Capitolo 61

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"Avevo commesso l'eterno errore degli uomini: l'errore di pensare che per essere felici basti realizzare un desiderio." Anna Karenina, Lev Tolstoj.
Capisci di essere spacciata quando ti ritrovi a sottolineare quelle frasi di quei romanzi che sai a memoria ma alle quali non avevi prestato mai così tanta attenzione. È assurdo come sapere di essere innamorati di qualcuno cambi tutta la visione che hai del mondo. E no, non intendo che inizi a vedere cuori e fiori, o che ti svegli la mattina con gli uccellini che cantano e il sole che splende. Mi riferisco a come si guarda in modo diverso qualcuno che ti parla del suo amore quando tu sai cosa significa amare.
Ho amato centinaia di storie in vita mia, molte parlavano di amori folli, impossibili e indissolubili, ma mai, mai prima d'ora mi ero ripecchiata nelle parole sdolcinate che i protagonisti usavano per descrivere quei sentimenti. Adesso invece, sono qui, in questa piccola biblioteca all'interno della casa degli zii di Will, che tento di perdermi tra le pagine di un buon libro per non pensare ai miei problemi per un pó, ma l'unica cosa che vedo, ogni volta che leggo una di queste frasi, è il volto di quel ragazzo pieno di tatuaggi e con gli occhi colore della giada, che ormai occupa ogni mio pensiero. È talmente assurdo pensare che neanche un mese fa nemmeno lo conoscevo . . . E invece adesso sono qui con un libro sulle ginocchia, le cuffiette nelle orecchie e il viso appoggiato al vetro freddo della finestra che si affaccia sul giardino bagnato dall'acqua, che non ha piu smesso di scendere da più di due ore, due ore che William se n'è andato chissà dove, senza risponde alle mie chiamate o ai miei messaggi. Se gli è successo qualcosa . . .
"Jane?" sobblazo e mi tolgo le cuffiette voltandomi verso la donna bionda, appoggiata allo stipite della parete che mi guarda con un sorriso incerto.
"Clare, scusa avevo le cuffie, non ti ho sentita arrivare." dico.
"Non preoccuparti." sorride lei, gentile come sempre. "Will non è ancora tornato, vero?" domanda come se non avesse neppure bisogno di una risposta, basta guardarmi per saperlo. A quanto pare, da quando Will se ne andato il cielo non è stato il solo a riempirsi di nuvole e tristezza. Forse assomiglio di più io ad un temporale, che il temporale stesso.
"No . . . Non ancora." dico.
"Immaginavo . . ." risponde con un sorriso di consolazione.
"Ti piace qui? Si è impegnato molto per sistemarlo. Nessuno veniva più qui da un po'." dice dopo un istante di silenzio.
"Si, è bellissimo qui." sorrido.
"Era preoccupato che non ti sarebbe piaciuto."ridacchia. "Non che lo abbia detto a voce alta, è pur sempre Will, non dice mai quello che pensa. Però l'ho visto crescere, so che lo pensava." aggiunge sedendosi sul piccolo divano sotto la finestra, accanto a me. La guardo sorpresa. Will ha una mente particolare, vive in un mondo tutto suo, e i suoi pensieri sono più complessi di quanto voglia far intendere. Dubito che chiunque ci provi riesca a leggergli dentro. Io per prima non ci riesco, vorrei poterlo fare, lo vorrei davvero . . .
"Poule mi ha detto della vostra conversazione di ieri notte." dice abbassando lo sguardo. Il mio cuore inizia a battere all'impazzata, non tento neppure di aprir bocca, non so cosa potrei dire se lo facessi, mi limito ad annuire invece. "Non so quanto tu esattamete sappia sul passato di Will, dei suoi genitori." la sua voce su spezza lievemente. "Ma credo che ci sono delle cose che dovresti sapere. Non solo sulla sua famiglia, ma anche di quello che ha fatto. Vedi . . . Will è . . ." ma la suoneria del mio telefono ci fa sobbalzare entrambe, invadendo la silenziosa stanza di una melodia fastidiosa. Prendo il telefono con il cuore a mille, è Will che mi chiama per dirmi che va tutto bene?
Il nome di Emily lampeggia sul display del mio telefono. La delusione mi sovrasta all'istante. Guardo Clare con un espressione di scuse.
"Rispondi pure." dice. "Quello che stavo per dirti . . . Non era niente d'importante." Sorride, si alza ed esce dalla stanza senza aggiungere altro. Rispondo alla chiamata prima che Emily riagganci.
"Em?" domando.
"Jane! Come stai?" chiede con enfasi, mi viene da sorridere. È sempre la solita.
Bè, Emy, sai, mia madre è ancora in coma su uno scomodo e freddo letto d'ospedale, mia sorella sta dall'altra parte dell'america e sono completamente sola. Ah, e giusto, soltanto ieri sera ho scoperto che i genitori di Will sono morti, che lui ha avuto un infanzia orribile, un passato che ancora lo tormenta e lo tiene sveglio la notte, e giusto per non farci mancare nulla se ne andato da più di due ore senza dire dove o con chi.
"Tutto bene, e tu?" dico invece, mi è sempre riuscito bene mentire sul mio stato d'animo. Vorrei poterle raccontare cosa succede, sfogarmi con lei e lasciarmi consolare dalla mia migliore amica, ma non posso. Non posso crollare.
"Benone! Però mi manchi! È un po' che non ci vediamo. Che ne dici se andiamo a cena sta sera? Io vado da Rory's con Grace, Nate e Daniel. Vieni anche tu?"
Sto per dirle che non mi va, che sono stanca i che devo studiare, ma perché dovrei? Will è chissà dove e io non ho nessuna intenzione di aspettare il suo ritorno ancora. Questa situazione mi ricorda le sere passate davanti alla finestra della piccola cucina di casa mia ad aspettare che mio padre tornasse a casa barcollando e con la voglia di tirarmi uno schiaffo in faccia.
"Dan ha detto che ha qualcosa da dirci, stava per chiamarti ma poi gli ho detto che lo avrei fatto io." Un sorriso sorge spontaneo sul mio viso nel sentire quell'ultima frase. Forse Daniel ha intenzione di rivelare finalmente quello che solo io e lui sappiamo. Devo essere lì per lui. E poi, se devo essere sincera sento la mancanza di Emily, Daniel e gli altri.
"Verso che ora vi vedete lì?" chiedo.
"Verso le sette e mezza. Ci sarai? Ti preeeego!"
"Si." dico ridendo per il suo tono infantile.
"Ah! Che belloo! Ci vediamo lì allora." esulta con uno strilletto che mi costringe ad allontanare il cellulare dall'orecchio.
"Si, a tra poco." dico e richiudo la chiamata.

Un ora e mezzo dopo sono sull'autobus che porta verso la Los Angeles accanto alle spiagge di Santa Monica, la pioggia sta diminuendo, ma il cielo non si fa ancora vedere, celato dietro quel manto di nuvole scure. È inutile, nonostante i miei sforzi il mio sguardo continua a posarsi sullo schermo del telefono in attesa si veder comparire il nome della persona che mi sta facendo impazzire. È un ora che non gli scrivo nemmeno io . . .

Potresti almeno degnarti di rispondere.

Premo invio prima che possa ripensarci. Tanto non risponderà. Poi mi viene un idea.

Kyle mi ha appena chiesto di vederci. Sto andando da Rory's.

Digito di fretta. No forse è troppo, sarei davvero infantile. Meglio cancellarlo . . .
"Oddio tesoro scusa non ti avevo visto." dice un anziana signora venendomi addosso. Il telefono mi scivola di mano finendo aul pavimento scuro dell'autobus.
"Non si preoccupi." dico con un sorriso, mostrandomi gentile. Mi affretto a riprenderlo e appena riaccendo lo schermo mi accorgo con orrore che il messaggio è stato inviato. Non posso crederci . . .
Mi prendo la testa tra me mani in preda alla disperazione.
Il cellulare vibra. Will.

Cosa?!

Merda. Certo che è proprio un idiota! Sono stata in pensiero per lui tutto il giorno non sapendo dove fosse e perché non riespondeva al telefono, ora è bastato fare il nome di Kyle e si è fatto subito vivo?! La rabbia prende il sopravvento sull'ansia. Ma prima che abbia tempo di pensare ad una risposta credibile ne arriva un altro.

Ero con Kyle fino a due minuti fa. Non raccontarmi stronzate. Dove cazzo sei?

Oh merda.

Sto andando da Rory's per vedere gli altri. Pensavo ci fosse anche lui.

Sono proprio un idiota, cazzo.

Io invece penso proprio che non ci sarà.

Cosa? Come fa a sapere che non ci sarà? E perché erano insieme se non si sopportano?

Perché non dovrebbe esserci? 
Chiedo.

Perché no. Torna subito a casa.

Non darmi ordini. Se ho deciso di andarci ci andrò.

Ci vediamo lì,allora.

Accidenti, non erano già abbastanza incasinate le cose? Dovevo proprio complicarle di più? Ma a pensarci meglio non mi importa. È lui quello che è sparito senza dire niente, se gli importava qualcosa ci avrebbe pensato prima invece di ricordarsi di me solo quando è la gelosia a parlare per lui. Non sono un giocattolino di sua proprietà.

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Heyy❤️
Scusate se sono sparita per un po'. La scuola mi sta prendendo davvero tanto tempo. Spero che con l'arrivo delle vacanze di Natale riuscirò a scrivere un pó.
Ci tenevo a dirvi che ci stiamo avvicinando alla fine, non so di preciso quanti capitoli manchino ancora, ma non sono molti. Stanno per accadere alcune cose... state prontiii❤️❤️❤️

Hope  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora