Quarantotto ~ Questa Cosa Con Te

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Jade

Diventavi quello che diventavi per davvero un casino di ragioni.
Troppe, per poterle ricordare tutte.
Quello che eri oggi, lo avevi costruito giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza.
Ma c'erano esperienze che aggiungevano tasselli, ed esperienze che ti davano una direzione.
Io ero soltanto una ragazzina sperduta e confusa prima che Evan mi trovasse, prima che Evan mi illuminasse sul mio passato e mi indicasse chi volevo essere nel futuro.
Ne erano cambiate di cose nella mia vita da quando lui e l'universo dei Lupi ne erano entrati a far parte, ma più di tutto, ero cambiata proprio io.
Evan era l'esperienza che era stata anche la mia direzione.
E non sapevo bene chi fosse Jude prima di Summer, ma adesso sapevo per certo che quella bambina era stata la sua, di direzione.
Dentro di me, ero convinta che quella fosse una cosa importante da sapere.
Ancor più del segreto in sé, io avevo assaporato quella notizia perché mi aveva dato l'esatto momento in cui Jude era diventato il Jude di cui mi ero assuefatta. Il Jude per il quale per un anno avevo fatto ciò che avevo fatto.
Quante potevano dire di conoscere l'esatto modo e l'esatto istante in cui l'uomo che si amava, era diventato quella persona?
Molto poche, ne ero convinta.
Era proprio dal momento in cui Summer aveva emesso il suo primo respiro che Jude aveva cominciato ad essere questo: quest'uomo che nonostante i pregiudizi e i difetti, era pur sempre il ragazzo per cui avevo perso la testa.
Per quanto la sua rivelazione mi abbia scioccato, per un attimo mi concentro sulla parte che mi fa sentire bene.
Poi, lascio che su di me cominci a regnare il caos.

