Capitolo 43

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"Jane, la cena è pronta, vieni a mangiare qualcosa. Sono giorni che mangi a mala pena." dice mia madre appoggiata allo stipite della porta di camera mia. Effettivamente dovrei scendere a mangiare, non mangio quasi niente da tre giorni.

Dio. . . tre giorni. . .

Sono davvero passati tre giorni da quando lho visto lultima volta?

"Si, mamma, tra poco arrivo." dico rigirandomi il libro di Orgoglio e Pregiudizio tra le mani. È assurdo come mi ostini a leggere romanzi d'amore di continuo, senza essere in grado di reggere il confronto con la realtà.

"Okay" sospira, arrendendosi ed esce dalla stanza.

Ho passato gli ultimi tre giorni chiusa tra queste mura senza vedere nessuno tranne mia madre. La sera della festa, dopo che sono rientrata in casa, mi sono sdraiata sul letto e ho passato tutta la notte a guardare il soffitto tentando di soffocare i singhiozzi per non farmi sentire da mia madre che dormiva tranquillamente nella stanza accanto, ignara del fatto che sua figlia stava male per non essere in grado di accettare che qualcuno potesse amarla e tanto meno di ammettere che egli stessa fosse in grado di amare.

Il mio cellulare ha continuato a vibrare fino alle tre di notte, poi è cessato tutto. Nessuno ha più cercato di chiamarmi. Il giorno seguente ha suonato il campanello e mia madre è andata ad aprire. Quando ha aperto la porta e la voce di Will è arrivata fino a me, mi sono nascosta in cima alle scale, con le mani che tremavano convulsamente e il cuore in gola, per sentire cosa dicevano.

"Evelyn, ti prego, io devo vederla . . . "

"No William, non posso farti salire."

"Perché? Lo ha detto lei che non vuole vedermi?"

"No, non lo ha detto. E non so cosa sia successo tra voi due, però se tu sei qui a pregarmi di farti vedere mia figlia, allora significa che lei per qualche motivo ti sta evitando, e non spetta a me scegliere se farti entrare o no."

"Capisco . . ." fu l'unica risposta di Will.

"Vuoi che le dica qualcosa da parte tua?"

"No."

"Sei sicuro?"

"Si, sono sicuro. E preferirei anche che evitassi di dirle che sono passato."

Ma ne sei sicuro? Credo che invece. . .

Per favore. . .

Il suono sfinito e addolorato della sua voce aveva fatto riprendere vita alle mie lacrime, che hanno subito ricominciato a scorrere copiosamente sul mio viso, seguite a ruota dai singhiozzi.

"Come vuoi Will . . ."

Il rumore della porta d'ingresso che si chiudeva annunciava il fatto che lui se n'era andato. E da quel momento non era più tornato. Non aveva più chiamato o scritto. Forse si era arreso davvero. . .

Eppure lo aveva promesso, aveva promesso che sarebbe rimasto. Ma come posso pretendere che le persone restino se la prima ad andarsene sono proprio io?

Ma poi è stato il turno di Emily, si è presentata alla porta di casa mia il giorno seguente a quello di Will. Quando mia madre è salita per avvertirmi che mi stava cercando le ho detto di dirle che non stavo molto bene e preferivo riposare, cosi se né andata. Ma lei in confronto a Will ha provato e riprovato a chiamarmi, nonostante io non gli abbia mai risposto. Non so perché sto evitando anche lei, non c'entra niente con tutta questa storia, e so che si sta solo preoccupando per me. Ma non posso farne a meno, sono fatta cosi, quando si presenta un problema, mi rinchiudo in me stessa lasciando fuori il mondo.

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