Capitolo 53

2.4K 61 8
                                    

"Come ti senti?" mi domanda Will sedendosi sul letto accanto a me.
"Bè, a parte il forte mal di testa, la nausea e una stanchezza allucinante? Benone." ironizzo. E ovviamente lui mi guarda male. Ma ho comunque intravisto l'accenno del sorriso che ha tentato di nascodere.
"Dovresti mangiare almeno un pó della colazione che ti ho portato. Ti farà bene." dice con un cenno verso il piccolo vassoio con il cornetto e il bicchiere di succo. "E poi, dovresti ringraziarmi! Dopo il disastro che ho combinato ieri sera nella hall, per procurarmela ho duvuto quasi provarci con la ragazza del bar. Ero tentato di lasciarle il mio numero, sai, solo per farti felice piccola." dice con un sorrisetto impertinete. E adesso è il mio turno per guardarlo male.
"Ma davvero?"
"D'altronde a te non resta difficile provarci con i ragazzi in discoteca no?" aggiunge lui cogliendomi di sorpresa. E la scena di Will sopra un ragazzo del quale a malapena ricordo il volto mi passa per la mente come un flashback.
"Senti credo di avertelo già detto ieri . . . Ero ubriaca e . . ." inizio a dire.
"E pensavi che fossi io." Conclude lui per me.
"Già." dico.
"E il ragazzo del bar? Quello te lo ricordi? Ti ha praticamente scopata con gli occhi per tutta la sera." sbuffa infastidito.
"Will, smettila. Io nemmeno mi ricordo di quei due ragazzi. Sul serio, se li incontrassi ora non saprei riconoscerli."
"Lo so, Jane. Lo so. Non cel ho con te, tranquilla." afferma irritato passandosi una mano tra i capelli. "Se fossi stata lontana da me ancora per un istante avrei dovuto fare a botte con tutto il locale, avevano tutti gli occhi puntati su di te, cazzo." Sospira. "È solo che . . . Cavolo, tu eri così bella. E lo sei tutt'ora, guardati, sei bellissima. E io sono solo un grandissimo coglione! Non è di me e delle mie cazzate che hai bisogno. Puoi avere tutto quello che vuoi, perché ti accontenti di questo?" dice indicando se stesso con un gesto della mano. "È per questo che ieri ti ho urlato in faccia quelle cose. Cose che non penso veramente . . . Non le penso. Io ti amo, Jane. Ti amo. Ma tu . . . Cazzo, tu puoi avere molto di piu." conclude, lasciandomi senza parole per un instante troppo lungo.
"Ripetilo." dico, poi, senza pensarci.
"Cosa?" mi guarda incerto.
"Quello che hai appena detto. Ripetilo, per favore."
"Puoi avere di più . . ." sussurra con lo sguardo basso e la testa tra le mani.
"No. Non questo. Quello che hai detto prima." Lui gira la testa verso di me e mi guarda sorpreso.
"Ti amo." dice, senza staccare i suoi occhi dai miei. Io non posso fare a meno di sorridere. E quando lui se ne accorge si avvicina a me e accenna un sorriso a sua volta, sussurrando ancora quelle stesse parole. Poi, però, una frase detta da lui la sera prima si fa strada tra i miei ricordi al momento incasinati. E mi sento morire il sorriso sulle labbra.
"Gia . . . Ma, nonostante il loro significato, restano soltanto due semplici parole. Giusto?" domando distogliendo lo sguardo da lui e da quel sorriso che mi fa impazzire. Per un momento è confuso, ma poi pare ricordare.
"Jane, no. Lascia perdere quello che ti ho detto ieri per favore. Ti ho già spiegato che ho detto tutto ciò solo perche ero arrabbiato. E il motivo sinceramente non lo conosco nemmeno io, semplicemente non mi va di parlare di me. Non mi piace quando si tocca l'argomento dei miei genitori. Un giorno, forse, te ne parlerò. Ma per ora non mi va . . . E non perche non voglio dirlo a te, semplicemente perche non sono ancora pronto per parlarne. Tutto qui." sospira. "Ma a parte questo, ti prego. Credimi, non sono una persona che dice certe cose tanto per dirle. Non avevo mai detto queste due parole a qualcuno, sei la prima. E ti amo, davvero."
"Okay, ti credo. E non importa, parleremo dei tuoi genitori solo quando te la sentirai di farlo. Scusami se sono stata invadente." sorrido. "E comunque, ti amo anch'io." aggiungo avvicinandomi a lui e prendendogli il viso tra le mani, per poi appoggiare delicatamente le mie labbra sulle sue dando vita ad un bacio dolce ma che vale più di mille parole.
In meno di due minuti ho la schiena premuta contro il materasso e il corpo di Will sopra il mio. Le sue mani che scorrono sul mio corpo e le nostre labbra che non vogliono saperne di staccarsi le une dalle altre. E per un istante mi sembra tutto cosi normale, cosi semplice e vero. Una normalissima coppia che si bacia sul letto di una camera d'hotel. E finalmente realizzo sul serio che non siamo più soltanto due adolescenti indecisi sui loro sentimenti. Ma adesso siamo noi, Will e Jane, due ragazzi che si amano e sono consapevoli di farlo. Ma ovviamente, come ogni cosa bella, anche questo momento ha una fine. Il mio telefono ricomincia a suonare e subito dopo anche quello di Will. Ci stacchiamo l'uno dall altra, alzandoci per prendere i nostri cellulari. E mentre io leggo il nome di mia sorella Kathy sul displey lui mi guarda.
"È Poule." sussurra prima di dirigersi verso il terrazzo e rispondere. Cosi decido di rispondere anch'io. Sarà ora di avvertire a casa che sto bene . . .
"Kathy . . ." tento di dire. Ma dei forti singhiozzi dall'altra parte del telefono mi interrompono.
"Jane . . . La mamma! Lei era . . . Lei era cosi preoccupata per te . . ." continua a singhiozzare senza riuscire a completare una frase per intero.
"Kathy, ma io sto bene. Dille di stare tranquilla. Sarò a casa presto. Io . . ."
"No, no, Jane. Tu non capisci, lei . . ."
"Lascia, faccio io." sussurra gentimente una voce familiare in sottofondo.
"Jane, sono Josh." dice il ragazzo di mia sorella.
"Josh, ma che succede? Che ha Kathy?" dico con il cuore in gola.
"Jane, ascolta, non so quale cazzata tu stia facendo o dove accidenti tu sia, ma devi tornare subito a casa. Tua madre ha avuto un incidente. Era in pensiero per te, abbiamo provato a cercarti ma non sapevamo dove fossi. Cosi lei ha preso la macchina in preda all'agitazione e . . . E è finita contro un camion sulla trentasettesima. I medici dicono che sta bene, ma non ha ancora ripreso conoscenza e non sanno quando accadrà." dice lui. E all'improvviso, gli eventi delle ultime ventiquattro ore scompaiono, rimpiazzati da un inqueitante senso di vuoto e paura tremenda. E l'unica cosa che riesco a vedere nella mia mente è l'immagine di mie madre in ansia per causa mia che prende la macchina di notte per venire a cercarmi . . .
"Sto arrivando." è l'unica cosa che riesco a dire prima che i soghiozzi e i brividi hanno la meglio su di me. Riattacco e mi guardo in torno nella stanza improvvisamnete troppo piccola. Mi volto verso il terrazzo dove pochi istanti fa era sparito Will e lo vedo lì con il cellulare tra le mani e gli occhi su di me che mi osservano come se avessero paura di vedermi andare in frantumi.
"Will, mia madre . . . Lei ha . . . Ha avuto un incidente. Io devo . . . Devo tornare a casa. Devo andare da lei!" tento di dire con il fiato corto per colpa dei singhiozzi repentini. Lui si avvicina all'istante e mi prende tra le braccia.
"Sshh. Lo so. Me l'ha appena detto Paule. Lui e Clare stanno andando in ospedale." dice stringendomi a se. Ma io mi stacco velocemente da lui e vado di corsa nella cabina armadio a prendere le mie cose. Mi infilo un paio di jeans, un maglione a caso e le Dr. Martins.
"Prenderò un taxi. Sarò a casa prima di sta sera." dico in preda all'ansia più totale, ma impedisco a me stessa di andare nel panico. Non posso permettremelo. Non mentre mia madre è in ospedale per causa mia, perché si, è tutta colpa mia. Se non fossi mai venuta in questo schifo di posto ora lei starebbe bene.
"Jane, per favore, calmati." dice lui, inutilmente.
"Non dirmi di stare calma, Will! Non ti azzardare nemmeno! Non mentre mia madre è in ospedale in chissà quali condizioni e io sono a cinque ore da lì!" sbraito.
"Lo so, hai ragione. Ma non prenderai il taxi." sentenzia, parendo nella cabina armadio.
"Non mi stari dicendo di non andare vero?! Non puoi dire sul serio cazzo! Mia madre è . . ."
"In ospedale. Lo so. Intendevo dire che non prenderai il taxi, perché andiamo con la mia macchina. Insieme." dice riemergendo dalla cabina con la sua valigia in mano e un espressione seria sul viso.

Hope  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora