Capitolo 48

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"Cos'è che non capisco?! Vuoi dirmi cosa accidenti dovrei capire?!" sbraito rientrando in camera pochi istanti dopo di lui. Se pensa che mi arrenderò così facilmente si sbaglia di grosso.

"Non ti azzardare a urlarmi in faccia." grida a sua volta contro ogni buon senso.

"Non dirmi cosa devo fare!" urlo ancora più forte, irritata da lui e dai suoi snervanti modi da cavernicolo. E l'unica reazione che ottengo da lui è uno sbuffo sonoro che mi infastidisce ancora di più.

"Sai che c'è, Jane? Sai qual è veramente il tuo più grande problema?" mi domanda per poi starsene in silenzio per qualche secondo, come se si aspettasse davvero una risposta alla sua domanda. "Il tuo più grande problema è la noia. Passi le tue giornate chiusa in camera tua tra le pagine di un libro sperando di poter vivere tramite la vita di quei stupidi personaggi inventati a cui tieni tanto. E ti annoi talmente tanto da sprecare il tuo tempo con me nella speranza che quello che c'è tra noi, e non so ancora bene cosa sia, prenda la forma di uno di quei tuoi romanzi. Che se poi ci fai caso sono tutti identici. Il bel ragazzo, in gamba e pieno di talento che salva la ragazza che non aspetta altro di essere salvata. Un po' come una principessa rinchiusa in una torre che aspetta giorno e notte che il suo principe azzurro venga a salvarla. Ma la vuoi sapere una cosa, Jane? gesticola, con uno sorriso amaro e gli occhi spiritati dalla rabbia. Io non sarò mai lui. Non sarò mai e poi mai quel principe o quel ragazzo in gamba che verrà a salvarti. No. Io non ti salverò. E non perché non voglia, ma perché non ho ancora trovato il modo per salvare me stesso dallo schifo che ho dentro!" grida, lasciandomi ammutolita. Si passa la mano tra i capelli con un gesto nervoso per quella che mi sembra la centesima volta. E mi guarda con gli occhi spalancati e un espressione che dovrebbe essere in grado di nascondere ogni tipo di emozione, ma che ha l'effetto opposto. E mi guarda, lì, al centro di quella che dovrebbe essere la nostra stanza, ma che si è appena trasformata nello scenario di qualcosa che non ho ancora ben capito.

Non so più cosa pensare.

Non so più perché mi trovi qui, perché ho fatto così tanto per lui. Perché ho combattuto le mie paure per ricevere solo le sue urla e le sue cattiverie. Gli ho aperto il mio cuore e lui è questo che mi da in cambio? Ma la cosa che più di tutte mi terrorizza, non è il suo sguardo furioso o le sue parole taglienti scagliate contro di me, quello che più mi spaventa è che io nonostante questo non vorrei essere in nessun altro posto se non qui, con lui.

Ma ciò nonostante, lunica cosa che riesco a dire, con un filo di voce è:

"Io non voglio essere salvata da nessuno."

Le lacrime minacciano di scendere da un momento all'altro.

Vorrei portemi difendere. Vorrei poter dire che si sbaglia, che non è questo che voglio da lui. Che non deve parlarmi in questo modo. Ma non posso. Non posso e non riesco a dire niente, per il semplice motivo che ha ragione. Ogni cosa cha ha detto è vera. Forse non il fatto che mi annoio e spero che la nostra storia si trasformi in un romanzo, ma sul fatto di essere salvata.

Ha irrimediabilmente ragione.

"Jane smettila." dice. "Accidenti smettila di voler sembrare forte davanti a gli altri. Smettila di startene rinchiusa in quell'armatura impenetrabile che ti sei creata da sola per tenere fuori il mondo. Sei solo una stupida ragazzina che pur avendo una paura assurda dell'idea che ha dell'amore, è irrimediabilmente curiosa di sapere che cosa si prova ad essere amata da qualcuno che non la tratti di merda come ha fatto tuo padre. Dico bene?" esclama, puntando il suo sguardo di fuoco nel mio.

Resta così, fermo a guardarmi con quel sorriso amaro e lo sguardo colmo di sfida. E so perfettamente cosa sta cercando di fare. Sta cercando di sviare il discorso da se stesso tentando di ferirmi.

"Hai finito?" domando con la voce più calma che sono in grado di fare, nonostante il dolore profondo che sento nel petto.

"Di fare cosa?" domanda, e per un momento la confusine prende il posto della spavalderia.

"Di comportarti come uno stronzo a cui non frega un cazzo di nessuno tranne che di se stesso." dico, tentando di mantenere la voce ferma, ma dubito fortemente di riuscirci. All'inizio sembra quasi sorpreso, ma si riprende in fretta.

"Bè, e se ti dicessi che è cosi? Se ti dicessi che sono un grandissimo pezzo di merda a cui non frega niente di nessuno, proprio come hai detto tu, e che penso solo ed esclusivamente a me stesso?"

"Ti direi che non è vero." dico con la voce che si spezza su ogni parola che esce dalla mia bocca.

"E perché lo diresti Jane? Come fai a esserne così sicura? Non pensi che prima di porte dire certe cose di una persona la si dovrebbe conoscere?"

"Già, infatti. Ed è proprio per questo che lo dico. Forse non sono a conoscenza del tuo passato, ma so che tipo di persona sei oggi e il Will che conosco io non pensa solo a se stesso, ma anche alle persone che ama." tento di convincerlo, tento di fargli capire che l'immagine che ha di se stesso è completamente sbagliata e dovrebbe credere di più in ciò che è realmente.

Mentre il mio cuore si sta stritolando pian piano, lentamente e dolorosamente, io tento di consolare lui.

"Tu pensi di conoscermi. Ma non è così. Tu conosci solo un lato di me e pensi che non sia chi io ritengo di essere. Ma ti sbagli. Tel ho detto, Jane. Sei talmente offuscata dalla vista di ciò che vuoi vedere che non ti accorgi nemmeno di ciò che hai realmente davanti. Ti aspetti che io diventi qualcuno che non potrò mai essere e che il nostro rapporto si trasformi in ciò di cui tu hai bisogno per poter essere finalmente felice. Ma in me non troverai mai niente di tutto ciò. Perché, Jane, mi dispiace infrangerti i sogni, ma un 'ti amo' non basta per amare qualcuno. Nonostante il grande significato, restano comunque due semplici parole." dice, con una risata amara.

Appena termina l'ultima frase ho la sensazione che il mio cuore abbia smesso di funzionare regolarmente. E quando varca la porta della stanza sbattendosela alle spalle, ne ho la conferma.

Il mio cuore ha cessato di battere.

Le lacrime continuano a scendere e le mie gambe cedono, mi lascio cadere a terra con le mani tra i capelli e i singhiozzi strozzati che non mi permettono di respirare.

Non può aver detto davvero tutte quelle cose . . .

Non può esserselo rimangiato. . .

Un 'ti amo' non basta per amare qualcuno.

Quindi non era vero niente, lui non mi ha mai realmente amata. Sono stata così stupida di credergli. Io, che non avevo mai aperto il mio cuore a nessuno per paura di romperlo ancora di più, ora che l'ho fatto, sono riuscita a distruggerlo del tutto.

Hope  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora