Cinquantatré ~ Tu Lo Hai Mai Sognato Questo Momento?

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"Prendimi adesso, così come sono
Tienimi stretta, cerca di capire
Il desiderio è fame,
è il fuoco che respiro
L'amore è un banchetto
con cui ci nutriamo
Ora cerca di capire
come mi sento nelle tue mani
Prendimi per mano,
vieni sotto le coperte
Non possono ferirti ora
Perché la notte
appartiene agli amanti
La notte appartiene alla lussuria
La notte appartiene a noi"
-Patti Smith, Because The Night-

Jude

Devo riprendermi.
Devo riprendermi prima che la porta del bagno si apra. Prima che Jade esca. Prima che debba tornare a conversare con lei, a dividere lo spazio con lei, a respirare la sua stessa aria.
Devo riprendermi dall'inebriante sensazione di starle tanto vicino, dai pensieri su di noi su quel famoso giorno in palestra, dalla voglia di incatenarla a me per non farle commettere altre cazzate.
Dalla sensazione che mi ha dato sentire il suo corpo sotto alle dita, nonostante la stessi toccando soltanto per medicarla.
E infine, devo riprendermi dalla vista di tanta pelle scoperta che, per quanto mi fossi concentrato sulla ferita, non avevo potuto evitare di guardare.
L'ho lasciata da sola a darsi una sistemata -anche se sentivo che, in realtà, la sua richiesta era soltanto una scusa perché aveva bisogno di spazio quanto me- e io intanto ho preso a tenermi occupato nella camera da letto.
Ho acceso una decina di candele perché ormai dalla finestra filtrava solo la luce della luna, e ho tirato fuori dallo zaino del cibo confezionato che ho posato sul materasso spoglio.
Infine, ho steso una coperta per terra e mi ci sono seduto.
E ora, mi sto torturando le mani mentre provo a pensare a una qualsiasi cosa che non sia lei, noi, le sensazioni, la paura.
Ma non serve.
Stanotte non avremmo avuto altro che questo, altro che la nostra presenza e i nostri sentimenti.
Non potevamo scappare.
Alla fine, mi concentro sui rumori che provengono dal bagno e sull'acqua che scorre per accertarmi che Jade stia bene, e quando per un po' avverto il silenzio comincio a preoccuparmi.
Poi la porta si schiude, sento i suoi passi che escono dal bagno, stacco gli occhi dalla finestra, mi alzo piano, e la guardo alla fioca luce delle candele.
Sento l'ossessivo bisogno di starle appiccicato per controllare che stia bene davvero, che da un momento all'altro non le compaiano nuove ferite, che tutto quello che ha passato nel pomeriggio non le piombi addosso di colpo facendola vacillare.
Cazzo.
No, non sta affatto vacillando, né sembra ferita o scossa.
Me ne accorgo subito che ha una luce diversa negli occhi.
E poi, certo non mi aspettavo che uscisse così: senza nessun vestito addosso, e con solo un asciugamano che si tiene stretto al petto a coprirla a malapena dal seno alla parte superiore delle cosce.
Le sta così aderente, che temo e sospetto non abbia altro sotto.
E sulle sue spalle infatti, non intravedo neppure le spalline del reggiseno.
Che fai Jade?
Ci fissiamo, e dopo essersene stata sulla porta per qualche secondo, mi si avvicina.
Lenta, bella, sensuale -anche se non se ne accorge.
E adesso che non ce l'ho più tutto l'autocontrollo di prima, la guardo spudoratamente.
La guardo con occhi persi e lussuriosi, e lei mi lascia fare.
E allora, durante la mia esplorazione, noto il livido sul braccio, poco sopra il polso, e mi chiedo come ho fatto a non vederlo prima, e mi incazzo di nuovo.
C'è un dannato livido scuro ed enorme sulla sua pelle delicata e pulita.
<<Chi te lo ha fatto quello?>>
La mia è una domanda stupida però, perché conosco benissimo la risposta.
<<Jonas, mentre mi trascinava fuori dalla camera di Carter. Sbiadirà, e non mi fa troppo male. Non voglio più parlare di lui>> afferma, tentando di apparire risoluta.
Ma la sua voce è tutto meno che ferma e stabile.
<<Allora distraimi, perché mi è appena venuta voglia di finire quello che ho iniziato>>
Di finire lui.
E faccio pensieri cattivi, violenti, e non mi controllo.
Sono stanco della gente che ferisce chi amo.
Sono stanco della ragione che mi ricorda che la gente che amo, viene ferita soltanto perché non c'ero io lì a proteggerla.
Sto imparando che i sensi di colpa, sono la croce più pesante da portarsi dietro.
<<Non è niente di grave, è solo un livido, Jude>> bisbiglia con la voce che trema, ma qualcosa mi dice che è per un motivo diverso.
Guardo ancora quel punto poco sopra il polso, e noto che comunque è abbastanza brutto.
Ci passo piano le dita, e Jade si lascia toccare.
E trema anche lei.
Quando chiude per un attimo gli occhi e la pelle dove la sto sfiorando le si increspa di brividi, perdo la ragione e mi ritrovo a portarmi il suo polso sotto alla mia bocca e a passare le labbra su quel livido.
Intanto lei fa viaggiare le dita fra i miei capelli, me li scioglie, e poi mi tira per la maglia per avvicinarmi al limite al suo corpo.
Mi osserva, mi studia, e poi, si accosta completamente a me mentre lascia cadere a terra l'asciugamano.
Non ha davvero nient'altro sotto.
Lo sento anche se non guardo giù per accertarmene.
Invece tengo i miei occhi incollati ai suoi, e mi concentro sulla sensazione della sua pelle nuda che mi preme sui jeans e sulla maglia.
E per quanta voglia abbia di vederlo quello spettacolo che deve essere il suo corpo, la rispetto e mi trattengo.
<<Che storia è Jade?>>
Dovrei voltarmi e uscire dalla stanza, dovrei chiederle di rivestirsi.
Ma non riesco a trovare quella forza e quel buon senso da nessuna parte.
Al contrario, vorrei solo spogliarmi anche io per sentirla meglio.
<<Non sopporto che non siamo mai arrivati a... questo. Non sopporto che abbiamo vissuto questa storia a metà, che sia finita prima che provassimo tutto, che non l'abbiamo vissuta appieno. Non sopporto di non averti avuto come ho sognato di averti praticamente dalla prima volta che ti ho visto. Ho cominciato a fare certi pensieri con te e per te, lo sai?>>
Scuoto appena la testa perché no, non lo sapevo, ma quale uomo non desidera sentire certe parole?
Questo sembra tanto il preludio di un sogno perfetto.
Di un sogno che si avvera.
E al diavolo il momento in cui entrambi dovremmo svegliarci.
Oh no?
<<Tu lo hai mai sognato questo momento?>> mi chiede, più timida.
Annuisco.
Non so più fare altro che quello, muovere la testa e stringere i pugni per non far correre le dita sulle sue gambe, sui fianchi, sulla pancia.
Per stringere e graffiare e toccare.
La sua pelle mi chiama, giuro che le mie dita sono come attratte da lei, eppure riesco ancora a muovere io i fili.
Ma il comando mi sta sfuggendo di mano.
<<Sento che devo avere questa cosa con te>> continua. <<Anche se dopo non cambierà nulla. Sento che altrimenti me ne pentirei per tutta la vita, sento che stanotte non passerà mai finché non accadrà>>
"Sento che stanotte non passerà mai finché non accadrà"
Come riesce sempre a buttarmi a terra con delle semplici parole?
Non riesco a credere a ciò che dice, ma non posso neppure fraintendere: so cosa mi sta implorando di darle e sono dilaniato dalla voglia di acconsentire e dal ripetermi che stasera è destabilizzata, non del tutto in sé.
Eppure, sembra proprio perfettamente padrona di se stessa.
Eppure, tu non la odiavi Jude?
Dov'è finita la rabbia ora? Dov'è finito il risentimento?
Com'è possibile che si siano polverizzati?
E intanto è successo, e so per certo che non è l'idea di passare la notte tra le braccia di una donna.
Il fatto è, che è Jade, e io la voglio anche mentre la odio.
È questa la fregatura in amore. Che l'altro ti ferisce, ti mente, ti inganna. Ti fa a pezzi.
Ma tu, per quanto puoi odiare la lei che hai scoperto è, e tutto quello che ha fatto, continui a tenere alla lei che ha condiviso con te dei momenti che ti hanno fatto più che bene, e alla sua vita.
Perché ci sarà anche stato qualcosa di sbagliato, ma c'è stato anche qualcosa di bellissimo e buono.
Se non mi avessi dato niente.
Se non fossi stata chi sei stata con me.
Sarebbe facile cancellare il tuo nome dal cuore.
Ma tu mi hai regalato sorrisi quando avevo voglia di piangere, mi ha tenuto in piedi quando temevo di cadere.
E non me lo scordo questo. E non smetto di amarla quella versione di te.
Semplicemente, non posso.
Di conseguenza, non posso lasciare che tu ti faccia del male perché resterei ferito anche io.
Di conseguenza, se mi stai così vicino io barcollo.
Di conseguenza, se mi chiedi così di essere amata, se ammetti di volermi amare, se mi preghi di condividere questo con te, io cedo.
Le mie mani smettono di stringere l'aria, e afferrano le sue.
Non è abbastanza, ma mi da un po' di sollievo.
<<Non vuoi questa cosa adesso, non così, fidati>> mi ritrovo a dire.
Non fidarti.
Non fidarti di quello che dico.
E sono un ipocrita perché le mie parole non vogliono farla rinsavire, le mie parole vogliono che lei confermi a me e a se stessa che è davvero questo che vuole, nonostante tutto.
Che non se ne pentirà mai, neppure tra vent'anni, nonostante tutto.
<<Ti sembra che non la voglia?>> mi chiede scettica. <<Forse non la vuoi tu?>> prosegue, ma ora è lei che mi sta spingendo a capire ciò che desidero.
Come se avessi davvero bisogno di pensarci ancora.
Come se adesso non fosse l'esperienza che più desidero vivere.
<<Non farmi domande, non so trovare una risposta ora. Faccio già fatica a stare dietro ai tuoi discorsi. Non riesco a volere altro che guardarti, e passarti queste dita ovunque, ed esaudire i tuoi desideri. Come ti viene in mente di uscire dal bagno in quel modo e poi fare questo? Come ti aspetti che possa usare la testa e capire...>>
<<Guarda che è proprio perché non volevo che usassi la testa che ho fatto quello che ho fatto. Stanotte, ho bisogno che usi qualsiasi cosa tranne quella. Lo so che il bisogno e l'amore e l'attrazione ti stanno già guidando. Non voglio ragione tra noi stasera>>
Oh.
Peggio per te allora.
<<Ricordati che l'hai voluto tu. Primo avvertimento: sto per smetterla di guardarti in viso e di tenere a posto le mani>>
Jade si morde un labbro, e per me è finita.
Le afferro i fianchi per tenerla ferma, e smetto di tenere al guinzaglio i miei occhi.
C'è pochissima luce ma non mi serve vederla chiaramente per sapere che è bellissima.
Certo, adesso preferirei cento luci accecanti per godere appieno di ogni suo centimetro, ma è comunque perfetto così e sto cercando di spiegarmi questa consapevolezza stranissima che sia bella a prescindere dalla perfezione delle curve e della pelle.
Per me sarebbe stata bellissima perché era Jade.
E non era importante che fosse formosa o priva di imperfezioni.
<<Dì qualcosa>> sussurra, e capisco che inizia a sentirsi in imbarazzo.
<<Shh, questo momento non è fatto per parlare>> ma poi per tranquillizzarla torno a concentrarmi sul suo viso, le accarezzo le guance e la bacio, e di nuovo il fatto che non lo facessi da troppo -il fatto che questo per noi sia diventato più un privilegio che la normalità- intensifica tutto.
La spingo verso il lenzuolo sul pavimento, e mi inginocchio anche io mentre mi tolgo i vestiti. Piano, tutti.
Jade non si perde un attimo dello spettacolino che ho messo su per lei.
E io adoro che mi guardi.
Perché mi fa sentire bellissimo senza che me lo dica.
E non credevo di aver bisogno di simili lusinghe da parte sua, e invece scopro che ne ho bisogno quanto lei.
Stavolta sono le sue mani che mi toccano e mi tirano di nuovo sul suo corpo, e ci prendiamo tutto il tempo del mondo solo per imparare a conoscerci bene.
Ogni rilievo, ogni cicatrice, ogni imperfezione, ogni punto più sensibile, ogni punto che non abbiamo ancora toccato.
<<C'è qualcosa che vuoi dirmi?>> le domando, prima di andare fino in fondo.
Perché mi sembra giusto parlarne.
<<Lo sai>> mi dice soltanto.
È vero, lo so.
So di essere il suo primo uomo, so di stare diventando quello che non scorderà più, so di essere in questo momento estremamente egoista.
Ma non mi fermo.
Perché comunque, in questo esatto istante, sono convinto che sia giusto così.
Che devo averla io.
E nessuno riesce a convincermi del contrario e riportarmi sulla retta via perché, come ha detto lei per prima, stanotte dentro a questa stanza non siamo rimasti che noi, noi e i nostri sentimenti, noi e questa tensione che ci scorre nel sangue.
E c'è una guerra che continua ad essere combattuta là fuori, ma qui dentro non può toccarci, e le parole non dette e gli insulti che ci siamo rivolti sono volati via dalla finestra o sono stati bruciati dalle candele non appena ci siamo anche solo sfiorati.
Qui dentro, non ci tocca niente e nessuno.
Ci siamo solo noi.
E l'unica cosa da cui ci lasciamo bruciare vivi per una volta, è l'amore.
E queste sono le fiamme più belle che mi abbiano mai avvolto.

 E queste sono le fiamme più belle che mi abbiano mai avvolto

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