Ventidue ~ Questo Fuoco Che Ci Sta Infiammando Adesso

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Jude

<<Incendio doloso nel parcheggio del cinema Paramount ieri notte. Una ventina di persone, alla fine del film in proiezione, si sono ritrovate senza auto. Per fortuna non ci sono stati feriti, qualcuno che passava di lì si è accorto del fuoco appena in tempo perché non facesse danni anche a persone o animali, appena in tempo perché l'incendio non divampasse verso le strade, le case e il cinema stesso. Nessuno ha visto nulla, ma sono state ritrovate delle piume blu lungo il marciapiede che costeggiava il parcheggio. La polizia crede che sia una firma. Sembra che qualcuno si stia prendendo gioco di questa città, quello che è successo è comunque considerato un atto vandalico dall'entità molto grave. Pare che i Lupi colpiscano ancora, vi consigliamo di stare attenti e di non andare mai in giro da soli di notte, perché la notte sembra proprio loro amica...>>
Promemoria per te Jude: mai più iniziare la giornata ascoltando il telegiornale.
Adesso, sapevo che sarei stato nervoso e di cattivo umore per buona parte della mattina e del pomeriggio.
Maledetti bastardi.
Il mio odio nei loro confronti cresceva come un cancro, un cancro che stava divorando giorno dopo giorno la mia sanità mentale.
Non bastava ricordare cosa avevano fatto alla mia famiglia, dovevo anche sopportare il fatto che se ne andassero in giro per Charleston a terrorizzare la gente e a distruggere la città.
Avrei voluto trovare il modo per restituire il favore, il modo per restituirgli lo stesso male che...
Spengo subito la tv e quei pensieri corrosivi non appena sento i piccoli passi strascicati di Summer dirigersi verso la cucina.
Poco dopo, appare sulla soglia con quel gatto che le cammina accanto, le pantofole di peluche ai piedi, i capelli che sembrano il nido di un passero e i pugni che si strofinano gli occhi.
È semplicemente la cosa più adorabile che abbia mai visto in vita mia.
E tutto l'amore che provo per lei, mi travolge come sempre fino a cancellare qualsiasi altra emozione.
Per un po', anche l'odio che covavo dentro fino a poco prima.
<<Ehi piccola. Buongiorno. La vuoi una tazza di latte?>>
Annuisce, ancora intontita e assonnata, mentre si arrampica sulla sedia di fronte a me e afferra un biscotto dal tavolo.
Finisco in fretta la mia colazione, e penso subito alla sua.
Ogni mattina la guardo e mi chiedo quale piega prenderanno i mie pensieri.
Stamattina la guardo e mi sento fortunato, fortunato ad averla ancora, fortunato a trovarla ogni giorno al mio risveglio e a poterla abbracciare, fortunato a vederla crescere, a potermi prendere cura di lei.
Avrei potuto non riaverla più indietro. Era un rischio che avevo corso, e ne ero sempre fin troppo consapevole.
E invece era qui.
Era qui ma non era ancora al sicuro, nessuno in questa città lo era.
Per colpa loro.
Non avrei davvero potuto detestarli più di così.
Avevo il diritto di stare in pace e di vivere bene nel posto in cui ero nato, e invece queste strade che mi avevano visto crescere, diventavano sempre più pericolose, diventavano delle trappole mortali.
E allora mi domandavo se Summer preferisse restarsene chiusa in casa -chiusa in se stessa- perché in queste strade e con queste persone temeva di viverci.
E se quello che le continuava a fare più male di tutto, fosse proprio continuare a crescere nel luogo che l'aveva irrimediabilmente segnata?
Per poco non mi lascio scappare il cartone del latte dalle mani a quella rivelazione.
Stringo la presa, e intanto un pensiero a dir poco folle mi attraversa la mente.
E se ci trasferissimo?

~🐺~🐺~🐺~
~🐺~🐺~🐺~

Mi rendevo conto che l'idea che avevo avuto quella mattina era semplicemente assurda, che avrei dovuto metterla da parte, chiuderla in un cassetto e gettare la chiave.
Ma proprio non ci riuscivo a togliermela dalla testa.
Quell'idea non ne voleva sapere di strisciare via e tornare nell'angolo buio da dove era venuta, e mentre aiuto papà a sistemare le planimetrie del nuovo progetto, sento anche il bisogno di condividerla con qualcuno.
<<E se andassimo via da Charleston?>> bisbiglio, rompendo il silenzio.
Mio padre molla tutte le carte sul tavolo e mi guarda come se fossi impazzito.
Be', mi sembra appurato da tempo che un po' lo sono davvero.
Visto che non spiccica parola, cerco di aggiungere una spiegazione.
<<Magari a Summer fa male questa città. E quei dannati Lupi... è come se ci stessero col fiato sul collo. Hai sentito cos'hanno combinato stanotte no? Vogliono che li temiamo. Vogliono che abbiamo paura. Per quanto ancora dovremmo permetterglielo? Se scegliessimo una città più tranquilla e ricominciassimo? Forse è proprio di questo che lei ha bisogno. Di un posto di cui possa fidarsi. Di un posto che non le abbia fatto del male>>
Più ne parlo, e più nella mia testa quella realtà ha perfettamente senso.
Nella mia testa quella realtà potrebbe essere la soluzione.
O potrebbe non servire a nulla.
Ma non valeva la pena tentare per Summer?
Mentre continuo a rimuginare, papà sospira, si siede sul tavolo e mi mette una mano sulla spalla.
<<Forse potrebbe aiutarla, hai ragione. Ma fatico a credere che all'improvviso, possa tornare la bambina che era prima. Dubito che cambiare aria risolverebbe il problema principale. Di sicuro, non cancellerebbe quello che le è successo. Sai che darei qualsiasi cosa perché non fosse così, ma ciò che ha vissuto se lo porterà dentro a vita. E poi, questa è la sua casa. Un cambiamento così drastico potrebbe essere un altro trauma, ci hai pensato?>>
In effetti, a questo non avevo pensato, no.
<<È solo una casa. L'importante è che abbia sempre la sua famiglia accanto giusto? Potremmo almeno provare a tirare fuori l'argomento e vedere che ne pensa>> riprovo, sebbene dopo le parole di mio padre, quella piccola speranza che era nata da neanche un paio d'ore si stava già spegnendo.
Non sarebbe mai servito nulla, non c'era soluzione, era questa la verità alla fine?
Dovevo accettare di non poterla aiutare a stare meglio?
Dovevo accettare che di conseguenza, non sarei mai stato meglio neppure io?
<<Jude. Comunque, non possiamo proprio permettercelo. Dovremmo comprare una casa nuova, e poi ci sarebbero le spese del trasloco... E dove troverei lavoro? Dove troveresti lavoro tu? Di certo non potrei ricostruire la nostra società dal nulla. Non è fattibile, so che lo capisci>>
Se la metteva così.
Lo capivo, sì.
Avevamo sempre avuto il denaro necessario per vivere bene, ma non eravamo ricchi.
E quella era la prima volta che cominciavo a pensare che non era vero che non serviva avere un gran bel conto in banca per essere felici.
Ok, non mi era mai servito. Ma adesso era un problema.
Perché ostacolava i miei piani, la nostra possibilità di ricominciare altrove e ridare un sorriso a Summer.
Nuova vita, nuovo lavoro, nuovi amici, nuove opportunità.
E poi, dal nulla, in tutto quel caos, si fa spazio il volto Jade.
Jade. Stavo quasi per dimenticarti.
E adesso mi sembrava così stupido che l'avessi fatto.
Perché lei forse non lo aveva ancora capito ma era stata il mio sostegno, la mia forza, i miei sorrisi più veri in una marea di sere troppo buie.
Avrei trovato una nuova vita, un nuovo lavoro, nuovi amici.
Ma avrei trovato un'altra Jade?
No. Non esisteva al mondo qualcuno che le somigliasse anche solo lontanamente.
E ora l'idea di partire non mi sembrava più tanto semplice, quello che mi sarei lasciato alle spalle non così facile lasciarmelo alle spalle davvero.
Non ora che pensavo a lei.
La mia famiglia sarebbe venuta con me, gli amici mi sarebbero mancati ma ogni tanto sarei venuto a trovarli.
Ma lei?
Era normale che sarebbe stata Jade a mancarmi più di tutti, più di tutto?
Il primo pensiero che mi trattenesse a Charleston?
L'unica àncora in grado di tenermi legato a questa terra?
Ero consapevole di dover mettere la felicità di Summer prima di ogni altra cosa, ma sentivo che se si fosse trattato della mia, io avrei avuto bisogno di Jade per stare bene.

Finché Respiro (Until I Breathe #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora