Cinquantasei ~ La Regina Perfetta Per Il Mio Regno

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Avery

Questo istante.
Questo esatto istante, per me è la perfezione.
Sono tra le braccia di Mason, e lui è dentro di me, e la mia pelle è incollata alla sua pelle, e la mia bocca è venerata dalla sua bocca, e i miei capelli sono venerati dalle sue dita.
Per la prima volta dopo tanto tempo -per la prima volta dopo troppo tempo- lo sento dappertutto, e non c'è spazio per nient'altro che non sia Mason.
Non c'è un pezzo del mio corpo che non senta il suo tocco, e non c'è un pezzo della mia anima che non senta il suo amore.
E io sono tornata io, lui è tornato quel Mason che ho conosciuto più di vent'anni fa, e noi siamo di nuovo noi.
Negli ultimi anni, ho dato me stessa ad altri uomini.
Ho dato me stessa a Mark.
Ma è inutile sottolineare come questo momento, come quello che sto condividendo con Mason, non abbia nulla a che vedere con ciò che ho sentito e condiviso con gli altri.
Non serve precisare che nessuno, ha mai saputo prendersi cura di me così bene.
Per tutto il tempo in cui Mason mi si muove addosso, mi sento come se potessi esplodere di felicità.
Come se il mio piccolo corpo non potesse contenerla tutta.
Mi chiedo se una cosa del genere possa accadere davvero: se così come c'è troppo dolore, può esserci anche troppa felicità.
Poi quando lui si ferma, e le lancette dell'orologio sembrano farlo con lui, quella felicità sfuma o semplicemente si comprime in un lato della mia testa per fare spazio ad altre sensazioni.
Senza volerlo, mi irrigidisco appena, ma ovviamente lui se ne accorge.
<<Avery? Che succede?>> domanda subito premuroso, accarezzandomi una guancia.
E adesso è di nuovo dolce, mentre nell'ultima ora quella dolcezza è stata divorata dal bisogno.
Ma non me ne lamento, perché è stato giusto proprio così.
E un Mason che si trasforma per via dei suoi istinti, mi fa solo rabbrividire di più.
In positivo ovviamente.
Non cambierei una virgola di questa serata.
<<Non voglio che questo momento finisca>> bisbiglio, nascondendo il viso sul suo collo bollente.
Per un po' lui non dice nulla, e si limita a continuare a passare le dita fra le mie ciocche annodate.
Quando parla, ha la voce più incrinata della mia.
<<Lo so come ti senti, sai? Ci sono passato così tante volte con te. La prima volta che ti ho trovata, quando ho perso la testa nel giro di due secondi. Ho passato giusto qualche ora in tua compagnia, e sapevo bene che presto non ti avrei rivista più, ed è stato allora che ho pensato che in quel momento avrei voluto viverci per sempre. E poi quando sono riuscito ad avere le tue labbra. E quando semplicemente passeggiavo con te mano nella mano. Sempre. Quando sono con te, questa cosa la sento sempre>>
E tu sai darmi i brividi sulla pelle sempre.
Quando mi guardi, quando mi parli.
Anche se non mi baci, anche se non mi tocchi.
Mi rilasso di nuovo, e mi stringo di più a lui.
Resto così finché Mason non mi prende il viso fra le mani per guardarmi dritta negli occhi.
<<Ti amo Avery. E voglio che ti resti la mia voce nella testa che pronuncia queste parole quando non sarò accanto a te>>
Avrei dovuto farci i conti molto presto con quella realtà, eh?
Però non era necessario pensarci adesso.
<<Ti amo Mason. E oggi ancora di più perché non hai mollato con me. Ma se le parole non bastassero?>>
Mi guarda, e si scusa con gli occhi, si scusa di non potermi dare tutto.
Desidero cancellarla all'istante quella tristezza.
Mi viene in mente una delle tante sere passate insieme di quando eravamo giovani. Una cosa che avevamo fatto, e che adesso sentivo il bisogno di ripetere.
Avvicino i denti alla parte alta del suo braccio, e li affondo nella carne.
Lui emette un verso sorpreso, poi sospira e mi lascia fare.
So che ricorda.
Quando mi scosto, ammiro il segno rosso che resterà per giorni sulla sua pelle.
<<Se le parole non bastano, guarda questo>> sussurro.
E poi avvicino il mio braccio alla sua bocca, e lo spingo a fare lo stesso.
E c'è ancora qualcosa di così istintivo e animale e potente nel marchiarsi così.
<<Lo sapevo che, anche se sei nata altrove, tu sei la regina perfetta per il mio regno>> mi bisbiglia sulla gola.
E poi torniamo a baciarci, e io penso che davvero potrei passarci la notte così, ma appena l'orologio della stanza scocca la mezzanotte, lui mi allontana.
<<Devi tornare a casa>> mi prega.
<<Mason, non di nuovo>>
<<Non fraintendere. Solo che, non voglio che dormi qui. Perché la notte qui non è sicura. Se non riesco a proteggere neanche te, mi odierei davvero tanto. Perciò ti prego, lasciamelo fare>>
E siccome amare vuol dire anche che vuoi che l'altra persona ami se stesso, comprendo il suo stato d'animo e lo accontento.
Mi scosto, e comincio a rivestirmi mentre lui si infila solo un pantalone della tuta.
Quando sparisce in bagno, gironzolo per casa sua, e mi soffermo sulle polaroid sparse sul tavolo.
Le riconosco.
In città ce ne sono già un sacco per le strade, ed è incredibile quello che tutti loro sono riusciti a fare in pochi giorni.
Quante persone sono riuscite a coinvolgere con questa strana forma di protesta e richiesta di aiuto.
<<Fammene una>> ordino a Mason, non appena me lo ritrovo accanto.
Prendo la macchina fotografica, e gliela porgo.
La mia proposta gli fa un immenso piacere, è evidente, ma invece di acconsentire lui tentenna.
<<Avery, no. Non voglio metterti in pericolo e anche questo...>>
<<Andiamo, non si vede tutta la faccia, il braccio mi copre gli occhi e metà del viso. Mi legherò anche i capelli. Voglio farlo>> insisto.
Almeno questo.
Almeno questo devo farlo per te.
Mason mi posa un bacio colmo di amore e gratitudine e riconoscenza sulla guancia, e poi prende un tubetto di colore blu e si versa un po' di tempera nella mano.
Mi fa sedere sul tavolo, e con un dito inizia a disegnarmi la piuma sulla guancia, e poi la parola Wolves poco sotto il gomito.
Infine mi posiziona il braccio in modo che mi copra il più possibile, e scatta la foto.
La guarda a lungo prima di metterla con le altre.
<<Vorrei tenerla solo per me e non mostrarla a nessuno>> ammicca.
<<Puoi farmi tutte le foto che vuoi, sai?>>
Del resto, dovevamo recuperare.
Come una stupida, dopo averlo lasciato mi ero accorta di non avere neppure una sua foto.
Né ne avevamo scattate insieme.
Nessuna immagine dell'uomo che amavo da poter guardare la notte quando mi mancava troppo.
Nessuna immagine da mostrare a mia figlia se mai avessi voluto farle conoscere in qualche modo suo padre.
Nessuna immagine da poter tirare fuori dal cassetto, se mai il suo viso avesse cominciato a sbiadire tra i miei ricordi.
Ero tornata a piangere come una fontana quando me ne ero resa conto.
<<Non dire così, e soprattutto non con quel tono. Mi metti in testa pensieri strani>> mi ammonisce.
Pensieri che si materializzano subito anche nella mia, di testa.
Il mio corpo viene sommerso da una nuova ondata di bisogni.
E siamo usciti dal suo letto da quanto, dieci minuti?
Mi chiedo come farò tra un paio d'ore.
E stanotte.
E domattina.
Mason sparisce di nuovo in camera sua, e torna con indosso una maglietta e un giubbotto, e il casco tra le mani.
Oh. Messaggio ricevuto.
<<Vai a casa Avery. Ti seguo con la moto, ok?>>
<<Non serve>> provo a contraddirlo.
<<E invece sì>>
Mi indica la porta, e io invece di aprirla mi ci spalmo sopra e lo guardo con occhi languidi.
Lui nonostante la stanchezza, mi sorride e sta al gioco: comincia ad accarezzarmi con la punta del naso per tutto il profilo della mascella, e mi lascia baci leggerissimi sugli occhi e sotto l'orecchio.
E io giuro che torno ragazzina con lui.
Il mio corpo resta quello di una donna, lui sa amarlo meglio di vent'anni fa, ma il mio spirito è di nuovo quello di una sedicenne.
Ed è bellissimo.
Alla fine però lui apre la porta, e mi spinge verso l'auto.
Mi costa una forza di volontà immane girare la chiave nel quadro, e lasciarmi tutto quello che abbiamo appena vissuto alle spalle.
Soprattutto perché da qualche parte dentro di me, da qualche parte tra il petto e lo stomaco, c'è una voce disperata che urla ancora.

Finché Respiro (Until I Breathe #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora