Capitolo 49

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Non ho la più pallida idea di quanto tempo sia rimasta qui, seduta sul pavimento gelido di questa camera d'hotel. Mi riscuoto soltanto quando sento bussare alla porta, all'inizio non me ne sono accorta, ma ora il suono dei tonfi contro il legno mi fanno trasalire. Mi alzo di botto e corro alla porta con il cuore in gola.

"Will . . ." sussurro tra me.

Ma l'ultimo briciolo di speranza che mi era rimasta muore nell'esatto istante in cui apro la porta e vedo che non è lui. Davanti a me, invece, ci sono Emily e Daniel che mi guardano come se potessi venir risucchiata al centro della terra da un momento all'altro.

"Jane, che cosa ti ha fatto?" domanda Daniel.

"Cosa? E voi come sapete che . . ." inizio a dire.

"Eravamo tutti nella hall, il proprietario dell'albergo voleva salutare Michael e cosi siamo andati anche noi, quando a un certo punto Will si precipita li e chiede da bere come se niente fosse. E ogni volta che Kyle, Lily o Grace gli hanno detto di calmarsi gli rispondeva in modo davvero orribile, iniziando a sbraitare e buttando a terra i bicchieri che aveva ordinato, non so nemmeno se li abbia bevuti o no." mi spiega lui guardandomi attentamente.

"Cosi io e Dan abbiamo capito che doveva essere successo qualcosa tra voi e ci siamo precipitati qui." aggiunge Emily. "Tu stai bene?"

"Io . . . Non importa." sospiro. Rientro nella camera facendo cenno a entrambi di seguirmi. "Si è fatto male qualcuno? Lui sta bene?"

"Si, sta bene. O almeno, credo. È ancora lì a bere senza dare ascolto a nessuno . . . Che cos'è successo?"

"È tutta colpa mia . . ." dico sedandomi sul bordo del letto e due lacrime calde tornano a infrangersi sulle mie guance.

"Hey, va tutto bene. Vieni qui." Daniel si siede accanto a me e mi prende tra le braccia. Un gesto talmente dolce e spontaneo che mi coglie di sorpresa e mi scalda il cuore al tempo stesso.

"Jane . . ." sussurra Emily.

"Tranquilla, Emy. Sto bene." dico staccandomi dall'abbraccio di Daniel.

"No, Jane, non è solo quello. Tu . . . Tu stai piangendo." sussurra con gli occhi sbarrati e lucidi.

"Cosa . . .?" chiedo guardandola, ha gli occhi lucidi e il viso umido. Sta piangendo anche lei.

E finalmente capisco.

Il mio cuore manca un battito. Mi asciugo in fretta le lacrime e mi alzo dal letto.

"No. Non sto piangendo. Io non . . ."

Io non devo piangere. Non devo.

"Jane, non ti ho mai vista piangere." dice lei. "Ti conosco sin da quando siamo bambine. Siamo praticamente cresciute insieme e mai prima d'ora ti avevo vista versare una singola lacrima. Quando andavamo al parco e un altro bambino cadeva dall'altalena o si faceva male, iniziava a piangere a dirotto anche se non si era fatto nulla. Tu no. Nemmeno quella volta che per imitare Nate sei salita su un albero e cadendo ti sei rotta il braccio, hai dovuto tenere il gesso per quasi un mese. Ma non hai mai pianto. Mai. Neanche quando tuo padre se ne andato. . . singhiozza, facendomi trasalire. "Ho sempre pensato che fossi una persona forte, ma anche le persone forti piango, Jane. Perché tu no? E cosa ha fatto quel pezzo di merda per farti piangere ora? Dimmelo perché io vado li e lo riempio di botte!"

Sono letteralmente senza parole.

"Oh, Emy . . ." riesco a dire prima di ricominciare inevitabilmente a piangere. Mi alzo e vado verso di lei prendendola tra le braccia. Ha ragione, non ho mai pianto davanti a nessuno. Non dopo mio padre. Dovevo essere forte, non potevo permettermi il lusso di potermi mostrare debole, perché lui ogni mia debolezza l'avrebbe sfrutta contro di me.

Hope  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora