Capitolo 21

3.1K 73 2
                                    

"Non esistono amori impossibili, ma solo amanti codardi." William Shakespeare.

Che lui lo sapesse? Che avesse già capito quanta codardia c'è nel cuore di colui che ama, ma ha troppa paura per urlarlo a se stesso o ad altri?

Che avesse già intuito, all'epoca, che uno sguardo può dire tanto, anche più di quanto possano le parole? Che avesse già previsto che mi sarei fatta coinvolgere da quella tormenta che è William Price?

Chissà.

Magari è così. . .

Oppure, cosa più probabile e sensata, lui era semplicemente Shakespeare. Colui che dellamore ne ha fatta un arte. E se ha ragione, come io non ne dubito, allora forse siamo tutti un po' codardi quando si parla di amore.

Il fatto assurdo? E che il professore del corso di letteratura ci ha dato da studiare Shakespeare. Che, per ironia della sorte, si abbina totalmente al mio umore del momento.

E dire che la cosa mi infastidisce nel profondo sarebbe comunque dire poco. Non per creare fraintendimenti, io amo Shakespeare, è uno dei miei poeti e scrittori preferiti, se non colui che stimo di più in assoluto tra i tanti che hanno tentato di esprimere a parole i concetti principali dell'amore. Lui, a parere mio, riuscì veramente a portare l'amore ultraterreno sulla terra, permettendo a noi comuni mortali di conoscerlo e magari, anche se lontanamente e con ostentazione, di comprenderne il significato reale e non quello rivisitato dall'uomo che ci piace chiamare amore, ma che amore in realtà non è.

Dunque lo adoro, in tutto e per tutto.

Ma tutto questo parlare e leggere di amore mi sta facendo scoppiare la testa.

So di non amarlo. O meglio, so che non posso amarlo. E non lo amo. Come potrei? Neanche lo conosco. E in più è di Will che stiamo parlando, uno stronzo, freddo e insensibile che se ne frega di tutti eccetto se stesso.

Eppure non riesco a togliermelo dalla testa . . .

Cos'ha questo ragazzo? E perché si è improvvisamente impossessato di tutti i miei pensieri?

Non mi era mai successo. Voglio dire, si, mi è capitato di pensare a uno o due ragazzi carini, ma mai nessuno che non riuscissi più a togliermi dalla testa. Nessuno che avesse una Potenza tale sulla mia concentrazione tanto da farmi distrarre durante la lezione sul mio autore letterario preferito. E assurdo.

E leggere le battute di Shakespeare così, in questo momento, mentre ho solo lui in testa. . . Dio, non è affatto daiuto.

Tra l'altro non capisco quale sia il senso di dare lezioni sull'amore tra Romeo e Giulietta a dei ragazzi di liceo che dell'amore a mala pena sanno dell'esistenza e tantomeno glie ne importa qualcosa. La chiamerei perdita di tempo, se a me non piacesse così tanto.

E come se non bastasse questa frase, la frase che ho sottolineato ed evidenziato più e più volte, per qualche assurda ragione mi fa sorgere strani pensieri, ai quali preferirei non pensare. Eppure non posso fare a meno di pensare a gli ultimi cinque giorni che ho trascorso sforzandomi di non ricordare il tempo passato insieme a lui e alle parole che ci siamo detti.

Sono passati cinque giorni dall'ultima volta che ho visto i suoi occhi vedi. Cinque giorni da quella serata strana e incasinata che abbiamo passato insieme a casa dei suoi zii. E inevitabilmente io ho pensato e ripensato a tutto ciò che ci siamo detti più e più volte, senza sosta. Non era molto, ma era sicuramente molto più di quello che mi sarei aspettata.

"Hai proprio ragione posso avere tutte le ragazze che voglio, non sono mai stato un tipo da ragazza fissa, non fa per me. Preferisco averne una diversa ogni volta."

Così mi ha detto dopo avermi baciata e avermi ripetuto più volte che il nostro bacio, lo stesso bacio al quale non faccio altro che rivedere con la mente da giorni, non ha significato assolutamente niente per lui. Ma subito dopo mi ha detto che non si è pentito di averlo fatto e mi ha pregata di restare con lui, cosa che io mi sono rifiutata di fare ovviamente. Mi sono sempre negata il piacere di pensare ad una persona più dello stretto necessario, ho sempre vietato a me stessa di farlo. Non perché non ne sentissi la necessità, ma per il semplice motivo che una delle prime persone a cui ho donato i miei pensieri e gran parte del mio affetto era la stessa persona che qualche anno dopo ha fatto in modo che mi pentissi di averlo fatto. E non parlo soltanto della mia infanzia passata a isolarmi dal resto del mondo per colpa di mio padre, ma i miei riferimenti si basano anche sullo sguardo spento, cupo e privo di emozioni che ero costretta a vedere ogni giorno sul volto di mia madre fino a pochissimo tempo fa.

Ma non riesco nemmeno a formulare un pensiero per intero perché la mia mente non me lo permette, è talmente distratta dal ricordo delle labbra di Will sulle mie, dalle sue mani che mi accarezzano come se mai prima d'allora avessero toccato nulla di più prezioso. Ma sono più che certa che non sia così, egli stesso ha ammesso a gran voce di essere stato con tante altre, altre ragazze sicuramente più belle, più simpatiche e piene di tutti quei pregi che io non avrò mai.

Poi un altro frammento di frase, detta da lui, si fa strada tra i miei ricordi.

"Niente è persistente nella mia vita"

Ha detto così, e ha pronunciato queste parole con uno sguardo assente, privo di emozione, eppure quando in seguito i suoi occhi sono tornati a posarsi su di me, mi è sembrato di cogliere una strana luce al loro interno, diversa dalle altre emozioni che vedevo riflettersi in quello sguardo, direi proprio che sembrava un bagliore inquietante adagiato sopra allo smeraldo brillante e sfumato alla perfezione con mille varietà diverse di verde. Quel tipo di sguardo di chi ha visto cose che forse era meglio non vedere. Ed ero talmente immersa nelle riflessioni basate sui sentimenti che potrei provare io stessa, anche contro la mia volontà, da non rendermi conto di aver completamente escluso i pensieri che riguardavano i suoi di sentimenti.

Non ho la più pallida idea del perché abbia detto questa frase, una frase semplice, che in un primo momento era sfuggita alle mie attenzioni, ma che ora mi incuriosisce in modo particolare. E mille domande si fanno strada tra le mie riflessioni. Forse lo avrà detto perché non si fida pienamente degli altri? Questo spiegherebbe perché in compagnia di altre persone sia così taciturno in confronto a quando è da solo con me. Oppure potrebbe essere stato ferito in passato . . . magari una ragazza gli ha spezzato il cuore? Ma proprio non ce lo vedo Will con il cuore spezzato. E adesso pensare a lui insieme ad un altra, non una qualunque, ma una per la quale ha provato delle emozioni forti e che potrebbero averlo ferito, mi procura una strana sensazione di profondo fastidio.

Inevitabilmente, i miei pensieri tornano al punto di partenza, tornano al ricordo di noi due insieme su quel tetto, sotto quel manto di stelle. Ma ciò nonostante, anche se mi soffermo a riflettere a quello che lui starà pensando in questo momento, o a ciò che potrebbe aver pensato quella sera . . . ma non mi viene in mente nulla di diverso dall'indifferenza.

Hope  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora