Capitolo 45

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"Si può sapere che diavolo ci fai tu qui?" mi domanda con la voce roca e sorprendentemente distante. Mi aspettavo di vederlo urlare, di sentirlo arrabbiato, o peggio, mi aspettavo che non volesse ne parlarmi ne tantomeno vedermi. Invece l'unica cosa che vedo, e che avevo preso poco in considerazione, è la stanchezza che traspare dal verde dei suoi occhi, un verde che, se non sbaglio, ricordavo molto più luminoso di quello che ho davanti adesso.

"Dobbiamo parlare." rispondo semplicemente.

"Tu dici? Allora forse le prime cinquanta o sessanta volte che ti ho chiamata non erano abbastanza esplicite? Sono giorni che tento di parlare con te e tu mi ignori." dice con tono inespressivo, passandosi la mano tra i capelli due volte, dandomi la piena conferma che anche lui è nervoso quanto me.

"Lo so, sono stata una stupida. Oltre ad essermene andata in quel modo, ti ho pure evitato per giorni e mi dispiace. Ma ora sono qui per parlare e spiegarti il motivo della mia reazione esagerata. Sempre se tu me ne darai la possibilità."

"No. Non dire niente." dice.

"Cosa? Ma Will io . . ."

"Non c'è bisogno che tu mi spieghi il motivo per cui te ne sei andata, perché io lo so già." Stupita, sto per ribattere, ma lui mi fa cenno di restare in silenzio e ascoltare ciò che ha da dirmi.
"Quando ti ho vista la prima volta ho pensato subito che sicuramente eri una di quelle ragazzine viziate e piene di soldi che possono avere tutto ciò che vogliono. Poi però sentivo Nate, Grace, Michael e gli altri parlare di quanto tu fossi fantastica, non la smettevano di dire che nonostante la tua timidezza riuscivi a stupire sempre tutti con il tuo carattere gentile ma al contempo autoritario. Io non ci credevo, pensavo fossi una come tante altre, eppure ero curioso, volevo sapere per quale motivo tutti si interessavano così tanto a te. E quella sera, in spieggia, quando la mia auto si è fermata, l'ho capito. Non eri affatto come tutte le altre, tu avevi qualcosa che ti distingueva dal resto del mondo. Te lo si leggeva in faccia che eri una persona riservata e che nascondeva a tutti, compresa la sua migliore amica e i suoi familiari, l'universo di pensieri che si portava dentro. E il fatto che io riuscissi a capire tutte queste cose di te, con molta più facilità di quanto in realtà io capisca me stesso, iniziava a spaventarmi. Per questo ogni volta ti trattavo male, non sapevo in che altro modo gestire la cosa. Continuavo a baciarti perché è questo che sono abituato a fare con le ragazze, l'unico tipo di attrazione verso qualcun altro che conosco è quella fisica, ma con te era diverso, tu riuscivi non solo ad attrarre il mio corpo, ma soprattutto la mia mente e per me questa è una cosa del tutto nuova. Ma dopo ogni nostro bacio tu ti allontanavi da me e finivamo per litigare, ero convinto di non piacerti allo stesso modo in cui tu piaci a me. Pensavo costantemente a te. Più tempo ci ritrovavamo costretti a passare insieme per colpa delle nostre famiglie, più i miei sentimenti per te aumentavano e non potevo fare nulla per controllarli. E alla fine sono esplosi." sospira. "E' la verità Jane, io ti amo. Non saprei dirti ne quando ho iniziato ad amarti ne in che modo, so solo che ti amo e che non posso fare a meno di farlo." Le lacrime ormai hanno già invaso il mio volto e il mio cuore minaccia di esplodere dal un momento all'altro.

"Ecco, era questo il modo in cui avrei dovuto dirtelo . . ." dice abbassando lo sguardo verso terra, con un sorriso amaro. Mi avvicino a lui tra i singhiozzi e gli prendo il viso tra le mani. Lui continua ad evitare di posare i suoi occhi nei miei.

"Will, guardami . . ." sussurro e finalmente i nostri sguardi si incontrano, il suo luminoso verde smeraldo che si scontra con la mia oscurità, occhi verdi e occhi marroni che si fondono in un unico istante. Prendo un respiro profondo e tento di sorridere.
"Ho sempre avuto paura di pronunciare ad alta voce anche il più banale dei miei pensieri, forse per paura di non essere capita, o per paura di essere ferita mentre mostravo una parte vulnerabile di me. Tutte le mie paure, le mie insicurezze, sono iniziate quando mio padre . . . bè, lo sai." dico chiudendo gli occhi per pochissimi secondi e traendo un respiro profondo. "Da allora mi sono ripromessa che nessun altro avrebbe mai più trovato la strada che portava al mio cuore. Ed è stato così. Fino a quando sei arrivato tu." dico e una scintilla passa dietro ai suoi occhi restituendogli un briciolo di quella che sospetto sia speranza. "Sei piombato nella mia vita e hai sconvolto tutto il mio mondo spazzando via ogni mia certezza. Tu, soltanto tu, sei riuscito a leggere la miriade di parole contenute dentro di me senza che io te le mostrassi. E tu, da solo, sei riuscito a trovare la strada del mio cuore, la stessa strada che io stessa tenevo nascosta con tanta cura a tutto il mondo e l'hai percorsa senza alcun timore." Sorrido. "Ti amo anch'io William Price, come non ho mai amato nessun altro." Lui continua a guardarmi con un espressione talmente sbalordita da farmi ridacchiare.

"Dici sul serio?" sussurra a pochi centimetri da me.
"Si." Sorrido. "Mi dispiace di averci messo tanto, ma . . ." non faccio nemmeno in tempo a concludere la frase che lui mi stringe tra le braccia e mi bacia con cosi tanta dolcezza, passione e amore, che mi lascia letteralmente senza fiato. Non so per quanto tempo io e Will restiamo cosi, uno tra le braccia dell'altro, ma ha riportarci alla realtà è il suono insistente di un clacson. Ci voltiamo verso la fonte di quel rumore fastidioso e insistente e vediamo che i nostri amici sono gia saliti tutti nelle altre due auto presenti sul vialetto di casa mia.
"Perdonatemi ragazzi, non era mia intenzione interrompere questo bel momento romantico. Non fraintendeteci siamo tutti entusiasti che vi siate riappacificati" dice in tono semi ironico. "Ma Las Vegas ci aspetta e se non ci sbrighiami rischiamo di farci beccare ancora da queste parti dai nostri genitori. Quindi salite in auto e finite ciò che avete cominciato in una stanza." conclude rientrando in auto e mettendo in moto tra le risate. Mi volto verso Will con il sorriso sul volto, ma quel sorriso mi muore sulle labbra nell'esatto istante in cui vedo l'epressione che ha improvvisamente rimpiazzato la felicità appena sfiorita sul viso di Will. 
"Che succede?" gli chieso perplessa da questo improvviso e inspiegabile cambio d'umore.
"Vieni anche tu?"
"Cosa?"
"A Las Vegas . . . Vieni anche tu?"
"Si . . . Certo, perché altrimenti sarei qui a notte fonda . . . ?" dico confusa.
"Perché viene anche lei?!" Sbotta Will rivolgendosi a Michael e gli altri che stanno ancora ridendo tra loro. Emily sul sedile del passeggero, nell'auto di lui, pare confusa quasi quanto me. Mentre Michael lancia uno sguardo all'auto dietro alla sua dove si trovano Kyle, Lily, Daniel e Grace che gli restituiscono l'occhiata. Ma che cosa . . .
"Pensavamo potesse farti piacere se fosse venuta anche lei." risponde Danel affacciandosi dal finestrino dell'auto di Kyle.  Gli sorride, ma dietro a quel sorriso passa un lampo di luce diverso, qualcosa che non ho tempo di identificare.
"Si, ma se non è cosi posso tranquillamente tornarmene a casa . . ." dico sempre più confusa.
"No. No, Jane, non si tratta di questo. È solo che . . . " dice senza guardarmi direttamente, sposta piu volte lo sguardo dall'auto di Michael a quella di Kyle e viceversa. "Nulla, sono solo sorpreso. Sali in macchina io porto il tuo borsone nel portabagagli." dice questa volta sorridendomi.
"Okay . . ." dico sorridendo a mia volta, la strana situazione di un momento fa pare non esserci mai stata, sono tornati tutti a sorridere e scherzare tra loro come se niente fosse, eppure c'è qualcosa che non mi convince. Ma decido di lasciar perdere e di godermi il viaggio con Will ora che finalmente ci siamo chiariti e entrambi siamo a conoscenza dei sentimenti dell'altro.

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