Capitolo 56

2.5K 60 11
                                    

Quando Will parcheggia davanti al giardino di casa sua sono già le cinque del pomeriggio. E non ho ancora la più pallida idea del perché siamo qui, non vuole dirmelo nonostante io non abbia fatto altro che chiederglielo.
"Quindi? Me lo dici adesso perché siamo qui?" mi lamento scendendo dall'auto e seguendolo verso l'entrata della grande casa.
"Dai ci siamo quasi." dice lui entrando. Lo seguo attraverso il salotto e lungo il corridoio fino ad una porta scura chiusa a chiave.
"Bene, ora apri la porta." dice lui con un sorriso incerto. Che strano, sembra quasi . . . Agitato.
"Okay . . ." sussurro. Mi avvicino alla porta, giro la chiave nella serratura e appena sento lo schiocco di apertura afferro la maniglia e spalanco la porta. La luce è spenta, ma il tenue bagliore di luce solare che filtra dalla finestra basta per illuminare alla perfezione la stanza. Mi guardo intorno e resto a bocca aperta.
"Ma questa è . . . una libreria . . ." sussurro. Le pareti sono completamente coperte da scaffali colmi di ogni genere di libro. A parte per la finestra sotto alla quale si trova un piccolo divano. Una specie di angolo lettura . . . Una delle cose che ho sempre desiderato avere in casa mia, un luogo tranquillo in cui perdermi tra le pagine di una bella storia.
"Ti piace?" domanda lui.
"È perfetto . . ." dico continuando a guardare i libri sparsi per la stanza alla rinfusa o su gli scaffali. Se pensavo che il soppalco nella grande sala in cui sono stata l'utima volta che sono venuta qui fosse qualcosa di incredibile, questo lo è molto di più.
"Bene. Perché ho impiegato un giorno intero per sistemare tutto come meglio potevo . . . per te." afferma con voce incerta sulle ultime parole. Mi blocco. Sposto lo sguardo verso di lui, sorpresa.
"Cosa?" domando.
"Ho parlato con tua sorella. Lei e il suo ragazzo se ne tornano a New York domani, giusto?"
"Ehm, si. Ma questo cosa c'entra?"
"Pensi veramente che ti lascerei in casa da sola? Se vorrai potrai venire a vivere qui finché tua madre non si riprenderà. Ti accompagnerò a scuola tutte le mattine e ti verró a riprendere." dice, continuando a guardarmi con calma, come se fosse tutto già deciso. Lo guardo più che stupita. Non può parlare sul serio . . .
"Dici davvero?" gli chiedo. "E sei riuacito a convincere Kathy?" rido perché io non sarei nemmeno riuscita a spiegateglielo.
"Si. Bè, all'inizio non era molto contenta ma poi l'idea di farti vivere da sola preoccupava anche lei, quindi ha accettato." sorride vittorioso. "Sempre se ti va, altrimenti . . . Non lo so, potrei stare un pó io da te. O potremmo affittare un appartamento . . . Oppure . . ." ma prima che possa finire di parlare mi getto tra le sue braccia con un pó troppa enfasi.
"Will . . . È davvero perfetto cosi. Va benissimo, non desidero altro." lo rassicuro staccandomi da lui e guardandolo negli occhi.
"Davvero?" mi chiede e nei suoi occhi compare una luce particolare, ricca d'amore e speranza . . .
"Assolutamente si." sorrido.
"Bene. Allora, ecco . . . Queste sono tue." aggiunge estraendo un mazzo di chiavi dalla tasca. Sono tre e di diverso tipo, una sarà sicuramente dell'ingresso di casa, le altre due non ne ho idea, ma suppongo che sarà lui a spiegarmelo piu tardi. Eppure non sono le due chiavi in più ad attirare la mia attenzione quando me le porge. Al centro, attaccato al gancio che tiene unite le chiavi, si trova un simbolo, una piccola ruota panoramica d'argento, semplice ma bella e cattura a pieno la mia attenzione. Will se ne accorge perché sorride e si avvicina a me guardando a sua volta il portachiavi.
"Credo sia il Landon Eye, quando stavo sistemando la stanza l'ho trovato nascosto in mezzo a un vecchio libro. La mia famiglai viene dall'Inghilterra quindi non mi ha stupito trovarlo. Ho pensato che sarebbe stato bene tra le tue chiavi, ma se non ti piace puoi sempre rimpiazzarlo con uno nuovo." dice.
"No, questo mi piace. E hai ragione, sta molto bene tra le mie chiavi." rispondo sorridendo a mia volta. Cavolo . . . Le mie chiavi. Le chiavi di casa di Will. Dovrebbe spaventarmi tutto questo, no? Io e Will che viviamo sotto lo stesso tetto. Sto ancora al liceo e sto già andando a vivere con il mio ragazzo. Si, ci sono anche Clare e Poule, ma dubito che faccia molta differenza visto che la casa è tanto grande e loro sono molto attenti a non invadere il prezioso spazio vitale di William.
"Sei sicuro che per Clare e Poule va bene se resto qui per un pó?" domando.
"Ma certo. Piaci da morire a entrambi. Probabilmente più di quanto io piaccia a loro." ride. È bello vederlo ridere. Sono abituata a vederlo più tempo con la sua maschera d'arroganza e odio che quando sorride, e quei rari momenti in cui lo fa è come se tornasse il sole dopo un lungo temporale. Lo guardo e non posso fare a meno di perdermi nella sua risata e sorridere. Mi avvicino ancora di più a lui e gli cingo il collo con le braccia avvicinando il suo viso al mio. Mi alzo sulle punte dei piedi e con ancora il sorriso sulle labbra, lo bacio. Abboggia le sue mani su i miei fianchi e mi attira a sè a sua volta. Nonostante ormai ci siamo baciati tante volte, l'effetto che lui ha su di me è sempre lo stesso. Il mio cuore va in corto circuito quando c'è lui vicino a me. Poi però una domanda si fa largo tra i miei pensieri offuscati dai suoi baci. Mi stacco da lui continuando a stare sulle punte e guardandolo negli occhi. Mi osserva con aria interrogativa non capendo il motivo per cui mi sono fermata.
"Ma, se starò qui per qualche giorno . . . Dove dormirò?" Non faccio in tempo a terminare la frase che sento il rossore farsi starda sul mio viso per l'imbarazzo. Lui scoppia in un'altra risata, stringendomi in un abbraccio. Avvicina il viso ai miei capelli, nell'incavo tra il mio collo e la spalla.
"Ovviamente dormirai con me. . . ." sussurra accanto al mio orecchio. E il suo respiro caldo contro la pelle del mio collo sprigiona una scarica elettrica per il mio corpo, dando vita a sensazioni alle quali non sono abituata.
"Oh . . ." dico con un filo di voce. Incapace di proferire qualsiasi altra prola sensata al momento. La sua presenza cosi vivicina è una distrazione immensa. Lui, intuendo perfettamente l'effetto che sta avendo su di me, si allontana e mi guarda negli occhi con quel sorriso sgembo che amo.
"Oppure" inizia a dire. "Potresti sistemarti in una delle due camere per gli ospiti. A te la scelta." Che imbecille, come se avessi effettivamente scelta con lui. Alzo gli occhi al cielo e staccandomi del tutto da lui mi avvio verso la porta dandogli le spalle, per poi girarmi all'ultimo prima di uscire.
"Forse prima di scegliere dovrei vedere le due camere libere. Sai, giusto per farmi un idea." dichiaro con aria altezzosa per poi uscire in corridoio. E mentre procedo a passo spedito lo sento sghignazzare dietro di me.

In meno tempo di quanto pensassi arriviamo davanti ad una stanza che non avevo ancora mai visto. È completamente spoglia, eccetto al letto ordinatamente rivestito da lenzuona pulite e candide, e ad una cassettiera sopra la quale è adagiato uno specchio.
"Non è un granché, ma l'altra stanza era troppo piccola in confronto a questa. Ho pensato che magari potresti sistemare le tue cose qui . . ." mi suggerisce in modo gentile.
"A proposito . . . dovrei andare a prendere un pó della mia roba a casa." dico pensandoci solo in questo momento. Sul suo viso compare un ghigno che conosco.
"A meno che. . . ."
"Si. Ci ho già pensato io. Un pó della tua roba è in macchina. Kathy mi ha suggerito ció che ti sarebbe servito di piu, ma se hai bisogno di altro possiamo andare a prenderlo quando vuoi."
"Grazie." dico. Lui mi fa un occhiolino. Poi prendendomi per mano usciamo dalla stanza, e attraverisiamo il corridoio fino ad arrivare alla porta di legno massiccio e decorato che ricordo alla perfezione. Conduce alla sala nella quale Will ama nascondersi dal resto del mondo. Appena entriamo una ventata di ricordi mi sfiora la mente. L'ultima volta che sono stata qui avevamo litigato, come sempre d'altronde. Ma quella volta è stato diverso. Era scattato qualcosa, e entrambi ci eravamo accorti che le cose stavano cambiando. Il bacio, la litigata, le sue parole contraddittorie, le risate, le lacrime . . . Gli sguardi, che parlavano per conto loro in un linguaggio per noi incomprensibile. Dopo aver vagato lo sguardo per la stanza lo sposto su Will, fermo accanto a me, intento a guardare qualcosa che sembra vedere solo lui. Quando si volta verso di me intuisco che anche lui sta ripensando alla strana serata che abbiamo condiviso qui.
"Cosa facciamo qui?" domando. Lui sposta lo sguardo da me alla parete alle mie spalle, dove si trova un semplice orologio color avorio.
"Devi vedere una cosa." dice per poi correre fino al soppalco. Lo seguo attenta a dove metto i piedi per non rischiare di cadere e fare la figura dell'idiota.
"Ricordi quando ti ho portata qui a guardare le stelle?" domanda.
"Si, come potrei non ricordare?" lui sorride. "Ma non è un pó presto ancora per le stelle?" chiedo. E il suo sorriso si allarga.
"Infatti . . ." dice. E con un unico e fluido movimento spalanca la finestra che da sul tetto, scavalca il davanzale e mi tende una mano per aiutarmi a seguirlo. Appena siamo entrambi sul tetto mi volto verso il panorama, e resto nuovamente a bocca aperta. Non solo Los Angeles è bellissima e si vede benissimo da qui, ma è il momento del giorno più bello per guardarla cosi . . . il tramonto illumina i palazzi e il mare in lontananza dandogli una luce rosea.
"Quando sono a casa vengo qui tutti i giorni alla stessa ora. Altrimenti vado al palazzo abbandonato dove siamo stati insieme . . . oppure mi accontento di un altro posto, l'importante è che si veda il tramonto." dice lui con lo sguardo perso in lontanaza. Mi volto nella sua direzione incuriosita.
"Perché ci tieni così tanto a vederlo? " chiedo.
"Il tramonto è la fine di un giorno, le ultime luci del sole, è l'inizio di una nuova e interminabile notte. Se tu fossi abituata a vivere nell'oscurità . . . rinunceresti al tuo ultimo istante di luce prima di ricaderci?"

Hope  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora