Capitolo 17

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La serata è appena iniziata e già non vedo l'ora che finisca.

Per cena la signora Moore ha preparato un pollo arrosto con patate veramente buonissimo, e un contorno di verdure che fa venire l'acquolina in bocca. Mia madre non ha smesso un solo istante di sorridere e scherzare con Poule e Clare, sono felice che ci sia un motivo valido per affrontare questa serata. Oltretutto, Will è sorridente, gentile e partecipa attivamente alle conversazioni. Cosa che mi coglie del tutto alla sprovvista.

Credo di non averlo mai visto così, e non so cosa pensare, sono abituata a vederlo chiuso in se stesso, inespressivo e scorbutico con tutti. Questo nuovo Will devo dire che mi piace. Cioè non nel senso che sono attratta da lui, lo trovo solo interessante e decisamente molto più a suo agio.

"Allora, William, vai al liceo, giusto?" gli chiede mia madre. Ed essendo seduta accanto a lui, lo sento irrigidirsi leggermente, ma nessuno se ne accorge. Forse è solo una mia impressione.

"Si, frequento l'ultimo anno." sorride.

"Ah, ma allora hai solo un anno in più di Jane." risponde mia madre con un sorriso un po' troppo esagerato.

"Già." dice lanciando un occhiata verso di me, ma non appena incrocia il mio sguardo torna a guardare nella direzione dove è seduta mia madre, che continua imperterrita "Sai già cosa vorresti fare dopo?"

Lo guardo, osservando attentamente la sua reazione, mi aspetto che risponda bruscamente e che ponga fine alla conversazione. Invece, con mia grande sorpresa, il suo sorriso non è sparito, ma non è neanche più raggiante come era prima, e abbassando lo sguardo noto che sta stringendo i pugni, so per certo che è tremendamente infastidito. Qualche giorno fa gli ho posto la stessa domanda, mi ha risposto che se ne tornerà a casa sua, in Inghilterra, ma ricordo che era scocciato dal mio interesse nei suoi confronti. E il modo in cui ha reagito le poche volte che lo ho visto affrontare questo genere di situazioni, ovvero quelle che lo riguardano direttamente, mi fa temere che ciò possa accadere anche ora con mia madre.

"Devo ancora decidere, ma credo proprio che me ne tornerò in Inghilterra." risponde in tono neutro.

"In Inghilterra?" domanda mia madre stupita.

"Bè, vedi Evelyn, Will è nato lì, proprio come me e i suoi genitori, è normale che lui sia molto affezionato a quel posto." interviene Clare.

Il tenue sorriso che era rimasto sul volto di Will si spegne all'istante nel sentire questa frase, e lo vedo agitarsi sulla sua sedia. So che lui odia essere il fulcro di una conversazione e odia ancor di più sentirsi l'attenzione addosso, ma non permetterò che faccia una qualche scenata che potrebbe rovinare la serata a mia madre e ai suoi amici. Lei questa sera è finalmente felice e lui non può rovinare tutto.

"Will potresti mostrarmi dove si trova il bagno, per favore?" intervengo. Mi sento veramente una stupida per aver interrotto una conversazione con la scusa del bagno, ma dovevo salvare la situazione che di lì a poco sarebbe precipitata inevitabilmente.

Lui si volta verso di me e mi guarda stupito, come se si fosse dimenticato che ero ancora lì, probabilmente è così visto lo scarso interesse che ha nei miei confronti, ma non mi importa minimamente di ciò che pensa lui.

"Certo." dice alzandosi di botto. Mi alzo anch'io, chiedendo scusa a gli altri per la mia interruzione, e lo seguo verso un corridoio, poi come usciamo dal salotto mi prende per un polso e mi trascina verso una delle stanze li accanto, che sono certa non sia il bagno.

"Ma cosa cavolo stai facendo?" dico sottraendomi alla sua presa ferrea sul mio braccio e allontanandomi da lui.

"Scusa." sorride sornione.

La stanza è molto ampia e accogliente, odora di buono, sulle pareti sono appesi alcuni scaffali con adagiati dei libri, al centro si trova un letto matrimoniale con le lenzuola ben piegate e una serie ordinata di cuscini. E' spaziosa e molto ben ordinata.

"E' camera tua questa?" domando.

"Si." risponde secco. Wow, non lo facevo un tipo da camera precisa e accogliente.

"Ti aspettavi per caso una camera buia, triste, con il pavimento ricoperto di immondizia e ragnatele ovunque?" sogghigna, quasi come se mi avesse letta nel pensiero.

"Si, qualcosa di simile." sorrido guardandomi intorno. "Ma perché siamo qui? Mi pareva di averti chiesto di mostrarmi dove si trova il bagno." aggiungo.

"Ma smettila, sappiamo entrambi che non devi andare in bagno." risponde sicuro di sé, con quel ghigno odioso stampato sul viso.

"Già, non ho bisogno de bagno." ammetto.

Lui si avvicina verso di me a piccoli passi e molto lentamente, guardandomi negli occhi.

"E allora perché hai affermato il contrario?" dice a pochi centimetri da me.

"So che non ti piace essere al centro dell'attenzione e io mi stavo annoiando, allora ho pensato che era meglio allontanarci un po'. Ma ora tu puoi benissimo tornare da gli altri, io ti raggiungo tra poco." dico quasi balbettando, con la voce malferma.

"No, non penso proprio." sogghigna, ma si allontana, e sento uno strano vuoto impadronirsi di me.

"Se ora tornassi di là, in salotto, sarei costretto ad assistere alla loro conversazione. E sono più che certo che in questo momento stiano parlando di me." dice.

"E cosa c'è di tanto interessante da dire su di te?" domando con un sorriso giocoso.

"Oh, Jane, ci sono così tante cose da dire sul mio conto." sorride anche lui, ma il suo è un sorriso scostante.

"Per esempio cosa?" domando.

"Te ne importa qualcosa?"

"Si. Altrimenti perché dovrei continuare questa conversazione con te?"

"No, invece. Non te ne frega proprio niente. Sei solo curiosa come tutti gli altri." ribatte freddo.

"Be', sai, le persone tendono ad esserlo, è vero, ma essere curiosi non esclude il fatto che possa anche importargli." dico anche se poco convinta. "No, non è vero invece. Sono solo curiose. Amano farsi gli affari degli altri per il gusto di sapere, che non sempre è un male, ma di certo non è piacevole avere gente intorno che ti riempie di domande delle quali si odiano le risposte." ribadisco brusca, sovrappensiero.

"Ne parli come se lo avessi vissuto tu stessa. E' così?" domanda lui, e so benissimo cosa vuole fare, vuole spostare il centro dell'attenzione su di me per non sentirne il peso addosso.

"Si, potrebbe essere. Ma posso dirti che ci sono persone a cui importa davvero. Non tutti sono uguali."

"Già, questo lo so. Tu non sei come gli altri Jane. Mi sbagliavo su di te, tu hai un qualcosa che non ho mai trovato in nessun altra persona." dice e non sorride più, ma mi osserva con uno sguardo profondo che fa accelerare il battito del mio cuore.

"Cioè, cosa?"

"Non lo so, ma di certo non sei paragonabile a tutti gli altri." i suoi occhi verdi ardono nei miei e sono costretta ad abbassare lo sguardo.

"Ma comunque non ti fidi di me, come non ti fidi di nessun altro eccetto te stesso. Giusto?" chiedo.

Lui sorride e abbassa lo sguardo dicendo "E ancora una volta hai ragione piccola Jane."

Poi qualcuno bussa alla porta. "Ragazzi siete qui?" domanda una voce femminile.

"Si, Clare." dice Will andando ad aprirle la porta.

"Non volevo disturbarvi, ci tenevo soltanto a dirvi che stiamo per mangiare il dolce che hanno portato Jane ed Evelyn, e non assaggiarlo sarebbe un vero peccato." dice con quel suo sorriso cordiale.

Will si volta verso di me e io rispondo per entrambi "Si, certo, ora arriviamo."

Hope  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora