Capitolo 67

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E cado in un sonno ricco di strani sogni, figure incappucciate, con il volto in ombra mi corcondano. Mi osservano, mi giudicano e mi incutono terrore, mentre impediscono a me di poter guardare loro. Io mi trovo lì, al centro e non faccio niente per sottrarmi a loro.
Poi uno strano suono mi fa voltare la testa di scatto, un sono particolare, e impiego qualche istante prima di capire che si tratta di una musica dolce. Mi alzo in piedi, e quegli sguardi gelidi, quelle figure inquetanti, non ci sono più. Ora ci siamo solo io e quella melodia che mi porta fuori dal buio . . .
La melodia di un pianoforte.
Apro gli occhi all'istante, tirandomi a sedere sul letto. Mi alzo in piedi e appena apro la porta della mia stanza la melodia si fa più intensa. So perfettamente da dove proviene. Percorro il lungo corridoio fino all'ultima porta, la stanza con il soppalco, la stanza nella quale ama stare Will. La porta è socchiusa e la luce filtra da quello spiraglio. La apro leggermente sbirciando all'interno, e lui è lì, seduto al pianoforte, a muovere velocemente e sue abili dita fino a produrre una melodia così bella da farmi venire i brividi. Il suono si intensifica, fino a trasformare quel suono dolce in uno più acuto e straziante, che mi spezza il cuore. Poi la melodia si ferma di colpo e Will si alza di scatto dal piccolo sgabello, rovesciando lo sparitito che fino a un attimo fa era preda del suo sguardo. Si dirige verso la parete, una prete precisa e sempre in odine, sulla quale ci sono alcune mensole, con libri, cd o vinili di musica, Will li osserva per un attimo, passandosi entrambe le mani tra i capelli. E prima che possa accorgermene li sta già rovesciando a terra con gesti rabbiosi. Sobbalzo, sorpresa da quel gesto, e molto probabilmente devo avere fatto un qualche rumore, perché lui si gira di scatto verso di me e mi guarda con un espressione agghiacciata. Chiude gli occhi, facendo un paio di respiri profondi, forse per calmarsi, e quando li riapre l'espressione di qualche istante fa si è un po' persa.
"Da quanto tempo se qui?" domanda con voce calma, priva di emozione.
"Un po'. . ." rispondo vaga.
"Ti ho svegliata?" dice avvicinandosi con passi lenti. Io, ancora paralizzata sulla porta, mi limito ad annuire in silenzio.
"Scusami . . . Non volevo svegliarti." dice abbassando lo sguardo.
"Non importa." dico con un filo di voce, talmente piano che dubito che mi abbia sentito. Invece alza di scatto la testa verso di me.
"Certo che importa! Guardami Jane! Sono un fottuto disastro." dice allargando le braccia con fare teatrale.
"No, non lo sei . . ." dico.
"Si invece."
"Cos'è successo? Perché sei così arrabbiato?" chiedo. Il suo sguardo cambia all'istante, il fuoco di cui divampavano i suoi occhi si tramuta velocemente in ghiaccio.
"Non sono affari tuoi. Tornatene a letto." dice voltandomi le spalle. E vorrei poter dire che sono stupita dal suo tono freddo e scostante e dalla sua risposta arrogante, ma non è così.
"Okay. Ora basta." dico incrociando le braccia al petto in attesa che la bomba esploda.
"Non hai nessun diritto di parlarmi così. Non sono affari miei dici? E invece si. Cazzo, Will sono giorni che mi ripeti la stessa frase. Sono giorni che sparisci per andare non so dove senza dirmi niente. Sono giorni che ti comporti da grandissimo stronzo. E l'unica cosa che sai dire è che non devo farmi i cazzi tuoi. Voglio saperlo Will. Voglio sapere dove diavolo sei stato." esplodo. E non mi importa se questo gli da fastidio, ho bisogno di sapere. Ho bisogno di sentirmi dire che va tutto bene, che ora non sparirà più cosi e che non ho nulla di cui preoccuparmi. Ho bisogno che venga qui e mi stringa tra le sue braccia, sussurrandomi all'orecchio quanto mi ama e che non mi farà piu stare in pensiero come negli ultimi giorni. Ma questo è solo un bel sogno . . .
"Non faccio lo stronzo con te." dice calmo. "Semplicemente non ho nulla da dirti." afferma dandomi ancora le spalle.
"Sai una cosa Will?" chiedo dopo qualche istante. "Sono stufa. Sono fottutamente stufa delle tue stronzate. Non hai niente da dirmi? Davvero? E che mi dici del fatto che sparisci per ore senza volermi dire dove vai? O con chi . . . Che c'è Will mi tradisci? Hai un altra? Perché se è così. . ." singhiozzo, non mi ero neppure accorta che stavo piangendo. Da quando ho conosciuto questo ragazzo non ho fatto altro che piangere. Io, che mai prima d'ora mi ero lasciata sfuggire una lacrima davanti a qualcuno.
Si volta di scatto verso di me, con uno sguardo corrucciato.
"È questo che pensi ? Che io ti stia tradendo?"  domanda sorpreso.
"Io . . . Io non so cosa pensare. Sparisci per ore, mentre io me ne sto qui ad aspettarti. E . . ."
Lui si avvicina a me, accarezzandomi una guancia con il palmo della mano. La stessa mano che pochi minuti fa mandava in frantumi gli oggetti di questa stanza, ora mi accarezza quasi come se fossi la creatura più fragile dell'universo.
"Jane . . . Come puoi anche solo pensarlo? Tu sei tutto per me . . . Tutto. Non potrei mai tradirti. Sarò uno stronzo, hai ragione, e non ti tratto come dovrei. Non ti merito, e lo so. Ma ti amo, e l'ultima cosa che farei di mia volontà è indurti a lasciarmi." sussurra e nel sentire quelle parole il cuore minacchia di uscirmi dal petto.
"Devi fidarti di me, Jane." dice prima di fare un passo indietro, lasciandomi sommergere dal senso di vuoto.
"Io ci provo, ci provo davvero. Ma nemmeno tu ti fidi di me . . . Se ti fidassi, anche solo lo stretto necessario, mi diresti cosa c'è che non va."
"Jane, quello che sta succedendo . . ." inizia a dire.
"Non ho ancora finito." dico interrompendolo. "Ma non è solo per questo. Non parlo solo del fatto che tu sparisci facendomi preoccupare. Dico in generale." prendo un respiro profondo socchiudendo gli occhi.
"Che vuoi dire?" chiede confuso.
"So cosa è successo hai tuoi genitori." dico di getto, avendo troppa paura per aprire gli occhi e guardare i quelle gemme verdi che, ne sono certa, sono puntare su di me. Le sento ardere sulla mia pelle. E infatti, quando mi decido a riaprirli, le trovo lì, che mi guardano dall'alto verso il basso, con un incendio intrappolato all'interno.
Bene, almeno il ghiaccio si è schiolto. Dice una voce nella mia testa.
"Cos'hai detto?" ringhia.
"So cos'è successo hai tuoi genitori." ripeto, tentando di usare un tono di voce fermo. Anche se dentro mi sento morire.
"Dillo." dice cogliendomi di sorpresa.
"C-cosa?" balbetto.
"Dillo. Di cosa sai." ripete. Le lacrime che mi ero tanto sforzata di trattenere sgorgano nuovamente, bagnandomi il viso.
"Will, io . . ." singhiozzo.
"Dillo, cazzo!" grida sbattendo il palmo della mano sul pianoforte, producendo un forte tonfo con il legno.
"Sono morti . . ." sussurro, spaventata da quella reazione. I singhiozzi mi scuotono il corpo, e sento il mio cuore infrangersi in piccoli pezzi. Lui mi guarda. Mi guarda, ma senza vedermi. Mi guarda e nel suo sguardo non c'è più ne ghiaccio, ne fuoco, ne niente. Solo . . . Il vuoto.
"Mi dispiace tanto . . ." sussurro. E ho tremendamente paura che le gambe non possano più reggere. Che il mio cuore non possa più reggere.
"Vattene. Lasciami solo." dice lui inespressivo.
"Cosa?" sobbalzo.
"Vattene." ripete.
"No che non me ne vado!"
"Porca puttana, Jane! Per una cazzo di volta fa come ti ho detto e sparisci dalla mia vista!" grida. E io non posso fare altro se non girargli le spalle e affrettarmi ad uscire. Percorro velocemente il corridoio verso la mia stanza, sperando con tutta me stessa che Poule e Clare non abbiano sentito nulla di tutto ciò e che stiano ancora dormendo. Appena entro nella mia stanza, mi richiudo la porta alle spalle e mi lascio cadere sul letto, ancora scossa dai singhiozzi.

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Hey!❤️
Come state? Io sono un pó in ansia per il rientro a scuola dopo le vacanze, ma me la caverò ahaha.
Comunque, come avrete notato ci troviamo ancora una volta nel bel mezzo di un altro litigio tra Jane e Will.
Avrà fatto bene Jane a tirare fuori l'argomento dei genitori di Will?
Come la prenderà lui?
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate! E soprattutto sono impaziente di mostrarvi il seguito!
Un bacio!❤️ A presto!❤️

Hope  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora