"E ti ha piantato in asso così? Senza dire niente?" esclama Emily.
"Già." sbuffo senza badare agli sguardi incuriositi della gente.
"Dio, che stronzo." afferma. E non posso essere più d'accordo. Ho passato l'intera giornata ad aspettare che Will si facesse vivo. Sono così stanca di farlo. Ultimamente, da quando sono andata a vivere da lui, non faccio altro che aspettare che torni a casa senza sapere mai dove sia o con chi. Ed è brutto da ammettere, ma quando sono lì, davanti alla finestra della piccola libreria, con un libro tra le mani e lo sguardo puntato all'esterno in attesa di vederlo tornare, mi ricorda mia madre che aspettava tutte le sere invano un uomo che se n'era andato da tempo, lasciando solo un relitto di se stesso, per poi sparire del tutto. Io non voglio questo, non voglio essere come lei. Non voglio dover vedere andarsene l'uomo che amo aspettandolo poi all'infinito. Per questo dopo un paio d'ore passate con lo sguardo puntato nel vuoto senza riuscire a leggere nemmeno mezza pagina perché avevo altro per la testa, ho deciso di chiamare Emily. E ora siamo qui, al centro commerciale a fare shopping. O meglio, lei sta facendo shopping, riempiendo di roba un carrello, io le faccio solo compagnia e le racconto a grandi linee ció che è successo con Will.
"Non pensi che ti stia tradendo vero . . . ?" chiede facendomi sobbalzare.
"Cosa?"
"Si, bè, dubito che Will ti tradirebbe mai . . . Ma ti conosco, e so che il pensiero ti è passato per la testa. Non è cosi?"
Distolgo lo sguardo evitando di risponderle. Già, Emy, tu mi conosci . . .
"Immaginavo." sospira.
"Cos'altro dovrei pensare? Perché dovrebbe comportarsi così altrimenti?"
"Jane, è di Will che stiamo parlando. No, dico, ma lo hai visto bene? Hai mai fatto caso a come ti guarda?" dice con un mezzo sorriso.
"Ma di che parli?" domando confusa.
"Si vede da un miglio che è innamorato cotto di te." sorride.
"Come fai a dirlo? Non sei nella sua testa . . . Non puoi saperlo." dico.
"Bè ti dirò la verità. Quando ho incontrato Will la prima volta, ho capito subito che fosse un tipo sulle sue, chiuso e arrogante. Ma poi ho notato come ti guardava. E ho capito una cosa, le persone che tendono a chiudersi in se stesse, hanno una luce diversa negli occhi. Hanno un modo tutto loro di guardare all'esterno, ed è vero, Will ti guarda con quella luce Jane. Ti guarda come se non avesse mai visto il sole prima di incontrarti." conclude, con gli occhi lucidi e un espressione seria.
"Em . . . Stai bene?" domando preoccuparta.
"No, a dire il vero no . . ." dice asciungandosi in fretta una lacrima.
"Che succede?" dico avvicinandomi a lei, evitando di far casa alle continue occhiate curiose dei passanti.
"Io e Michael abbiamo rotto." singhiozza.
"Cosa?!" esclamo spiazzata. Non dirà sul serio, vero?!
"Si . . . Bè, non proprio rotto. Ma lui ha detto che ha bisogno di una pausa, che ha alcuni problemi da risolvere, e non ha voluto dirmi di che si tratta. Sono cinque giorni che non parliamo . . ." dice tra le lacrime.
"Oh, Emy, mi dispiace tanto . . ." dico abbracciandola. "Perché non me l'hai detto prima?"
"Perché sapevo che avevi già i tuoi problemi a cui pensare, non volevo aggiungerci anche il peso dei miei, capisci?" sospira.
"Emily, ma che dici? Non hai aggiunto nessun peso! Sono tua amica e sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa." la rassicuro e lei sorride.
"Grazie Jane." mormora abbracciandomi di nuovo.
"Non devi ringraziarmi. Sono qui per questo, no?" ricambio l'abbraccio.
"Okay, ora basta lacrime." dice lei tirando su dal naso. "Andiamo a mangiare qualcosa. Ti va?" dice con un cenno della testa verso la pizzeria alle mie spalle.
Entriamo e dopo aver preso due pezzi di pizza ci sediamo ad uno dei tavoli vuoti.
Emy, fortunatamente, non accenna più alla sua rottura con Michael e un lieve sorriso torna sulle sue labbra mentre mi racconta della nostra compagna di classe, Maureen, che a quanto pare si è presa una bella cotta per il supplente di trigonometria. Ridiamo come pazze per tutto il tempo, e sto per aggiungere qualcosa quando il telefono di Emily inizia a suonare interrompendo le nostre risate.
"È Nate." dice giardando lo schermo con espressione stupita. "Nate, che succede?" domanda portandosi il cellulare all'orecchio. "Cosa? Ma dove sei? Che hai combinato sta volta?" sbuffa evidentemente irritata. "Okay, arrivo." riattacca.
"Che succede?" chiedo.
"Nate e le sue solite stronzate. È rimasto a piedi e ha bisogno che io lo vada a prendere, dalla voce che aveva suppongo che ha esagerato con l'alcool." sbuffa alzando gli occhi al cielo.
"Hey, aspetta." dico.
"Cosa?"
"Come vai a prenderlo?"
"Con la macchina." dice estraendo un mazzo di chiavi dalla tasca con aria raggiante.
"Quale macchina? Ne hai comprata una?" domando sorpresa.
"Ma figurati! È quella di mio padre." ride. "Però me l'ha prestata." aggiunge.
"Ecco. Mi sembrava strano." dico ridendo prendendola in giro.
"Ah ah." dice lei con falza ironia. "Devo proprio andare a salvare il culo a quel coglione, ora. Di nuovo." dice scocciata alzandosi.
"Dai, ti accompagno." dico seguendola all'uscita.
Quando raggiungiamo l'auto una ventata di nostalgia mi colpisce in pieno. Quante volte sono salita su quest'auto . . . Tutte le volte che i genitori di Emily venivano a prenderci a scuola e mi facevano restare a pranzo da loro. Tutte le volte che mamma aveva un turno dobbio in ospedale e passavo la notte da Emy e la sua famiglia.
Emily mette in moto e prima che me ne accorga sta gia accostando l'auto da un marciapiede.
"Ma dove siamo?" chiedo guardandomi intorno.
"Non ne ho idea. È questo l'indirizzo che mi ha mandato Nate." dice sporgendosi dal finestrino.
Siamo su una strada completamente vuota. Ci siamo solo noi e questi palazzi che ci circondano hanno un aria triste e cupa.
"Ah, eccolo!" esclama Emy. Reprimo un brivido e seguo il suo sguardo. Nate si sta avvicinando alla nostra auto con passo traballante, ma non è solo.
"Chi è quella?" domando.
"Non lo so . . ." risponde Emy, sorpresa almeno quanto me di vederela. "Non credo di averla mai vista." aggiunge dubbiosa. Quando i due con passo traballante e un sorriso sghembo sul viso hanno ormai quasi raggiunto l'auto, riesco a mettere a fuoco il volto della donna che guarda verso di noi incuriosita. Ha lunghi capelli biondi, gli occhi sembrano essere di un color azzurro cielo, ma sono troppo distratta da tutto il resto per concentrami su di essi. Indossa un top striminzito, un paio di jeans strappati e una giacca di pelle, dalla scollatura spuntano pezzi di alcuni tatuaggi, ha dei pircing al naso e alla lingua e, di certo, non ha la nostra età. Dimostra almeno trent'anni.
Emily scende all'istante dalla macchina e lo raggiunge con passo deciso. Senza esitare, scendo a mia volta e la seguo.
"Dai Emy, lascia perdere." biascica Nate.
"No che non lascio perdere! Che ti salta per la testa?! Hai per caso . . ." ma non finisce quella frase perché Nate la interrompe.
"Jane. Che diavolo ci fai tu qui?" esclama spalancando gli occhi sorpreso, . . . o spaventato, quasi. Gli occhi della bionda si puntano su di me squadrandomi con un sorrisetto che mi infastidisce.
"Ehm . . . Ero con Emily quando hai chiamato, cosi . . ." dico.
"Devi andartene." afferma staccandosi dalla presa della donna e barcollando verso di noi.
"Ah . . . Così questa è la famosa Jane, dico bene?" dice la bionda con un sorriso enorme e una scintilla maliziosa nello sguardo.
"Ci conosciamo?" domando con arroganza. Non voglio essere scortese, ma come fa questa qui a conoscermi? È la prima volta che la vedo in vita mia.
"Oh, pultroppo, tu no. Non mi conosci. Ma io conosco te." dice.
"Cosa? Come fa a conoscermi?" domando stupita.
"Sam, lascia perdere." sussurra Nate, guardandola in cagnesco.
"Oh, su via, Nate. Fammi divertire un po." dice lei ancora con quel sorrisetto fastidioso.
"Dio, Sam, giuro che se . . ." inizia a dire con enfasi Nate, ma poi si blocca di colpo portandosi le mani alla bocca con un espressione sofferente. E in pochi secondi si ritrova piegato in due sul parciapiede, con le braccia strette intorno al torace.
"Nate!" Esclama Emily, correndo in suo soccorso. Nate continua a buttare fuori tutto quello che ha in corpo mentre la bionda un pò troppo truccata non mi stacca gli occhi di dosso.
"Ti sta proprio bene, coglione." ride lei.
"Non c'è niente da ridere. E chi accidenti è lei?" domando seriamente infastidita. Lei mi guarda inarcando un sopracciglio, segno che almeno un pó è sopresa di sentire il mio tono di voce.
"Non c'è bisogno che ti scaldi tanto principessa. Ti dirò ció che vuoi sapere. E anche di più." ridacchia. "Io sono Samantha Harris. Piacere di conoscerti Jane Lewis." dice porgendomi la mano.
Dov'è che ho già sentito questo nome?~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Hey lettoriii❤️
Come state? Io a letto con la febbre 🤒 ma almeno ho trovato il tempo per scrivere finalmente!
Questo è un capitolo particolare, perché da questo momento in poi nella storia le cose prenderanno una piega diversa . . . Non vedo l'ora di dirvi tutto!
Nel mentre però, se avete qualche curiosità non esitate a chiedere!
Cosa starà combinando Will? Chi sarà Samantha Harris? E come mai conosce Jane?
Fatemi sapere cosa ne pensateee!
Un bacio.❤️❤️
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Hope
Romance~COMPLETATA~ Semplice, dolce e testarda, Jane è una di quelle ragazze che preferirebbe di gran lunga passare un sabato sera in casa a leggere un buon libro piuttosto che partecipare a qualche festa dove alcool, fumo, droghe e sesso sono all'ordine d...