~🐺~🐺~🐺~

"Adesso tu sei un pericolo per Summer"
"Io devo proteggerla"
"Perché è questo che deve fare un padre"
Padre.
Aveva detto padre.
Padre?
Jude, padre?
Che cosa ne sa lui di cosa voglia dire essere padre?
Lì per lì, penso che, o ha preso il suo amore per Summer tremendamente sul serio, o questo ragazzo è una fonte inesauribile di segreti molto più di quanto lo sia stata io.
E mentre mi guarda -mentre mi osserva, mi studia, cerca di decifrare la mia reazione, cerca di capire quanto l'abbia presa male, quanto possa sopportarlo- io dirado un po' la nebbia che mi ha avvolto i pensieri, e vedo la verità.
Vedo che ciò che ha detto, è la verità.
Oh mio Dio.
È vero.
È sua figlia.
Quella bambina è sua figlia.
Jude è genitore.
Da qualche parte in questa città, c'è una donna che per lui deve aver contato così tanto da averlo spinto a rischiare di crearci una famiglia insieme.
E quella bambina che ama più di se stesso, quella bambina che è identica a lui, quella bambina che lo guarda e lo venera come un Dio, l'ha generata lui.
Ed è così assurdo.
Ed è così ovvio.
Perché tutto quell'amore che c'è dentro ai suoi occhi quando parla di lei, quando guarda lei, non lo provi per chiunque.
Non lo provi nemmeno se si tratta della tua famiglia.
Ma se si tratta della cosa più bella che comunque vada avrai mai fatto nella vita, allora sì che ha perfettamente senso un amore del genere.
<<Allora? Non mi chiedi se sono fatto? Se ti sto prendendo in giro, se è una scusa per liberarmi di te una volta per tutte?>> domanda Jude, sardonico.
E in tutto quel silenzio, la sua voce per quanto bassa fa un casino di rumore.
È una sveglia che suona alle sei del mattino quando ancora tutto il mondo dorme.
Eppure dietro quel tono impostato, ci leggo così tante altre cose.
Una scusa per liberarsi di me? Stranamente, quello non l'ho pensato.
Perché devo continuare a credere che tu non voglia liberarti di me, Jude.
Cerco di capire come rispondere, cerco di capire come mi sento, ma in tutta sincerità nella mia testa ci sono più che altro tanta confusione e una marea di domande.
E io mi sento un po' come se fossi in una sorta di stato di ibernazione.
Quando mi scongelerò però, non ho idea di quali sentimenti mi investiranno e mi travolgeranno come se fossi finita sotto le ruote di un autobus.
<<È uguale a te>> bisbiglio alla fine.
E sul suo viso, vedo puro orgoglio.
Già, quale genitore non sarebbe fiero del fatto che la propria figlia gli somigli?
<<Si. Mi somiglia moltissimo>> soffia piano. <<Cosa provi Jade? Puoi essere sincera>> mi sprona.
<<Sto cercando di capirlo>> replico, e intanto però, qualcosa inizio a capirla davvero e non perdo tempo a metterlo al corrente. <<Ho paura. Perché se nella tua vita esiste già qualcuno di tanto importante per te... io ho meno speranze di...>> non la completo neanche quella frase.
Non sono io quella indispensabile per la tua sopravvivenza.
Ed è con quella rivelazione che la sua notizia comincia anche a fare male, un male fisico ed emotivo.
Male per quello che significa, e non per il segreto in sé che mi ha tenuto nascosto.
E poi sento anche che è una cosa più grande di me questa, che il ragazzo che amo abbia già mosso un simile passo nella sua vita.
Ma io voglio comunque esserne all'altezza.
Non voglio lasciare che vinca la parte spaventata e scombussolata di me.
Il modo feroce con cui mi afferra un braccio e pianta gli occhi nei miei, mi da una scossa di speranza.
<<Il fatto che Summer sia mia figlia, non toglie niente a quello che ho provato per te. A quello che sei stata per me. Voglio che tu lo sappia. E non funziona così, non c'è una persona che si ama di più e una che si ama di meno, solo, sono amori diversi>>
Non gli faccio notare che ha detto la parola amore.
Né che ha parlato al passato.
Abbasso per un po' lo sguardo, e mi rendo conto che mi sto scongelando, che sto cominciando a sentire tutto, e che dopo la paura c'è la gelosia e il bisogno di sapere.
E probabilmente lui pensa che non abbia più diritto di sapere alcunché, ma io rischio lo stesso, o so che l'acido comincerà a corrodermi lo stomaco.
<<Chi era lei? Chi è sua madre?>>
La mia bocca si è fatta così asciutta, che parlare mi costa una fatica immane.
<<Non la vedo più da quando è nata Summer, se è questo che stai chiedendo. Ci sono stato insieme per tre mesi e non volevamo certo una cosa del genere. Avevo sedici anni cazzo. È successo. È successo e basta e...>>
E le parole gli muoiono in gola.
Si ferma, e io noto come sia passato in fretta dalla rabbia al dolore, mentre la mia gelosia si è trasformata prima in sollievo e poi di nuovo in paura.
<<E cosa?>> lo incalzo, paziente.
<<Ti ricordi quando pensavo che tu mi dipingessi come una persona troppo buona, e io ti dicevo che invece non lo ero affatto? È questo il motivo. Summer. Quando ho scoperto che esisteva, che quella ragazza era incinta del mio bambino, io quel bambino non l'ho voluto>>
Ho una stretta al cuore per lui a quelle parole.
Perché sento che gli viene da piangere, sento che se ne vergogna tantissimo.
Sento che è una scelta che gli pesa da anni e che gli peserà per sempre, sento che lui odia quel Jude che è stato anni prima, sento che è pentito ma anche rassegnato.
E io scopro che dove lui si detesta, io lo amo.
Dove lui si prenderebbe a calci, io curerei quelle ferite.
Dove lui vede un vigliacco, io ci vedo un Jude fragile che vorrei rassicurare.
Ma non posso dire niente del genere adesso.
Mi giro, pronta a chiedere altro, ma lui mi precede.
<<Non riesco a raccontare questa storia stasera, non chiedermi altro, per favore>>
<<Ok. Solo... perché me lo hai detto? Perché ora?>>
<<Non lo so. Forse sono soltanto così stanco di questi segreti, forse volevo che vedessi tutto ancora una volta. Forse volevo farmi odiare un po' anche io>>
Ha funzionato? Lo odio?
No.
C'è gelosia, ci sono amare fitte alla gola e alla pancia appuntite come spilli, c'è dolore per la consapevolezza che esista già una persona così importante per lui, ci sono domande a cui nessuno può rispondere -che significa questo per me adesso?- ci sono un mucchio di cose ma non l'odio.
<<Ma io non ci riesco a odiarti. Non se vedo che adesso cerchi di rimediare ogni giorno ad una scelta sbagliata che hai preso>> sussurro.
E poi in quella sua omissione, decido di trovarci un appiglio. <<Però Jude, non puoi condannare solo me per aver avuto dei segreti>>
<<Non è lo stesso>> ribatte subito.
E adesso, io sono incazzata.
<<Perché no? Perché i segreti che nascondi tu devono valere meno dei miei, perché tu puoi dare la vita per la tua famiglia e io non posso amarla allo stesso modo senza essere attaccata?>> esplodo, il cuore che va a mille per un altro motivo stavolta.
<<Sono stanco di fare sempre gli stessi discorsi, Jade! Non so nemmeno come siamo arrivati a quel punto, non so nemmeno perché ti ho confessato tutto. Vattene! Non voglio combattere una guerra anche con te, non voglio ricordare ogni volta che ti guardo negli occhi ciò che c'è a dividerci... Non voglio più questa cosa con te!>>
"Non voglio più questa cosa con te".
Come se questa cosa valesse così poco da poterla mettere nel dimenticatoio o in un sacchetto della spazzatura, e gettarla via.
Come se questa cosa non avesse regalato a entrambi alcune delle emozioni più belle che si possano mai provare nella vita.
Lo vedo che stasera è tremendamente stanco, che è fuori di sé, che ha già dato troppo.
Ma le sue parole mi hanno ferita, e allora non riesco a fare a meno di restituirgli il favore.
Scendo dall'auto, sbatto la portiera, e gli parlo dal finestrino.
<<Ti pentirai Jude. Ti pentirai come con Summer. Ma se è così che ami, se lo fai così male, forse fai bene a lasciarci nelle mani di qualcun altro>>
L'effetto che quelle parole hanno avuto nella mia testa, svanisce non appena le pronuncio e noto i suoi occhi riempirsi di lacrime.
No.
Non volevo questo, cazzo non volevo questo.
Jude si volta svelto per cercare di non farmele vedere, e a me non resta che incamminarmi verso casa.
Siamo in guerra anche noi.
Mi sbagliavo: non possiamo combattere le nostre battaglie senza darci contro, non possiamo combattere le nostre battaglie senza mettere in mezzo anche i nostri sentimenti.
Non possiamo scindere il Jude di Jade e la Jade di Jude dal Jude che odia i Lupi e dalla Jade che i Lupi li ama.
E a dirla tutto, non so nemmeno più se lo voglio.
Ho bisogno che ami me, me, e non solo i pezzi che gli piacciono di più.

Finché Respiro (Until I Breathe #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora