Capitolo 72

3.9K 60 19
                                    

Due occhi di un verde troppo intenso da sopportare, si posano nei miei, mandando in frantumi il mio cuore. Guardo il ragazzo che ormai so di amare più di me stessa, e mi chiedo se ci sia qualcosa di lui che io conosca davvero. Si può amare così tanto qualcuno che non conosco nemmeno? È di lui che mi sono innamorata, o dell'idea che avevo di lui? Ma ogni tentativo di formulare un pensiero sensato, o di dare sfogo alle mie emozioni, si annulla appena Will raggiunge il tavolo dove siamo sedute io e Samantha da quasi un ora, sbatte la mano sul legno turo facendomi sobbalzare. Ma non mi guarda, non mi degna nemmeno di mezza occhiata, ha occhi solo per lei.
"Che cazzo gli hai detto?!" sbotta. Lei si alza in piedi e si guarda in torno, ma pare tranquillizzarsi quando si rende conto che non è rimasto quasi nessuno nel locale ormai.
"Calmati." dice lei appoggiandogli una mano sul petto. Una fitta di gelosia mi colpisce e scatto in piedi nello stesso momento in cui lui scansa la sua mano con enfasi.
"No che non mi calmo. Che gli hai detto?" ripete su tutte le furie.
"Quello che meritava di sapere." risponde lei guardandolo negli occhi con aria di sfida.
"Perché mi stai facendo questo?" dice lui, e io lo guardo, sorpresa di non sentire più la rabbia nel suo tono di voce, ma solo sconfitta e rammarico.
"Lo sai perché lo faccio. Non vorrai che faccia la stessa fine di Meredith, vero?" sospira lei, guardandolo con uno sguardo duro. Meredith?
Lui sobblaza nel sentire quel nome, come se quelle semplici parole bastassero a scutergli qualcosa dentro.
"Come immaginavo." afferma Samantha.
"Lei non è Meredith." dice lui con un filo di voce.
"No. Ma so che se vai avanti così potrebbe diventarlo." risponde lei.
"Tu non sai proprio un . . ." inizia a dire lui. Ma improvvisamente ritrovo la forza di parlare e li interrompo.
"Ora basta. Basta, cazzo! Vi comportate come se io non fossi qui!" sbraito tra le lacrime. Entrambi si voltano di scatto verso di me.
"Jane, che cosa ti ha detto?!" dice Will passandosi convulsamente le mani tra i capelli.
"Mi ha detto tutto Will! Mi ha detto di te e lei! Del poker! Delle schifose penitenze che tu e i tuoi amici amavate fare! So tutto Will! L'unica cosa che non capisco è perché . . . Perché lo facevi? E perché non me l'hai mai detto? Avrei capito . . . Ti avrei ascoltato e avremmo . . ."
"Si. Si, si hai ragione. Ho sbagliato. Avrei dovuto dirtelo. Andiamocene da qui, torniamo a casa e ti racconto ogni cosa." dice con uno sguardo ricco di speranza e quella che sembra . . . Paura?
E allora capisco.
"Non è tutto qui, vero? C'è dell'altro non è così?" chiedo, con entrambi gli occhi dei miei due interlocutori puntati addosso, Samantha con uno sguardo triste e quella strana luce negli occhi che non riesco a identificare, e Will . . . Will sembra avere una battaglia interiore in atto.
"Jane . . ." inizia a dire.
"No. Non dire niente. So quello che stai per fare." singhiozzo. "Mi dirai che devo starne fuori. Che non sono cose che mi riguardano. Che non c'è nulla di cui debba preoccuparmi. Ma sai che c'è Will? Sono stufa! Stufa di tutta questa merda! Dimmi che non è vero un cazzo! Dimmi che sono tutte stronzate!
Dimmi che questo non ha niente a che vedere con me!
Dimmelo!" grido. E lui abbassa lo sguardo.
"Credo sia meglio che io me ne vada . . ." dice Samantha.
"No. Nessuno se ne andrà finché non mi direte che diavolo c'entro io con tutta questa storia." sbotto tra le lacrime.
"Diglielo, Will . . . Deve sapere." dice Samantha.
"Dimmelo." ripeto, con una voce più salda di quella che sono in realtà.
"Quelle ragazze . . . Quelle dei giochi sul poker . . ." inizia a dire con la voce che trema e gli occhi arrossati per le lacrime trattenute. Ma perché dovrebbe piangere? Non è a lui che si sta frantumando il cuore in mille pezzi . . .
"Quelle ragazze cosa Will?" insisto.
"Tu . . . Anche tu sei una di quelle ragazze . . ." dice con le guance rigate di lacrime. E basta questa semplice frase a far traboccare il vaso. Tutte le emozioni, i sentimenti, le paure, le lacrime i sorrisi . . . l'amore. Tutto si annulla, rimpiazzato da un dolore assurdo.
"Jane . . . Mi dispiace tanto . . . Non sapevo cosa stavo facendo . . . Non ti conoscevo . . . Non ti amavo!" dice di getto. "E ora ti amo. Ora ti amo più di ogni altra cosa!" aggiunge in preda al panico. Sento la sua voce, sento il battito del mio cuore, ho gli occhi puntati su di lui, ma non riesco a sentire nient'altro a parte il bruciore al petto e l'aria che abbandona i polmoni.
Non sta succedendo davvero.
"In cosa consisteva?" riesco a dire.
"Cosa?" dice lui confuso.
"In cosa consisteva la penitenza?" chiedo.
"Jane . . ."
"No, Will. Rispondi."
"Avrei dovuto . . . Avrei dovuto . . ."
"Avresti dovuto cosa, Will?!" sbotto.
"Avrei dovuto uscire con te, portarti a letto, farti credere che ti amassi e alla fine . . . Alla fine avrei dovuto spezzarti il cuore." dice con la voce rotta dal pianto.
Può un cuore spezzarsi più di così?
"Jane, mi dispiace . . . Mi dispiace tantissimo, credimi . . . Io . . ." tenta di dire.
"Complimenti Will" lo interrompo. "Sei riuscito a vincere quella mano di poker finalmente." dico con voce ferma. Priva di sentimento. Tutto il contrario di quello che sento dentro. E prima che lui possa aggiungere altro, gli volto le spalle, spintono Samantha per sorpassarla e mi fiondo fuori dalla porta del locale, con un improvvisa sensazione di claustrofobia. Senza guardarmi alle spalle, consapevole che lui mi sta seguendo, inizio a correre. Corro più veloce che posso, mentre un'altra fitta di dolore mi colpisce dall'interno al ricordo dell'ultima volta che sono corsa da lui e dal suo "ti amo". Se lo avessi saputo all'ora . . . Avrei corso più veloce, sarei arrivata più lontano, mi sarei nascosta meglio e non sarei più tornata in dietro. Non sarei più tornata da lui. Improvvisamente, mettendo fine i miei pensieri, vado a sbattere addosso a qualcosa. Qualcuno. Con il terrore, all'idea di chi potrebbe essere alzo gli occhi di scatto verso il volto della persona che ho davanti, ma vedendo due occhi color cioccolato, al posto del familiare verde a cui sono abituata, tutto il mio corpo si rilassa.
"Jane? Che ci fai qui? Che cavolo è successo?" domanda Kyle preoccupato.
Io senza pensarci due volte, mi butto tra le sue braccia e mi abbandono ai singhiozzi.
"Will . . . Lui . . ." tento di spiegare tra le lacrime, ma non ci riesco.
"Allora finalmente te l'ha detto . . ." sospira lui. E io mi allontano all'istante dal suo abbraccio confortante.
"Aspetta . . ." dico, tentando di reprimere le lacrime. "Tu lo sapevi?" chiedo. Lui distoglie lo sguardo, rispondendo alla mia domanda.
"Mi dispiace Jane . . . Non sai le volte che avrei voluto dirtelo, e lui lo sapeva. È per questo che era sempre incazzato con me. Mi dispiace . . . Anche gli altri volevano . . ."
"Gli altri?" chiedo senza fiato. Non può dire sul serio. "Lo sapevate tutti . . .?" domando, e appena lui annuisce, con lo sguardo rivolto al suolo asfaltato della strada, quella parte di me che credeva di poter fare affidamento almeno su coloro che ritenevo essere miei amici . . . Scompare. Rimpiazzata ancora una volta da un bruciore persistente e straziante.
"Non ci posso credere . . ." dico portandomi una mano alla bocca, tentando di soffocare i singhiozzi. "Grace, Michael, Daniel, tu . . . Lo sapevate tutti e non me l'avete detto!" grido scossa dai singhiozzi.
Mi volto e ricomincio a camminare, evitando di guardare ancora una volta Kyle.
"Jane, aspetta." dice lui seguendomi e prendendomi un polso, costringendomi a voltarmi verso di lui.
"Che vuoi?!" grido, sottraendomi alla sua presa con uno strattone.
"Non puoi andartene da sola da qui. Soprattutto non in queste condizioni."
"E cosa vuoi che faccia? Che rimanga qui come una stupida? Lui sarà qui tra poco, lo so. Non ci metterà molto a trovarmi e io non . . ."
"Non sto dicendo che tu debba restare qui. E tanto meno che tu debba aspettare che torni. Però penso che sia meglio se ti accompagni io, okay?" chiede dubbioso. Forse ha ragione, non è molto raccomandabile che io me ne stia a zonzo in queste condizioni, soprattutto in un posto cone questo. Perciò annuisco e lo seguo verso la sua auto.
Mentre mette in moto e si avvia lungo la strada isolata, la mia mente è lontana, ma ho troppe domande che non so trattenere nonostante il dolore.
"Perché lo sapevate tutti?" chiedo senza distogliere lo sguardo dal finestrino e le case grigie e rovinate di una parte di Los Angeles che non avevo mai visto.
"Perché c'eravamo tutti quando ha deciso di volerlo rifare." dice.
E ogni pezzo trova posto. Come un grande puzzle scomposto che improvvisamente si compone davanti ai miei occhi. Tutti i litigi privi di senso, le telefonate sospette, le raccomandazioni degli altri, le paure di Will . . . Ogni singola cosa. Ogni piccolo dettaglio apparentemente scontato e privo di senso, assume improvvisamente un importanza enorme. E ogni parte di me, ogni frammento di me stessa, che pensava di poter essere amata e poter essere in grado di amare . . . Si fa piccola piccola e scompare, inghiottita dalla delusione e dal dolore. Perché è questo che fa l'amore. Distrugge ogni cuore che tocca.
"Dov'è casa tua?" chiede distogliendomi dai pensieri, solo per un attimo.
"E chi lo sa? Di certo, casa mia non è più qui." sospiro inespressiva.
"E allora dove ti porto?" domanda, dopo un breve momento di silenzio.
"In aereoporto." rispondo senza bisogno di pensarci oltre.

Hope  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora