Capitolo 60

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La mattina seguente mi sveglio in mezzo a un groviglio di lanzuola, e per un attimo guardandomi in torno nell'ampia camera da letto mi sento disorientata dimenticandomi di non essere in camera mia, ma in quella di Will. Girando la testa dall'altra parte lo trovo con la faccia sul cuscino ancora addormentato, i capelli sparati da tutte le parti, gli occhi chiusi, le ciglia che accarezzano gli zigomi. È cosi bello che meriterebbe di essere ritratto su tela. Come uno di quei quadri che raffigurano angeli, lui sarebbe l'angelo più bello. Magari un angelo vendicatore, dall'aspetto trionfante, bellissio e lo sguardo accesso di dolore e rabbia furiosa. Un angelo vendicatore, diretto all'infreno ma con la convinzione di percorrere la retta via, come quegli angeli di cui si parla nella Bibbia, quelli che hanno scelto di seguire Lucifero perché convinti che fosse nel giusto. E guardando il mio angelo vendicatore, che dorme beato accanto a me, mi sento anch'io uno di loro. Sceglierei l'inferno pur di restargli accanto.
"Smettila di fissarmi." bofonchia con la voce assonnata, strappandomi dai miei pensieri. Ha ancora gli occhi chiusi, ma sul volto gli è appena comparso un mezzo sorriso.
"Io . . . Non ti stavo fissando!" dico colta in fragrante. Lui ridacchia senza aprire gli occhi, ancora mezzo addormentato.
"Ssh continua pure a goderti la viauale." ride.
"Buongiorno anche a te." sbuffo senza evitare di nascondere il sorriso enorme che si apre sul mio viso. Lui si lamenta ficcando la testa sotto il cuscino e mormorando un qualcosa che interpreto come " 'giorno".
Ridacchio e mi alzo dal letto.
"Dove stai andando?" chiede con ancora la faccia sotto il cuscino, che smorza le sue parole facendolo risultare buffo e dolce al tempo stesso.
"A fare una doccia." rispondo prima di uscire dalla stanza. Prendo dei vestiti di ricambio dalla mia camera, la biancheria, lo spazzolino e mi dirigo verso il bagno. Mi guardo un attimo allo specchio, ho due segni scuri sotto gli occhi e i capelli incasinati, a quanto pare la crocchia che mi ero fatta prima di andare a letto si è sciolta quasi del tutto. Mi spoglio in fretta e apro l'acqua calda fiondandomi nella doccia. La sensazione dell'acqua sul mio corpo è piacevole e aiuta a distendere un pó i miei nervi, ma non ha alcun effetto sui miei pensieri che ovviamente sono ancora in subbuglio. Ieri, dopo la conversazione con Poule in cucina, che mi ha lasciata più che spiazzata, sono tornata in camera e ho trovato Will nel bel mezzo di un incubo. E come se non bastasse ho scoperto che i suoi genitori sono morti quando lui era piccolo. Il pensiero di quel bambino riccioluto al quale vengono portati via i genitori ingiustamente mi ha tormentato per tutta la notte. Vorrei che potesse parlarmene, vorrei sapere da lui cos'è successo, perchè non ne ha mai paralto con nessuno, cosa pensa, se gli mancano . . . Vorrei sapere cosi tante cose. E piu ci penso piu mi rendo conto che non so ancora nulla di William. Come prima notte nella casa degli zii di Will devo dire che è stata abbastanza intensa e stancante. Esco dalla doccia, che è durata meno del previsto, mi rivesto, lavo i denti e con i capelli ancora bagnati torno nella camera di Will, che nel mentre si è cambiato e ora è seduto sul letto impegnato a digitare in fretta qualcosa sul suo cellulare. Quando mi vede alza lo sguardo e lo appoggia sul materasso accanto a se. Mi guarda dalla testa ai piedi con un espressione di ammirazione, e mi sento così stupida per non aver pensato di indossare qualcosa di piu decente invece che un paio di leggins neri e una felpa dell'Hard Rock, ma lui pare non farci caso. Contina a guardarmi come se fossi la luce agli occhi di una falena.
"Hai programmi per oggi?" domanda facendomi segno di avvicinarmi.
"No, pensavo di passare un attimo in ospedale da mia madre . . ." Oggi è sabato perciò non ho niente da fare, di solito passo i miei fine settimana immersa tra le pagine di un libro. Solo di recente ho partecipato a feste in giro e fughe a Las Vegas, mi ricorda il subconscio.
"Ah." dice lui spostando lo sguardo verso la parete alle mie spalle.
"Tu? Avevi in mente qualcosa da fare?" gli chiedo. E per tutta risposta mi guarda con un sorrisetto furbo.
"Una mezza idea cel avrei." ammicca alzandosi dal letto e avvicinandosi a me con due falcate. Alzo gli occhi al cielo ma non riesco a reprimere un sorriso. In meno di cinque secondi mi ritrovo costretta ad arretrare finché la mia schiena finisce contro la parete la parete, mentre lui appoggia i palmi delle sue mani ai lati della mia testa. Il verde dei suoi occhi non si stacca dai miei, e soltanto quel contatto visivo basterebbe a farmi cedere. Poi le sue labbra su posano sulla mia bocca e mi intrappolano in un bacio improvviso e passionale. Quando quel contatto si interrompe un lamento esce dalle mie labbra provocandogli un sorrisetto soddisfatto, poi le sue labbra iniziano a lasciare una scia di umidi baci lungo il mio collo inspirando a fondo. Tento di resistere e non cedere al tremore delle ginocchia che minacciando di cedere.
"Lasciati andare, piccola. Lo so che ti fa impazzire." sussurra lui accanto al mio orecchio, solleticandomi con il suo fiato caldo. Istintivamente le mie mani finiscono tra i suoi capelli nell'istante esatto in cui la sua bocca torna sulla mia riprendendo il bacio da dove era stato insterrotto. Le sue mani scivolano sui miei fianchi accarezzandomi ovunque, e in un semplice e veloce movimento lui mi solleva da terra, le mie gambe si strigono intorno ai suoi fianchi e lui continua a esplorare il mio corpo, dandovita a delle sensazioni sempre più forti in me, sensazioni che solo lui sa fare emergere. Lo sento contro di me e so che sta provando le stesse identiche cose che provo io. Gemo e un istinto che non credevo di conoscere mi costringe a inarcare la schiena costro la parete per avvicinare i miei fianchi ai suoi mentre le mie mani tirano i suoi riccioli scuri. Poi il suono del suo telefono ci fa sobbalzare entrambi.
"Non rispondere." dico tra un bacio e l'altro.
"No . . ."dice senza staccarsi. Subuto dopo però pare ricordarsi di qualcosa e ci ripensa. Infatti subito dopo lascia la presa su di me, e si stacca, interrompendo il flusso di energia elettrica che aveva invaso la stanza.
"Devo rispondere." si limita a dire e come se niente fosse afferra il telefono dal letto e si fionda fuori dalla stanza. Lasciandomi sola con le spalle contro la parete ancora scossa per quello che stavamo facendo . . . O che forse avremmo fatto se lui non avesse preferito rispondere ad una stupida telefonata invece che restare con me. Sbuffando sonoramente mi butto sul letto di Will, dove le lenzuola sono ancora in disordine.
"No. Stanne fuori." sbotta Will dal corridoio fuori la sua stanza. Ma con chi sta parlando?
"Fatti i cazzi tuoi, chiaro?! Mi pareva di averti già avvertito. . . Col cazzo! . . . Si, certo. . . Okay, arrivo. . . Ma tieni chiusa quella cazzo di bocca."
La porta della stanza si apre di botto lasciando entrare Will nel con una mano tra i capelli ancora scompigliati e il telefono stretto nell'altra.
"Tutto okay?" domando notando la sua frutrazione. In realtà vorrei tanto chiedergli con chi accidenti stava parlando e di cosa. Ma so che non gli piace quando gli vengono fatte delle domande. E non sono in vena di un litigio.
"Si, certo." sbuffa. "Però devo andare." aggiunge.
"Andare? E dove? È soltanto mezzogiorno e tra poco Clare farà il pranzo." dico non sapendo bene cosa ribattere.
"Be' sai chissene frega. Ci vediamo più tradi." dice.
"Ma dove vai? Chi era al telefono? E perché gli dicevi di tenere la bocca chiusa?" dico incapace di trattenermi. Vedo una strana scintilla attraversargli lo sguardo, non è la prima volta che mi capita eppure non riesco mai a capire di cosa si tratta . . . Che sia una qualche emozione che tenta di nascondere? Qualcosa che non vuole far vedere al mondo? D'altronde questo ragazzo tiene nascosto al mondo un inetro universo. La cosa non mi stupirebbe.
"Cazzo, Jane, fai sempre cosi tante domande! Smettila!" sbuffa.
"Non dirmi cosa fare." dico infastidita.
"E tu non farti i cazzi miei." sbotta prima di afferrare la maniglia della porta e sparire in corridoio a grandi passi. Lasciandomi nuovamente sola.

Hope  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora