Sessantasette ~ Cosa Siamo In Questo Momento?

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Jade

Be', potevo tranquillamente affermare che nelle ultime due settimane avevo vissuto abbastanza avventure da bastarmi per una vita intera.
Davvero, se in questo universo esiste un briciolo di giustizia, adesso dovrebbe spettarmi un'esistenza tutta rose e fiori.
Sono passata dall'aver vissuto in una sorta di film drammatico, all'essere stata catapultata in uno dei thriller più scadenti presenti nel mercato cinematografico.
Il compagno di mia madre che si rivela essere uno squilibrato, e che comincia a rapire membri della famiglia e collezionarli in cantina.
Se i ricordi di quelle ventiquattro ore non fossero ancora tanto vividi nella mia mente -e nei miei sogni- faticherei a credere di aver vissuto tutto questo.
E invece so che non la scorderò mai un'esperienza così, so che adesso ho una nuova cicatrice addosso che significa nuove paure e nuovi incubi.
L'unica cosa che mi consola, è sapere che almeno, ora è tutto finito per davvero.
Basta Lupi in pericolo, basta proteste, basta guerre, basta familiari che rischiano la vita, e sopratutto, basta visite ad Evan in prigione.
Domani c'è il processo, e non ci sono più dubbi sul fatto che tutte le accuse su di lui cadranno come cadono le foglie dagli alberi in autunno.
Non ci sono più dubbi sul fatto che Evan sarà libero.
Domani riabbraccerò mio fratello, e sono tanto impaurita quanto emozionata.
Qualcuno dovrà aiutarlo a ritrovare la strada. Qualcuno dovrà stargli accanto, ripetergli che andrà tutto bene. Qualcuno dovrà guardarlo negli occhi e non arretrare davanti alla nuova versione di lui che si ritroverà davanti.
So che dobbiamo essere io e papà quelle persone.
So che mi farà male, ma che quel male dovrò imparare a nasconderlo.
Evan merita di stare al primo posto adesso.
Tutti noi lo meritiamo dopo quello che abbiamo vissuto.
Tutti noi meritiamo di riprendere in mano le redini delle nostre vite, ed essere felici.
Mio padre e mia madre sono stati i primi a farlo.
Dopo l'iniziale battaglia interiore di papà che da un lato voleva restare con i Lupi e dall'altro vivere insieme a mia madre, Thomas l'ha praticamente buttato fuori di casa ricordandogli che alla fine non era il posto in cui dormiva la notte a fare di lui un Lupo.
Così papà aveva acconsentito a venire a vivere a casa con noi -casa in cui ovviamente avrebbe vissuto presto anche Evan- ma aveva tenuto a precisare che sarebbe tornato nel territorio dei Lupi tutti i giorni, e avrebbe mantenuto il suo lavoro al locale.
Mi sembrava un buon compromesso per tutti, questo.
Mia madre di sicuro, era finalmente serena e felice come non l'avevo mai vista, ed ero certa che la cosa dipendesse anche dalla notizia della sua gravidanza.
Cavolo.
Avrò un altro fratello.
Ero rimasta parecchio perplessa all'inizio, ma poi la novità mi aveva fatto piacere.
Questo bambino rappresentava una sorta di nuova rinascita per tutti noi, dopo che il regno del terrore di Mark era stato buttato giù, era davvero un po' come se potesse nascere un altro impero dove avrebbe regnato la pace.
Lo speravo vivamente.
Anche se il modo in cui Charleston avrebbe trattato i Lupi d'ora in poi, lo avremmo scoperto solo col tempo.
Non ci illudevamo comunque che le cose sarebbero radicalmente cambiate.
Avevamo aperto un po' di occhi, ma non avevamo sconfitto l'ignoranza e ne eravamo consapevoli.
Quella era una battaglia che il mondo probabilmente non avrebbe vinto mai.
Perciò, qualcuno avrebbe continuato a giudicare i Lupi, ma almeno senza tutte quelle accuse così pesanti che gli vorticavano intorno e per cui al novanta percento dei casi non avevano colpe.
La storia di Mark era uscita su giornali e telegiornali, tutti sapevano dell'assurdo complotto che aveva portato avanti per anni.
Tutti sapevano che era un uomo instabile, e tutti aspettavano di sapere se sarebbe sopravvissuto.
Sopravvissuto, già, perché Mark aveva tentato di uccidersi.
E adesso era in ospedale e in coma da giorni.
Avevo appreso la notizia per caso, ma sinceramente non volevo saperne più nulla.
Sentivo il bisogno di allontanarmi da questa storia il più possibile.
Volevo andare avanti e basta.
Volevo dedicarmi alla mia famiglia, dedicarmi ad Evan, dedicarmi a me stessa.
E a Jude, se solo me lo avesse permesso.
Dopo il rapimento, quella mattina mi aveva tenuta stretta tutto il tempo mentre affrontavamo i poliziotti.
Poi, mi aveva chiesto tempo.
Avevo temuto di perderlo un'altra volta, e per le ragioni opposte stavolta.
Non più perché io fossi dalla parte del torto, ma perché dalla parte sbagliata c'era sempre stato lui.
Non riusciva neppure a guardarmi in faccia ora, non sapeva come rimediare ai suoi sbagli, non sapeva accettare di averne commessi.
Io dal canto mio, per un po' avevo provato qualcosa di oscuro verso di lui, ma proprio come Jude aveva tentato di odiarmi mentre credeva avessi torto e non era riuscito a starmi lontano, io non potevo farlo con lui adesso.
Soprattutto, non dopo aver visto cosa c'era nel suo cuore e nella sua testa.
Tutto quello che c'era.
Dopo la sua confessione, non c'erano più angoli o sfumature di lui che non conoscessi.
Jude non era un ragazzo cattivo.
Jude era un ragazzo che aveva vissuto cose che a volte si vivono in una vita intera.
Jude era stato costretto a crescere da un giorno all'altro.
Jude aveva commesso degli sbagli, e ne aveva acquisito consapevolezza -non tutti gli uomini ne erano capaci.
Jude era un ragazzo che si autopuniva già abbastanza da solo.
Jude era umano.
Jude era un ragazzo che sapeva amare in un modo che avevo visto di rado.
E considerato che non avevo mai conosciuto di meglio, non mi importava del passato.
Lui era prezioso. E io non volevo lasciarlo nelle mani di nessun'altra.
Io volevo che fosse mio.

Finché Respiro (Until I Breathe #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora