Capitolo 47

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La paura, ecco cosa potrebbe irrompere tra le pieghe della mia felicità.

Quando a scuola ti domandano 'qual è la cosa che ti spaventa di più al mondo?' Di solito le risposte sono, il buio, i mostri, i ragni, è così via . . . O al massimo potrebbe esserci quella cerchia ristretta di persone che azzarda risposte come: il giudizio delle altre persone, l'insicurezza verso me stessa oppure non essere all'altezza delle aspettative di qualcuno a cui si tiene particolarmente . . .

Tutte risposte più che valide e senz'altro ricche di significato. Eppure la mia paura più grande non si avvicina nemmeno lontanamente a quelle che ho appena espresso, si tratta di tutt'altro. Da bambini ti raccontano centinaia e centinaia di storie tutte diverse, ma che al contempo racchiudono tutte la stessa morale. Biancaneve, La Bella Addormentata nel Bosco, Cenerentola, La Bella e la Bestia, e chi più ne ha più ne metta, ognuna di queste storie sta a significare che l'Amore, quello con la A maiuscola, ha il potere di sconfiggere ogni male e raggiungere sempre un perfetto lieto fine.

Quale bambina non ha mai desiderato un tale amore in grado di raggiungere lo stesso scopo? Quale bambina non ha mai desiderato neanche per una volta nella vita di essere al posto di una qualsiasi principessa amata dal suo principe?

Quellamore che supera ogni cosa . . .

Bè, quella bambina c'era ed ero proprio io.

Assurdo no? Chi mai risponderebbe che la cosa che di più al mondo fa paura è l'Amore?

Nessuno.

Nessuno penserebbe mai che l'amore stesso possa spaventare. Soprattutto nel ventunesimo secolo, dove l'amore è solo una parola, un verbo, un modo di fare. E non più un vero e proprio sentimento. Per il semplice fatto che magari non si hanno serie intenzioni, oppure, come me, si teme sul serio la vera importanza di quest'emozione. Potrei dare la colpa a mio padre, per essere stato totalmente un padre di merda che non ha fatto altro che mettere le mani addosso a me e mia madre facendomi odiare sia lui sia lo stesso concetto di amore. Oppure potrei dare la colpa a mia madre per non essersi resa conto che non era la sola ad esserne rimasta ferita, non solo superficialmente, ma anche nel profondo. A mia sorella, che ogni sera se ne andava a casa dei nostri nonni senza portarmi con se, e se anche fosse rimasta nostro padre non l'avrebbe toccata, per un motivo a me sconosciuto. Ma sono più che certa che l'unica persona che possa completamente prendersi la colpa di tutto, sono proprio io.

Credevo di aver sconfitto ormai quella paura, di averla superata, ma ora sono qui, in questo letto tra le braccia del ragazzo che fino a poche settimane fa nemmeno conoscevo e ho paura. Una paura folle perché so per certo quali siano i miei sentimenti ormai, ma posso essere sicura dei suoi? Posso permettermi di stare insieme a qualcuno di cui non so niente? Perché è cosi. Io di Will non so niente. Non so perché viva con i suoi zii, non so cosa sia accaduto ai suoi genitori, non so nemmeno perche si trovi qui negli Stati Uniti se essendo nato in Inghilterra e amandola cosi tanto non sia li.

Mi volto verso di lui che è immerso tra le pagine di un vecchio e sgualcito libro. Abbiamo passato cosi il nostro primo pomeriggio a Las Vegas, uno tra le braccia dell' altro. Eppure ho una voglia matta di riempirlo di domande. E come se ciò non bastasse sta sera è l'ultimo dell'anno e non ho la piu pallida idea di che programmi abbiano gli altri. Ho bisogno di prendere un po' d'aria. Mi alzo e mi dirigo verso la porta finestra della nostra lussuosa stanza.

"Dove vai?" mi domanda lui da sopra il libro che stava leggendo fino a un attimo fa, 'il ritratto di Dorian Gray' .

"Ho voglia di guardare il tramonto. Nonostante qui non ci sia il panorama stupendo che abbiamo a Los Angeles." rispondo azzardando un sorriso mentre esco sul terrazzo.

Hope  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora