Capitolo 25

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"Senti, non so tu ma io mi sto annoiando da morire e ci sono ancora due ore prima di arrivare, ti prego facciamo qualcosa." dico sorridendo. Lui si volta verso di me e si mette nuovamente a ridere rivelando quelle due fossette che tanto adoro.

"E cos'è che vorresti fare esattamente?" mi domanda con un sorriso furbo. Quando sorride così tutto il suo volto si irradia di luce, nonostante fuori sia freddo e nuvoloso inizio a sentire un certo caldo qui dentro.

Mi tolgo il cappotto e la sciarpa. Lui osserva i miei movimenti con uno strano interesse, ma rimane al tempo stesso attento alla strada.

"Non saprei . . . Che ne pensi del gioco delle domande?" ho bisogno di conoscere meglio questo ragazzo misterioso e scorbutico.

"Assolutamente no." dice sorridendo.

"Ma non sai nemmeno di cosa si tratta!" mi lamento.

"Il solo pensiero che qualcuno mi faccia delle domande mi irrita da morire." alza gli occhi al cielo, ma tenta comunque invano di camuffare il sorriso.

"Ma pure tu ne puoi fare a me. E' un modo per conoscerci, no? Non sappiamo assolutamente nulla l'uno dell'altra e non ho minimamente voglia di chiudermi un una casa isolata dal mondo con uno sconosciuto come te." ironizzo guardandolo di sottecchi.

"Ah, quindi io adesso sarei uno sconosciuto, eh? Potrebbe essere pericoloso per una piccola e indifesa damigella come te." dice con un espressione che suppongo dovrebbe essere minacciosa, ma che risulta piuttosto comica.

"Esattamente! Perciò abbiamo bisogno entrambi di conoscerci meglio."

"Jane, io credo che tu già mi conosca meglio di chiunque altro al mondo. Non sai molto di me, ma di sicuro hai intuito tanto di più di molti altri. Sai non parlo così tanto con tutti come faccio con te." dice e non so per quale motivo, ma il mio cuore fa un leggero balzo nell'udire queste semplici ma sincere parole.

"E se la cosa può renderti felice, okay. Ti concedo tre domande e ti assicuro che risponderò sinceramente a qualsiasi cosa mi chiederai."

"Davvero?!" esclamo, e lui annuisce.

Potrei fargli qualsiasi tipo di domanda, potrei chiedergli ogni cosa, il motivo per il quale si è trasferito in America invece di restare nella sua amata Inghilterra, perché è sempre scorbutico con il mondo, cosa ne è stato della sua infanzia, perché ha questo perenne atteggiamento difensivo come se avesse paura di ciò che potrebbe accadergli anche se non farebbe mai niente per mostrarlo o dove sono i suoi genitori e perché vive qui con i suoi zii. Ma so per certo che se esprimessi a voce alta una di queste domande, lui cambierebbe umore in una frazione di secondo e finiremmo per litigare rovinandoci non solo il viaggio insieme e la giornata, ma tutta l'intera vacanza. Così, prima che la mia bocca possa fare in tempo a collegarsi al cervello, gli porgo la domanda più scontata e banale che ci sia.

"Qual è la cosa che ti piace fare di più al mondo?"

Lui mi guarda come se mi fosse spuntata una seconda testa.

"Davvero vuoi sprecare una delle mie tre e preziose domande così?" chiede sorridendo.

"Si, davvero." ribatto convinta, anche se dentro di me una vocina fastidiosa inizia a darmi della stupida.

Sicuramente qualsiasi altra persona sana di mente gli avrebbe fatto una domanda seria e privata, ma so quanto lui odi questo genere di cose e di certo non ho mai sostenuto di essere una persona sana di mente. Soprattutto quando c'è Will di mezzo a quanto pare.

"Bè, mi piace leggere, scrivere e suonare il piano, come probabilmente avrai capito quando sei entrata nella ex sala di musica di casa mia. Anche se la maggior parte del mio tempo libero lo passo alle feste insieme a ragazzi ubriachi, alcool, poker e ragazze ben disposte a divertirsi un po'."

Sapevo già che Will facesse tutte queste cose, ma sentigli dire che gli piace farlo mi fa venire il voltastomaco.

"Ma comè possibile che tutto ciò non ti annoia?" dico alzando gli occhi al cielo.

"Che vuoi dire?" mi domanda incuriosito.

"Le feste intendo. Cento feste diverse dove si fanno sempre le stesse identiche cose, lo trovo morboso. Io, per come sono fatta, ho bisogno di variare, di vedere e fare sempre cose nuove e farle ogni volta in modo diverso. E' per questo che amo leggere. La lettura ti permette di immergerti ogni volta i mondi diversi e nuovi, con altri occhi. Ti permette di osservare il mondo sotto un altro tipo di luce, di pensiero, che è ben lontano dal tuo, ma che comunque ti fa provare cose che proveresti anche se le vivessi in prima persona. La lettura ha creato in me così tante aspettative e mi ha fatto vedere così tante cose belle che ora il mondo esterno non mi soddisfa più come farebbe un buon libro. Per questo trovo assurde quelle persone come te che, non solo si accontentano di una comune festa adolescenziale, ma addirittura hanno aspettative così basse nella vita da non pretendere qualcosa di più."

Okay, forse ho parlato abbastanza.

"Si, certo. Hai perfettamente ragione. Ti ricordo che anche io amo leggere e so cosa si prova a vedere un mondo diverso con occhi occhi nuovi, so anche che, come dici tu, può aprire la mente e ampliare le aspettative. Ma sono soprattutto dell'idea che alla nostra età sia più che lecito il divertimento assoluto." sentenzia.

"Sono più che d'accordo. Se ben ricordi pure io sono venuta a un paio di feste. Anch'io ho il desiderio di divertirmi, ma non mi limito solo a questo. Ci sono tantissime altre cose che preferisco e che vorrei tanto fare."

"Per esempio? Cos'è che ti piacerebbe tanto fare?" mi domanda, e dal suo sguardo presumo che gli interessi davvero.

"Davvero vuoi sprecare una delle mie tre e preziose domande così?" chiedo ironica, prendendolo un po' in giro.

"Che fai ora mi copi pure le battute?!" dice sorridendo e fingendo un espressione offesa.

"Beh, lo fai anche tu se è per questo."

"Vero." sorride.

"Mi piacerebbe viaggiare un po' di più, vedere il mondo. Conoscere alcuni dei luoghi che hanno ispirato i miei libri preferiti." sospiro "Ma ora tocca a me fare la domanda!"

"Okay, sono pronto." ridacchia.

E andiamo avanti così, facendoci domande stupide e completamente prive di senso per tutto il resto del viaggio. Rido. Rido tantissimo, non ricordo l'ultima volta che ho riso di cuore per così tanto tempo. E pensare che nell'ultima settimana non ho fatto altro che dare dell'idiota a questo ragazzo per tutto il tempo, e adesso sono in questa dannata macchina con lui a ridere come non ho mai fatto è del tutto assurdo. Ogni tanto la mano di Will si posa casualmente sul mio ginocchio mentre parliamo, ma ogni volta che si rende conto del suo gesto la tira via immediatamente. Alla fine, quando le nostre domande giungono al termine e la conversazione finisce ci limitiamo ad ascoltare qualche canzone che passa alla radio, commentandola di tanto in tanto, confrontando i nostri generi musicali che scopriamo avere abbastanza simili. Ma quando manca poco più di un ora all'arrivo mi accascio sul sedile, cadendo in un tranquillo sonno senza sogni.

Dopo un arco di tempo che non sarei in grado di definire, sento una mano delicate, ruvida, ma gentile che mi scosta i capelli dal viso, e poi mi scuote lievemente la spalla.

"Jane, svegliati. Siamo arrivati." sussurra Will. E i miei occhi si spalancano, incontrando i suoi di un verde così brillante da ricoprirmi il corpo di brividi.

Hope  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora