Capitolo 55

2.4K 50 7
                                    

" Se vuoi resto qui ancora per un po'. . ." sussurra a pochi centimetri da me, e posso perfettamente leggergli l'insicurezza negli occhi. Siamo sul vialetto di casa mia, con Kathy appoggiata allo stipite della porta che finge di non guardarci. Dopo la nostra riconciliazione il ragazzo di mia sorella e Will hanno insistito che ce ne tornassimo per un paio d'ore a casa a riposarci mentre Josh è rimasto in ospedale, Will si è offerto di riaccompagnarci e ora non se ne vuole andare. Non che a me dispiacerebbe se restasse, anzi, però ha bisogno anche lui di riposare.
"Will, smettila." sorrido. "Ti ho già ripetuto mille volte che starò bene, non ti preoccupare." rispondo alzandomi sulle punte e stampandogli un casto bacio sulla guancia.
"Sei sicura?"
"Si." sussurro mentre lui si avvicina a me sfiorandomi le labbra con le sue. Non sono troppo più bassa di lui, ma deve comunque chinarsi un pó per baciarmi.
"Mmh, se lo dici tu." aggiunge con le sue labbra sulle mie. Poi uno suono pone fine al bel momento. Mia sorella si sta schiarendo la voce. Ci stacchiamo l'uno dall'altra. E io le lancio un occhiataccia.
"Fammi sapere se hai bisogno di qualcosa, va bene?" ribadisce Will incamminandosi lungo in vialetto, diretto alla jeep nera prcheggiata a fianco del marciapiede. E mentre guardo sparire la sua auto dietro l'ultima casa infondo alla strada, penso a quanto dopo di lui le cose siano state diverse. Oggi, per esempio, se non fosse stato per lui probabilmente sarei crollata e nessuno se ne sarebbe accorto . . . Invece lui era li. Quando mi volto noto che mia sorella è già entrara in casa, mi affretto a seguirla e raggiungere la mia stanza. Non appena entro guardo il disordine che ho lasciato l'ultima volta che sono stata qui, i vestiti e gli oggetti personali sparsi in giro per la camera. Tutto gettato alla rinfusa per la fretta del momento. E l'unica cosa a cui riesco a pensare è a mia madre che torna a casa e apre leggermente la porta per controllare se sto dormendo, come fa tutte le notti, e invece di vedere me nel mio letto, vede il vuoto lasciato da una ragazza intenta a uscire di lascosto senza dire dove sarebbe andata, con chi o per quale motivo. Prendo lo steretto necessario e vado in bagno. Apro l'acqua calda e dopo essermi tolta i vestiti che indossavo dal viaggio, mi butto sotto al getto della doccia. L'acqua calda placa almeno in parte la tensione che percorre ogni nervo del mio corpo. Avrei una voglia matta di appoggiarmi alla parete e lasciarmi scivolare giù. Giù fino in fondo. Fino a toccare il pavimento gelido e bagnato della doccia, prendermi la testa tra le mani e lasciarmi andare al pianto più sfrenato, con l'acqua che continuerebbe a scorrermi addosso e le lacrime che si mischierebbero ad essa. Vorrei poter cedere al bruciore che sento nel petto, ma non lo farò. Non mi lascerò trasportare dal dolore e dai sensi di colpa. Resterò in piedi e nessuna lacrima scenderà dai miei occhi. Devo essere forte per lei. Esco dalla lunga e rilassante doccia, mi vesto con un maglione semplice e un paio di pantaloni comodi per poi sdraiarmi sul letto con lo sguardo rivolto al soffitto e i pensieri in subbuglio. Se solo avessi avuto la forza di rispondere a Will quella sera alla festa, quando ha detto di amarmi. Se solo non avessi dato retta ai sentimenti e non fossi corsa a Las Vegas così, senza riflettere. Se solo . . . No. Devo smetterla. Non serve a niente crogiolarsi nei rimorsi.

I giorni scorrono regolarmente allo stesso e lento ritmo di sempre. Ma mia madre non si è ancora svegliata . . . Sono passate due settimane dall'incidente. La prima settimana ho dormito pochissimo e a volte anche per niente. Sia per colpa degli incubi sia perché i pensieri erano così tanti che non lasciavano spazio al sonno. Passavo le giornate nella camera della mamma, all'ospedale. Bè, cosa positiva è che almeno ora mi permettono di vederla. Non mi sono staccata mai una volta dalla poltrona accanto al suo lettino d'oaspedale. A volte Kathy o Josh mi davano il cambio. Anche Will era lì, è sempre stato con me. Ma più i giorni passavano più io ero fredda nei suoi confronti e lui se ne accorgeva. Come sempre. Lui non faceva altro che chiedermi che cosa avessi, se lui in qualche modo potesse darmi fastidio. Ma la risposta era sempre la stessa, come poteva darmi fastidio se era l'unico appiglio che avevo per non crollare? Lo rassicuravo che stavo bene e che ero solo stanca perché dormivo poco, infatti, dalla seconda settimana ho ricominciato a dormire un pó di più, mi ero rassicurata che se si fosse svegliata me lo avrebbero comunicato anche se ero nel bel mezzo del sonno. E ho chiesto scusa a Will per il mio comportamento ingiustificato, ovviamente lui è stato comprensivo, ma c'era e c'è tutt'ora qualcosa che mi blocca. Un campanello d'allarme che mi frena ogni volta che vorrei spingermi oltre con lui. E come se non bastasse, sono tre giorni che non lo vedo e a malapena lo sento. Venerdì sera mi aveva detto che saremmo andati a mangiare qualcosa insieme, ma all'ultimo minuto, quando ero già pronta per uscire, mi ha chiamata dicendomi che all'improvviso ha avuto un impegno importante senza dirmi di cosa si trattava. Così sono rimasta a casa con Kathy e Josh, a guardare un film, programma che loro avevano gia stabilito, ma vedendomi sola e scoraggiata mi hanno obbligata a stare con loro.
Mi sono ripromessa che io non lo avrei richiamato, non lo avrei cercato dopo che mi aveva appena dato buca, e non l'ho fatto. Ma non l'ha fatto nemmeno lui . . .
Per passare il tempo in ospedale, ho deciso di parlare con la mamma, i medici sostengono che ci siano molte probabilità che lei possa sentirmi anche se in quetso stato, quindi le ho raccontato di Will, di come ci siamo incontrati la prima volta, di quello che pensavo di lui, di Las Vegas e del fatto che finalmente ho capito e ammesso di essere innamorata di lui. Se potesse rispondermi so che sarebbe felice per me, nonostante io l'abbia delusa e per causa mia è qui dentro. Ma lei, ne sono certa, in confronto a molti altri, avrebbe capito. O comunque ci avrebbe provato, almeno.
Così ora sono sempre qui, in questa spoglia stanza d'ospedale, a guardare fuori dall finestra con lo sguardo perso nel vuoto.
"Hei? Posso entrare?" domanda una voce gentile dalla porta.
"Clare. Certo che puoi. Entra pure." le sorrido. Clare è venuta qui spesso nelle ultime due settimane, il più delle volte era accompagnata da Poule, infatti sono stupita di non vederla con lui.
"Sei venuta qui da sola?" domando.
"In realtà. . ." sorride debolmente. "Mi ha accompagnata Will." e al suono di quel nome il mio cuore fa un balzo. Come sempre ormai.
"Oh . . ." sussurro. Lei mi guarda, cercando di interpretare in qualche modo il mio silenzio.
"Mi ha chiesto di dirti che ti sta aspettando disotto al parcheggio." mi dice.
"Mi sta aspettando? E perché?" domando presa alla sprovvista.
"Bè, questo non lo so, suppongo che dovrai chiederlo a lui." risponde con una breve risata.
"Okay." mi limito a dire avviandomi verso l'uscita.
"Ehm, Jane?" mi richiama lei.
"Si?"
"Lui è complicato, lo so, ma è una persona buona. E tiene a te come a nessun'altro." dice lasciandomi interdetta.
"Lo so . . . È una brava persona. E anch'io tengo molto a lui." il rossore mi affluscisce al viso mentre le volto le spalle e percorro a grandi passi il corridoio proncipale e le scale, fino a raggiungere l'uscita e di conseguenza il grande parcheggio davanti all'ospedale. Lui è lì, appoggiato al cofano dell'auto, con una felpa nera larga, i jeans scuri strappati al ginocchio e gli stivali anch'essi scuri come la notte. I capelli in balia del vento e il verde degli occhi che brilla anche attraverso gli occhiali da sole. Cazzo se è bello.
Non appena incrocia il mio sguardo un sorriso prende vita sul suo volto illuminando la mia giornata. Mi viene incontro e si avvicina per stamparmi un bacio sulle labbra, ma io lo evito, indietreggiando di un passo. Non può sparire per tre giorni senza darmi spiegazioni, evitando le mie chiamate per poi riapparire fingendo che non sia mai successo. Deve capire che io non sono un giocattolino che può prendere e utilizzare quando vuole.
"Che fine avevi fatto?" domando incrociando le braccia al petto, tentando di risultare almeno un pó autoritaria.
"Ho avuto da fare." si limita a rispondere. Sbuffo.
"Certo. Con Lily? O con un altra?" Si, probabilmente sto esagerando. Me ne rendo conto da sola, eppure non riesco a capire perché deve comportarsi così.
"Ma che cazzo dici?" sbuffa a sua volta passandosi una mano tra i capelli. "Come puoi anche solo pensare una cosa del genere?" aggiunge.
"Bè, non lo so, sparisci per tre giorni e ti rifai vivo così, per caso, senza spiegazioni. Se ho torto perché non dirmi dove sei stato?" Mi guarda negli occhi in silenzio per quello che sembra un tempo troppo lungo, poi l'ombra di un sorriso torna sulle sue labbra.
"Cavolo Jane . . . Doveva essere una sorpresa." alza gli occhi al cielo. Ma che . . .
"Cosa? Ma di che parli?" chiedo irritata.
"Okay, vuoi vedere perché sono sparito per tre giorni? Bene. Sali in macchina." dice aprendo lo sportello dalla parte del passeggero con un sorrisetto furbo.
"Cosa . . . ? Dove andiamo?"
"Accidenti Jane! Sali e basta." ride.
"Okay . . ." Sissurro prima di sedermi sul sedile della sua auto con la curiosità che mi divora.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Hey! Lo so, di solito aggiorno di pomeriggio e invece questa volta ho aggiornato un pó più tardi. Non so quanti di voi lo leggeranno questa sera, però ci tenevo davvero a pubblicare questo capitolo al più presto! Secondo voi cosa avrà in mente Will questa volta? Ahahah chissà! Con lui non si può mai sapere!😂🙈❤️ un bacio, spero vi piaccia.❤️❤️

Hope  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora