Capitolo 31

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Sono di nuovo lì, in quell'angusto armadio nella mia vecchia stanza. Le mie mani coprono le orecchie con talmente tanta forza quasi da far male, risparmiandomi di ascoltare le urla al piano di sotto, un gesto che il mio corpo conosce molto bene. All'improvviso, però, il volume delle urla aumenta e le mie piccole mani non bastano più per non sentire.

"Ti prego . . . lasciala stare! Ci sono io qui, sfogati su di me, lascia stare la bambina!" la voce di mie madre è consumata dal dolore che prova e il tono di voce è reso stridulo e soffocato dal pianto. Un colpo sordo irrompe in tutta la casa e i singhiozzi di mia madre aumentano. Due minuti dopo la porta si spalanca e il suo braccio colpisce il mio viso facendomi crollare nella più totale oscurità.

Dopo di che l'ambientazione cambia radicalmente e mi ritrovo su una spiaggia, le onde del mare si infrangono sulla riva e il cielo è ricoperto di nuvole grigie che annunciano l'arrivo di un temporale. Un paesaggio che si rispecchia alla perfezione con le emozioni che mi offuscano il cuore. Mi fermo in mezzo alla spiaggia, con i capelli scossi dal vento, a fissare il riflesso griglio del cielo che si infrange con il blu intenso del mare, e due braccia muscolose, dolci e familiari, piene di tatuaggi, mi cingono la vita da dietro.

"Ci sono io qui . . . Ma sai che non potremmo mai essere soltanto amici." sussurra Will al mio orecchio stampandomi un casto bacio sulla guancia. E quando alzo nuovamente gli occhi verso il cielo, sono sorpresa di vedere che le grigie nuvole sono state rimpiazzate da un cielo sereno e un sole raggiante.

Mi siedo di scatto sul letto interrompendo lo strano sogno che stavo facendo.

Ma che significa . . .?

Mi guardo in torno aspettandomi di trovare l'espressione confusa di Will, ma ciò che vedo è solo un posto vuoto accanto al mio.

Lui non c'è, se ne è andato . . .

Cosa accidenti significava quel sogno assurdo?! Guardo l'orologio ed è quasi mezzogiorno e mezzo, è tardissimo. Mi alzo dal letto e mi fiondo in bagno per farmi una doccia veloce prima di scendere da gli altri e chiedere spiegazioni a Will sul perché non mi ha svegliata quando è uscito dalla mia stanza. Probabilmente avrà pensato che visto gli eventi di ieri sera era meglio se continuassi a dormire. Scendo al piano di sotto proprio nello stesso istante in cui Poule rientra in casa con della legna tra le mani e i capelli castani, leggermente striati di griglio, sono ricoperti da alcuni fiocchi di candida neve.

"Buongiorno, Jane! Dormito bene?" mi domanda sorridendo e pulendosi la neve dalle scarpe sul tappeto dell'ingresso.

"Si, ho dormito bene." borbotto con un lieve accenno di sorriso. Magari fosse vero, invece ho a mala pena chiuso occhio.

Raggiungo la cucina e trovo mia madre, Clare e Margot che chiacchierano amabilmente sul menù per il Natale, che sarà tra due giorni e che passeremo a casa nostra a Los Angeles tutti insieme. Una sfilza di buongiorno raggianti si eleva dalla stanza nell'istante esatto in cui vi metto piede.

"Ehm . . . sapete dov'è Will?" chiedo.

"Ma come tesoro, non te lha detto?" risponde Clare stupita, con un sorriso molto più esitante di quello che aveva prima.

"Detto cosa?" Che mi sono persa sta volta?

"Will aveva molti compiti da fare per le vacanze di Natale e ha preferito tornare a casa prima del previsto per rimettersi in paro con lo studio." dice. "Pensavo te lo avesse detto, è partito questa mattina." aggiunge.

"E' tornato a Los Angeles?" domando sorpresa. Non posso crederci. Avrebbe almeno potuto dirmelo . . .

"Si, Jane. Va tutto bene?" mi domanda mia madre.

"Oh, si. Tutto bene. Sono solo sorpresa." rispondo mostrando un sorriso più finto che mai. Esco dalla cucina e torno in camera mia.

Ieri sera è stata proprio una serata strana e piena di cose da assimilare. Il nostro ennesimo bacio, le parole che ci siamo detti su cosa siamo l'uno per l'altra, l'essere d'accordo sul non avere relazioni. . .

Anche se dopo il sogno di questa mattina potrei cambiare idea, cioe in fondo cosa abbiamo da perdere? Non posso passare tutta la vita con la paura delle conseguenze delle mie azioni. Non si può mai sapere cosa accadrà a meno che non ci si provi prima. E soprattutto non posso vivere in eterno con il terrore che potrebbe accadermi la stessa cosa che è accaduta ai miei genitori, le storie d'amore non sono tutte uguali.

Però, amore . . . Che parola immensa.

Un po' troppo grande per me. Ma come posso dire che questo sentimento sia amore? Avrei potuto dirglielo, avrei potuto andare da lui oggi e dirgli che ho cambiato idea . . .

Ma chi voglio prendere in giro?

Siamo io e Will, non siamo fatti per stare insieme.

Sarebbe un completo disastro. Io sono un disastro e non reggerei, non posso nemmeno pensare a ciò che è successo ieri, a come sono scoppiata davanti a lui, me ne vergogno da morire. Eppure lui era lì, non mi ha lasciata andare, è rimasto tutta la notte.

Anche se poi se n'è andato la mattina dopo.

Ma perché lo ha fatto. . . ?

Dannazione.

Questo ragazzo è fatto apposta per farmi venire l'emicrania perenne.

* * *

I due giorni seguenti passano in fretta. Il primo giorno lo abbiamo passato facendo vedere ai Moore il magnifico panorama che si vede dalla collina accanto alla casa e sono rimasti senza parole, non ricordavo che fosse cosi bello. Poi la sera mia madre ha proposto di tornare giù in paese a fare un giro, cosi lei, Clare e Poule ci sono andati, mentre io ho deciso di rimanere in casa a leggere anche se i miei pensieri erano ancora una volta invasi dalle parole di Will e da ciò che potrei provare per lui. Il secondo giorno, invece, era la Vigilia di Natale e l'abbiamo passata in casa tutti insieme tra chiacchiere, cioccolata calda, biscotti, camino e vecchi ricordi. Poi il tutto ovviamente non poteva che finire in bellezza . . . Ha chiamato mia sorella un ora prima che partissimo per tornare a Los Angeles e molto dispiaciuta ha detto che non sarebbe potuta tornare a casa per Natale. Stupendo, no?

Non la vedo da tre mesi, e mi manca tantissimo.

Ma nonostante questo, la breve vacanza è finalmente finita e ora sono in macchina insieme a mia madre e i Moore che non hanno fatto altro che parlare per tutto il tempo e raccontarsi di tutto, cosi ho deciso di prendere le cuffiette e ascoltare un po' di musica per sottrarmi a tutto ciò.

Ah, inoltre Clare ha insistito tantissimo perché io avessi il numero di Will, cosa che fino a quel momento non mi era nemmeno passata per la testa, e dopo svariati tentativi di dissuaderla, ho accettato e sto per inviargli un messaggio, dopo ben due giorni che non lo vedo e non lo sento.

"Avresti almeno potuto salutare." Invio.

Okay, è andata, l'ho mandato.

È solo un messaggio no? Che male c'è?! Il cellulare vibra quasi subito annunciando l'arrivo di un nuovo messaggio.

"Avrebbe avuto importanza?"

"Si."

"E perché?"

"Perché è segno di maleducazione."

"Okay, allora scusa."

"Sei un idiota."

"Ti ho chiesto scusa! Che altro devo fare venire li e supplicare il tuo perdono?"

"Sei ridicolo. Mi spieghi perché te ne sei andato?"

"Dovevo studiare."

"No, non è vero. Che succede?"

"Fatti gli affari tuoi, Jane. E lasciami in pace."

"Vaffanculo, Will."

Sbuffo, riponendo il cellulare nella tasca dei jeans, e mi lascio trasportare dalla musica tentando di non pensare alleffetto che mi fa anche solo un suo messaggio.

Hope  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora