7. Gym

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LUKE

Tornai a casa,con l'ennesimo problema nei pantaloni. Nel giro di due giorni mi ritrovai con almeno quindici erezioni per colpa di una sola ragazza.
Dopo aver risolto i miei problemi, mi preparai qualcosa da mangiare. Dovevo affondare le mie frustrazioni nel cibo.
Mi preparai un panino con patatine fritte, salse e altre schifezze. Accesi la tv e mi sedetti sullo sgabello dell'isola.
Ora vi chiederete,ma non eri un povero vagabondo senza casa? Dopo aver fatto una bella ramanzina a quel coglione di Calum, parlato con il mio preside e quello di Buenos Aires, entrambi i palloni gonfiati si scusarono con me e il piccolo equivoco.
In poche parole,mi ritrovo in una degli appartamenti di lusso di Fernandez a mangiarmi un panino nella sua lussuosissima cucina, con vista mozzafiato. Che dire,questa si che è una botta di culo.
Finito il mio pranzo,mi cambio per andare in palestra e sfogare la mia frustrazione contro un sacco pieno di sabbia.
Il tempo per iscrivermi? Internet è la risposta a tutto. Feci l'iscrizione tramite e-mail,e fui felice quando accettarono la mia amorevole richiesta.
Presi una giacca e il borsone con il cambio,misi gli auricolari e uscii dall'appartamento.
Feci un cenno a Gordon,il tizio dell'entrata, e uscii dal palazzo.
La mia passeggiata pre-gym fu interrotta da una chiamata. Staccai le cuffie e risposti, mandando a fanculo il tizio all'altro capo.
«Porca miseria, calmati Hemmings e scopa di più» Michael ci scherza su. Lui almeno ha la ragazza. Tra i due,io sono il povero disgraziato a cui fa schifo andare a letto con una sola ragazza,ma che gliene vanno bene due al giorno. Sono un pervertito,lo so. La mia mente perversa mi mette immagini dell'Argentina in maniera poco casta. Sospiro e giro l'angolo.
«Che vuoi Clifford? Sto andando in palestra» sbuffo continuando a camminare e facendo attenzione a non morire investito da qualche macchina.
«Anche io sono felice di sentirti e si Luke anche io sto bene grazie» il coglione fa lo spiritoso. Alzo gli occhi al cielo,consapevole che non mi sta guardando e svolto di nuovo l'angolo fermandomi di fronte una casa. Mi guardai intorno e mi affogai con la mia stessa saliva.
«Oi uomo,che succede?» ignorai la sua voce e lessi più volte il nome della villa. Non potevo crederci.
«Porca miseria Clifford» mi allontano il più velocemente possibile dalla villa che, senza esagerazioni, da fuori sembra almeno avere cinque piani. Si intravedeva il giardino immenso,quel poco dava l'idea che ci andassero altre tre case.
Strutturata in vetro con alcune stanze coperte. Mi passarono diciotto anni di vita avanti nel sapere che una persona così,poteva possedere tale meraviglia.
«Cosa Luke,cosa!»
«Ricordi la Rolling Stones?» abbassai la voce,mentre giravo l'angolo di quella casa. La palestra era dalla parte di dietro della casa e iniziai a sudare freddo. Non mi stavo cagando sopra,ma quella villa era così tanto immensa quanto inquietante. Ho sempre avuto una fobia per gli spazi troppo grandi. Mi trovo bene nei piccoli spazi,nel silenzio di esso e nel trovare le cose all'istante.
«Superfiga,stuprabile Sosa? Si ho presente» fa un fischio e sbuffo ancora.
«Sono di fronte casa sua,e ti giuro che Buckingham Palace non è niente in confronto a questa» intravedo la palestra e guardo dietro di me, l'immensa tenuta Sosa. Cosa faranno i suoi genitori per avere questa inquietante loggia?
«Oh porco... Dovrò fare delle ricerche sulla nuova ragazza allora!» urla e allontano il telefono dall'orecchio. Quando si mette,Michael è peggio di una ragazza col ciclo.
«Scopri ciò che puoi Clifford» entro finalmente in palestra e mi dirigo verso gli spogliatoi. La puzza di sudore mi persuade le narici come l'odore di fogna di prima mattina dopo una colazione a base di pesce crudo. Che eufemismo curioso.
Butto lo zaino con la giacca dentro un armadietto, e gli occhiali da sole fanno la stessa fine.
Sono ancora al telefono con Michael mentre mi dirigo nella sala attrezzi. Avevo proprio bisogno di una scarica si nervi con un po' di pesi e dei pugni al sacco da boxe. Intravedo una figura femminile intenta a fare squat. Aveva un look semplice,ma abbastanza aderente, da palestra: leggins neri Adidas,top sportivo nero e scarpe da corsa. Aveva i capelli raccolti in una coda alta che si muoveva scontro le spalle ad ogni piegamento che faceva.
«Hemmings ci sei?» scossi la testa e guardai altrove.
«Fissavo una che faceva squ- oh porca puttana» e si girò. La pelle sudata,le labbra schiuse. Alcuni capelli appiccicati alla fronte per il sudore. Mi soffermai a guardare la pelle scoperta della pancia e quel poco di petto dove si intravedeva la forma del seno. La pelle olivastra era in contrasto con il completo nero. Si intravedevano delle piccole cicatrici bianche sull'addome, varicella probabilmente.
«Clifford ti mollo, c'è la Rolling Stones in palestra.» non lo faccio nemmeno finire di salutare che il telefono è già in tasca.
Non mi riconosce, e ringrazio il cielo che non l'abbia fatto così posso osservarla al meglio. Non prendetemi per un pervertito o morto di figa, però capitemi quando vi dico che se una è bona, è bona proprio.

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