Quattro ~ Non Volevo Che Ti Stesse Vicino

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Jade

<<Jade!>>
Accidenti.
Il tono di mia madre non sembra nient'affatto contento mentre mi sorprende a cercare di sgusciare via di casa in silenzio.
<<Mamma>> replico tranquilla, bloccandomi a un metro dalla porta.
Già, c'ero quasi.
<<Dove pensi di andare a quest'ora? Domani c'è scuola>>
<<Lo so, ma sono solo le nove! Torno per mezzanotte, promesso>> provo a negoziare, trovandolo un accordo ragionevole.
<<È tardi comunque>>
Sospiro, e sebbene le sue braccia incrociate e i suoi occhi seri mi stiano pregando di fermarmi e darle ascolto per una volta, la mia testardaggine come al solito vuole avere la meglio.
<<Ho avuto una brutta giornata e ho bisogno di uscire un po', ok?>> rilancio allora, per quanto non mi piaccia metterla su quel piano.
Il suo sguardo si ammorbidisce, e mentre si mette a posto una ciocca dei suoi bellissimi capelli biondi, stringe i denti e si rimangia quello che vorrebbe dire.
Non sa come prendermi, sono così diversa da lei.
E così simile a qualcun altro, ora lo so.
Ci prova ancora a darmi delle regole, a mettermi sulla giusta strada, ma non supera mai il mio limite di sopportazione. Ha paura che io gli diventi nemica.
E quando fai una figlia a diciassette anni e metti da parte fin troppe cose per quella bambina, immagino che il minimo che poi cerchi di fare è tenertela stretta.
Anche se più la guardi, e più di tuo ci vedi ben poco.
Anche se vedendola crescere, ti accorgi giorno dopo giorno che non potrebbe essere più lontana da te e che invece somiglia terribilmente a quell'uomo che ti sei lasciata alle spalle, che forse hai amato come si ama di rado, e che ormai ti sarà impossibile dimenticare.
<<Non fare casini>> mormora alla fine, e il suo più che un avvertimento è una supplica.
<<Non ne faccio mai>> ci tengo a precisare.
Posso anche avere una testa e delle abitudini un po' particolari, posso anche combinare qualcosa di stupido ogni tanto, ma non ho mai fatto nulla di grave e lei lo sa bene.
O comunque non mi lascerebbe così libera.
Annuisce rassegnata, e torna sul divano del salotto da Mark, il suo quasi-marito.
Il suo quasi-marito che però mamma non ha ancora invitato a trasferirsi da noi, perché ha una più che vaga idea di quanto la novità mi darebbe fastidio.
Lui stranamente sembra essersi rassegnato a questa situazione, ma rimedia alla cosa piombando qui a qualsiasi ora del giorno in cui non stia lavorando.
Si ferma a pranzo, a cena, il pomeriggio, la notte.
In pratica frequenta casa sua solo per farsi una doccia e cambiarsi i vestiti.
Non mi lamento soltanto perché mi rendo conto che per mia madre sia già difficile gestire questa storia così com'è, e perché non potrei mai essere così egoista da volerla sola a vita.
So che ha frequentato parecchi uomini negli anni, ma mai nessuno l'ha fatta stare bene come per chissà quale ragione riesce a fare Mark.
Lui è l'unico che mi abbia mai presentato infatti.
L'unico con cui sia stato per un tempo tanto lungo come tre anni, e l'unico con cui abbia progettato un matrimonio.
Ora, se da un lato non pretendo certo di essere io l'unico amore della sua vita, dall'altro ammetto di aver digerito a fatica questa notizia del matrimonio.
E non è che lui non mi piaccia.
Mark sembra un uomo tranquillo, ha un buon lavoro, è divertente, e non è affatto un tipo tutto muscoli e niente cervello.
Il punto è che non sono mai riuscita a legare con lui.
Il punto è che lo guardo, è tutto quello che vedo è un uomo che non c'entra niente con noi, che non c'entra niente con mia madre -che non è nemmeno alla sua altezza per quanto mi riguarda.
E sono consapevole che forse il problema sono io -io che di approfondire il rapporto con la sottoscritta non gliene ho mai dato la possibilità, io che non sono esattamente un tipo espansivo, io che quando si tratta di approvare le persone ho degli standard fin troppo elevati- ma sono questa e non posso cambiare né ciò che sento, né ciò che provo.
Mia madre lo ha capito e rispetta il mio pensiero, e sebbene possa solo immaginare quanto gli costi gestire questa famiglia che probabilmente non avrà mai il sapore della famiglia che vorrebbe, in questi anni non mi ha forzata neppure una volta perché cambiassi le cose.
Perché cambiassi me stessa, in definitiva.
Perciò il minimo che potevo fare io dalla mia parte, era accettare il fatto che Mark fosse davvero l'uomo in grado di renderla felice, e restare in silenzio.
Restare in silenzio, e continuare a chiedermi come ci sarebbe stata con quell'uomo con cui forse non aveva mai parlato di matrimonio, ma con cui ci aveva comunque fatto una bambina.

Finché Respiro (Until I Breathe #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora