Capitolo 37

2.7K 78 2
                                    

Un brivido freddo e ostile mi accarezza la schiena mentre sono qui, immobile, con gli occhi puntati sul suo corpo.

Una bruciatura.

Questo è quello che copre una piccolo ma ben visibile parte del fianco di Will. E la vista di ciò, mi riporta a galla ricordi di lividi dolorosi e violacei che ho faticato tanto per dimenticare. Lividi che se anche sono riusciti a guarire in superficie, ne sento ancora il bruciore amaro in ogni angolo di me stessa.

Will mi osserva in silenzio, probabilmente si starà chiedendo per quale motivo non dico nulla e non faccio nessuna domanda a riguardo, ma non so proprio cosa dire. Lui riprende la felpa e la rinfila con un movimento aggraziato e veloce, e espressione seria sul volto. Nonostante il sole che irradia luce calda e piacevole sopra di noi, l'aria è pur sempre invasa dal freddo invernale.

"Non dici niente? Di solio fai sempre tante domande. . ." dice Will, osservandomi di sfuggita senza esprime nessun tipo di emozione.

"Non ti chiederò come te la sei procurata se non è tua intenzione dirmelo." rispondo semplicemente, con un alzata di spalle.

"Già, non ho nessuna intenzione di dirtelo." risponde con un tono freddo e ostile che mi fa sussultare. "Ti basta sapere che non mi piace essere toccato in quel punto. Tutto qui." prosegue.

"Ho capito." sussurro. "Ma anch'io voglio farti vedere qualcosa." aggiungo in tono monocorde, sorprendendo sia lui che me stessa. Mi tolgo la giacca di jeans che indosso. Tiro su la manica della maglietta azzurro chiaro fino a sopra il gomito facendo risplendere la luce del sole sopra la cicatrice di un taglio che parte dal gomito fino all' avambraccio. Non mi sono mai vergognata di mostrarlo. Ci sono persone che cicatrici di questo tipo, o anche più piccole, tendono a coprirle e nasconderle, per me non è mai stato un problema che le persone lo vedessero. Se sono quello che sono oggi è tutto merito delle mie cicatrici.

Quando alzo gli occhi sul volto di Will, noto che la sua espressione è cambiata, fino a un minuto fa era priva di qualsiasi emozione, ora osserva attentamente il segno sul mio braccio con stupore e e un cipiglio di preoccupazione.

"Io a differenza di te, ho intenzione di dirti come mai ho questa cicatrice." dico senza riflettere.

Oddio, l'ho detto davvero . . .

Non ne ho mai parlato con nessuno tranne che con mia madre, e non per mia volontà.

Ma con il passare dei giorni ho capito che per fare in modo che Will si fidi di me e mi parli un po' del suo passato, devo essere io la prima ad aprirmi con lui. Inoltre, una parte di me, abbastanza insistente, vuole confidarsi con questo ragazzo incasinato e scorbutico, con più segreti di quanti io possa immaginare. So che posso fidarmi. Nonostante ogni centimetro di me stessa stia urlando il contrario, io so che di lui mi posso fidare. E stranamente, sorprendendo persino me stessa, mi fido davvero.

Faccio un respiro profondo cercando di placare i nervi e il tremore insistente delle mani. Sento il battito accelerare e i ricordi pungenti che mi riaffiorano nella mente.

"Quando avevo otto anni mio padre se ne andò di casa." inizio a dire di punto in bianco e vedo Will sobbalzare sorpreso. Sono certa che stia per ribattere qualcosa, ma alzo una mano per fermarlo. "Se stai per dire qualcosa come mi dispiace allora non dirlo. Perché a me non dispiace affatto che lui se ne sia andato. È stata l'unica cosa intelligente che abbia mai fatto da quando ne ho memoria."

Sul viso di Will aumenta la curiosità e la sorpresa, ma fa come dico e resta in silenzio. Tento di sorridergli per fargli capire che va tutto bene ma non sono sicura di riuscirci.

"Vedi, quando ero molto piccola mio padre era una persona fantastica, portava me e mia sorella in vacanza tutti gli anni, ogni volta che partiva qualche giorno per lavoro ci riportava dei regali, tanti e meravigliosi regali per ognuna di noi. Sapeva cosa ci piaceva, cosa desideravamo, e faceva in modo che lo avessimo. Insomma amava viziarci un po' quando poteva. Ho dei ricordi sfocati a riguardo, ero molto piccola, ma ricordo bene che mia sorella passava molto più tempo di me con lui, eppure è quella che ha meno ricordi dolorosi a riguardo. sospiro. Poi però lui partì per un viaggio di lavoro che durò due settimane e quando ritornò a casa sembrò un altro. Non ricordo bene quando di preciso, ma ricordo che i giorni dopo il suo ritorno furono strani, usciva subito dopo pranzo e tornava per cena senza dire dove fosse stato. Poi iniziò a non presentarsi più nemmeno per cena. E lì iniziarono i litigi tra lui e mia madre.

Hope  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora