d'oca, le contrazioni allo stomaco... ci era sempre voluto molto più di questo per causarmele. E di solito, o erano dettate dal brivido della novità, o dallo sport che praticavo. Mai da una donna che avevo desiderato per troppo tempo e che alla fine avevo deciso di concedermi. Quando poco dopo mi abbraccia anche, scopro il potere di un gesto a cui ho sempre dato poco valore. Quando un abbraccio è più intimo di un bacio. Quando la persona da cui vorresti prendere e prendere ancora e prendere tutto, ti lascia instaurare questo contatto completamente diverso perché ogni parte di lei tocca ogni parte di te, perché si lascia avvolgere dalle tue braccia, perché ti lascia sentire a che velocità corre il suo cuore, perché ti lascia percepire l'intensità del suo respiro, perché ti lascia leggere il suo corpo e non si nasconde. E non nasconde quello che prova. E non si vergogna di provarlo. È lo schermo che si anima a irrompere in quest'attimo. Giuro di aver bisogno di un paio di secondi per ritrovare il respiro. Poi faccio scendere Jade dall'auto e la porto sul retro del pick-up, mi metto comodo per primo e senza che glielo chieda la osservo mentre mi si stende accanto e mi posa la testa sul petto. Non ho il tempo di godermi appieno quel momento, perché una voce fuori campo ci augura buona visione e fa partire la pellicola. <<Che film è?>> <<A dire il vero, non ne ho idea>> Ma basta che appaia un'immagine in bianco e nero per capire che non sarà il nostro genere. <<Forse avrei dovuto informarmi prima>> mi scuso. <<Non importa. Oh, guarda, Vacanze Romane!>> <<Lo conosci?>> <<No, ma mamma dice che è uno di quei film da vedere almeno una volta nella vita>> mi spiega, mettendosi più comoda. E il suo agitarsi contro il mio corpo, rischia di portarmi ancora una volta verso fantasie poco consone ad un primo appuntamento. Jade viene davvero rapita dal film alla fine, così cerco di concentrarmi anche io nonostante averla vicina -avere il suo profumo sotto al naso, la sua testa sopra al cuore, il calore che emana che si scontra col mio- rischi di mandarmi i sensi in tilt. Incapace di non toccarla, inizio a far scorrere le dita lungo un suo braccio: noto subito la sua pelle incresparsi di brividi. Jade resta immobile, e mi lascia fare. Dopo un po' però le sue dita mi fanno il solletico sul fianco. E io passo alla sua pancia. E lei alla mia gamba. E io al suo collo . E poi chissà come, il film è finito. <<Allora, ti è piaciuto?>> le domando. La mia voce adesso, sembra tanto quella di un uomo che fuma qualcosa come venti pacchetti di sigarette al giorno. <<Direi di si. Sai, non posso dirlo con sicurezza, ad un certo punto sono stata distratta>> Le rivolgo un sorriso sornione, e resto ad ammirare quanto sia bella. È come se non avessi mai potuto prestarci troppa attenzione visto il rapporto che avevamo -o visto il rapporto che non avevamo. Non potevo certo starmene lì a fissarla all'infinito prima, dovevo farmi bastare quei pochi secondi che non la portassero a farsi troppe domande. E spesso me ne prendevo comunque qualcuno di più. Ma ora le dedico tutte le attenzioni che merita, mi prendo tutto il tempo che mi pare, e mi ritrovo a pensare che la sua bellezza esteriore non mi basta. Io voglio anche i suoi pensieri nascosti, la sua mente contorta, qualsiasi cosa le appartenga. <<Vorrei sapere ogni cosa di te Jade>> mi lascio sfuggire. Avrei dovuto saperlo che l'avrei spaventata con la mia irruenza. Anche se cerca di non darlo a vedere, io me ne accorgo all'istante di come si sia irrigidita. <<Prima sai, prima potresti scoprire qualcosa che non ti va giù e scappare via>> ribatte seria. Poi mi fa l'occhiolino, lasciandomi lì a chiedermi quanto stia scherzando e quanto sia sincera. <<Se è per quello, potrebbe essere reciproco>> la avverto. E mi rendo conto che anche io un giorno potrei doverle fare una confessione che non mi farà certo onore, che stonerà come il rumore delle unghie che grattano sulla lavagna con il Jude che le ho fatto conoscere finora. Per tutta risposta, lei inarca un sopracciglio. <<Jade. Ti prego non vedermi come una sorta di angelo perché ne resteresti delusa. Sono umano, come tutti>> Ho sbagliato e continuo a sbagliare. Ho preso decisioni di cui mi pentirò a vita e fatico ad accettare il fatto dinon poter riparare tutto quelloche ho rotto. Fatico ad accettare di non poter cancellare in nessun modo gli errori che mi macchiano e marchiano il sangue. <<Sta tranquillo Jude. Gli angeli non vivono su questa terra> Ed è così seria e amareggiata, che ci metterei la mano sul fuoco sul fatto che quella frase l'abbia detta più per se stessa che per me. Sul fatto che anche lei si consideri macchiata di qualcosa. E mi chiedo di cosa, e mi chiedo quanto. E se non sarà lei a sbilanciarsi, allora sarò io ad indagare. A costo di andare a tentoni e sbattere contro un muro e farmi male da morire. <<Ti manca non avere un padre?>> I suoi occhi si spalancano sorpresi, si sta chiedendo come mi sia venuto in mente di uscirmene con una domanda del genere. Non voglio rovinarle la serata, ma vorrei davvero che parlassimo di noi, anche di cos'è che ci fa soffrire. Io sono disposto a parlarle di Summer in cambio. Di me e di come mi sento. <<Per tanti anni mi è mancato si. Poi non più, poi di nuovo>> <<Quell'uomo, chiunque sia, non ha la più pallida idea di cos'è che si è perso. Non ha... >> mi fermo quando mi accorgo del modo in cui mi sta guardando. Come se stessi sparando un mucchio di cazzate. Come se fossi un povero ingenuo che non ha capito nulla. Poi scuote la testa, e non mi guarda più. <<Ma non è colpa sua. È colpa di Charleston. È questa città che mi ha tolto mio padre>> mi corregge. Ah si? E questo adesso che diavolo vorrebbe dire?
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